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Convivere con la violenza?” “

” “Le radici della violenza e l’impegno comune per sconfiggerla sono stati e temi conduttori ” “dell’ultima Settimana sociale dei cattolici ” “francesi ” “” “


Nella 77a edizione, la Settimana Sociale ha riunito vicino Parigi circa 1.800 persone dal 15 al 17 novembre, attorno al tema: “La violenza, come conviverci?”.

I giovani. “Dobbiamo esplorare le radici stesse della violenza, ricercarne le cause, che esse risiedano in noi stessi o che siano di natura economica, sociale o istituzionale. Solo a partire da questo momento saremo, forse, in grado di dominarla ovunque si manifesti, nel cuore della condizione umana”. Lo ha detto, in apertura della riunione, Michel Camdessus, presidente delle Settimane sociali, create nel 1904, per iniziativa di due laici di Lione, per far conoscere il pensiero sociale della Chiesa.
Sin dall’inizio, i giovani sono stati messi in primo piano: “occupatevi in fretta dei giovani, altrimenti non tarderanno ad occuparsi di voi”, ha detto padre Jean-Marie Petitclerc, prete salesiano, educatore specializzato, incaricato di missioni per i problemi della prevenzione, presso il Consiglio Generale delle Yvelines, nella periferia parigina. “La delinquenza giovanile – ha aggiunto – è raddoppiata nel giro di soli dieci anni, facendo dei giovani i protagonisti più importanti di questo fenomeno ma anche le prime vittime: l’80% degli atti di delinquenza sono infatti rivolti contro i giovani”. Per uscire da questa situazione, vi è una sola soluzione: “riuscire a rompere il rapporto dominante-dominato, superare il ruolo di vittima nel quale si è spesso imprigionato. Questo può accadere tramite il dialogo e l’interrogazione: l’adolescente, riportato alla sua libertà, sarà riconoscente”.
I poveri e le famiglie. La povertà è una delle cause principali di esclusione nella quale “si alimentano comportamenti violenti”. A sottolinearlo è stato Pierre Levené, segretario generale della Caritas-Francia, lanciando un grido d’allarme: “è tra le persone più vulnerabili che si diffondono la fragilità, la precarietà, la povertà e la mancanza di riconoscimento. Colpiscono oltre 4 milioni di persone in Francia e oltre 60 milioni in Europa”. Un altro fattore di violenza – ha notato Charles Rojzman, direttore di ‘Trasformazioni, terapie sociali’ – è da ricercare nella “crisi dell’autorità all’interno delle famiglie e delle istituzioni”. E la psicologa Michèle Cauletin ha aggiunto: “la violenza è in ognuno di noi”. “È troppo facile denunciare l’assenza delle famiglie, l’insufficienza della giustizia e porsi al di fuori della problematica aspettando che le cose migliorino e sperando che arrivi una specie di restaurazione dell’antica stabilità. Il futuro non va cercato nella contemplazione nostalgica di un’epoca passata”. Il saggista Jean-Claude Guillebaud ha proseguito: “si tratta ormai di convertire le forze che animano la nostra violenza per impegnarsi, non tanto per una restaurazione ma per un’autentica rifondazione del nostro modo di essere e di vivere insieme. Questo, indubbiamente, deve prodursi a livello personale, sociale e mondiale”.
La Chiesa. In un messaggio inviato ai partecipanti a nome di Giovanni Paolo II, il card. Angelo Sodano ha affermato che “gli eventi recenti e i conflitti in atto nel pianeta sono il segno di una umanità fragile, alle prese con una violenza multiforme”. Il Segretario di Stato vaticano ha quindi invocato il ruolo della famiglia e della scuola perché – ha detto – “una vera educazione alla pace comincia dalla più tenera età. In questi luoghi educativi primordiali, è importante che i genitori, gli insegnanti e gli educatori sostengano nei giovani il desiderio di pace, indispensabile per la loro crescita e maturazione”. “L’abdicazione educativa degli adulti – ha scritto il card. Sodano – abbandona i giovani a loro stessi e apre loro la via ad ogni sorta di comportamento”.
Il mondo. Alle Settimane francesi hanno partecipato anche mons. Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme e Gilles Nicolas, vicario episcopale d’Algeri, segno dell’attenzione con cui la Chiesa di Francia guardia alle tensioni nel mondo. Durante la sua omelia, mons. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza episcopale, ha insistito sulla dimensione della paura: “l’uomo che si lascia vincere dalla paura può passare al sentimento di violenza. Le cose peggiori diventano allora possibili ed è la porta aperta all’intolleranza”.