spagna" "
” “La Catalogna da terra di emigrazione è divenuta Paese di accoglienza: i nuovi arrivati stanno portando nuova vitalità alle comunità. La testimonianza dell’arcivescovo di Barcellona” “
“L’immigrazione è una risorsa che risana le comunità cattoliche”. E’ quanto pensa il cardinale Ricardo Maria Carles Gordó , arcivescovo di Barcellona, a dieci anni di distanza dal piano pastorale che poneva l’immigrazione come una priorità per la Chiesa di Barcellona. L’arcidiocesi catalana ha riacquistato nuova vitalità con l’arrivo degli immigrati, soprattutto dall’Ecuador e dalle Filippine. A Barcellona è stata infatti creata la prima parrocchia personale filippina in Europa.
Cosa direbbe ai cristiani che vedono l’immigrazione come un ostacolo o un problema ?
“L’immigrazione è una sfida per la società e per le comunità cristiane. Nelle nostre diocesi si sta facendo un grande sforzo per accogliere e aiutare gli immigrati. La Caritas sta facendo un vasto lavoro sociale e pastorale con gli immigrati, a livello materiale e spirituale. Lo stesso fanno i sacerdoti e i laici in tante parrocchie e santuari. È una delle linee di impegno che ci siamo ripromessi già nel 1996, ossia una ‘più radicale e concreta attenzione ai poveri e emarginati’. Adesso stiamo raccogliendone i frutti”.
In che misura l’immigrazione migliora l’attività pastorale della diocesi di Barcellona?
“Senza dubbio rappresenta una sfida ma se sappiamo dare una risposta adeguata non c’è dubbio che l’immigrazione rappresenti anche un’opportunità in ambiti diversi. Per quanto riguarda la vita religiosa non ho dubbi che l’immigrazione rappresenti un contributo positivo nell’evangelizzazione della nostra diocesi. C’è una nuova vitalità spirituale tra i giovani cattolici e le confraternite, molti di essi sono immigrati, tornano al sentire religioso originario che alcuni avevano perso. Perciò, in questo momento la nostra diocesi pone tra le priorità l’attenzione agli immigrati. Parte di quelli che arrivano sono cattolici. Da un lato, abbiamo di fronte la sfida di prenderci cura della loro vita spirituale ma dall’altro lato noi stessi riceviamo il loro aiuto. Ad esempio, ci sono immigrati dall’Ecuador che sono catechisti nelle parrocchie, si sono integrati bene e sono stati accolti. Parecchi immigrati dell’America Latina sono persone ben formate e con una vita cristiana intensa. Migliaia di filippini, inoltre, partecipano alle celebrazioni in numerose chiese. In accordo con i sacerdoti filippini che li accompagnano abbiamo creato per loro una parrocchia personale. Riguardo agli immigrati dell’Europa dell’Est, molti sono cattolici e altri ortodossi ma nelle loro case si vedono sempre le icone e pregano la Madonna”.
A Barcellona c’è anche una forte immigrazione musulmana.
“L’attenzione agli immigrati di religione musulmana si realizza tramite la Caritas, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti materiali e di accoglienza umana e cristiana”.
La Catalogna è sempre stata una regione accogliente. Ritiene che la sua identità sia frutto dell’interazione con altre culture?
“Certo. La Catalogna è sempre stata un luogo di passaggio e di accoglienza. Non a caso una delle denominazioni originarie della Catalogna era quella di ‘marca hispanica’, che significa ‘frontiera spagnola’. Quindi un paese di passaggio, con emigrazione verso l’esterno e accoglienza di immigrati all’interno della Spagna. Adesso, l’arrivo di immigrati di altri Paesi e continenti ci pone una nuova sfida più difficile, visto che si tratta di culture e religioni lontane e diverse dalle nostre. Però le difficoltà del Vangelo sono sempre feconde, anche se non sono facili da superare. Perciò abbiamo la speranza che, se saremo capaci di assumere atteggiamenti di solidarietà e di amore, così come insegna Gesù e come propone la Chiesa, la sfida posta dalle nuove forme di immigrazione ricolmerà di beni la nostra società”.