disastro "prestige"" "

Un’inarrestabile marea nera” “” “

Il disastro ambientale provocato dal naufragio della petroliera "Prestige" ha mobilitato la Chiesa spagnola: ” “solidarietà per le ” “popolazioni colpite e un severo richiamo alla "responsabilità ” “ecologica"” “” “


E’ affondata martedì, al largo delle coste spagnole della Galizia, la petroliera “Prestige”, inquinando quasi 300 chilometri di costa con circa 70 mila tonnellate di greggio e gravi danni economici per la regione. Oltre al disastro ambientale e alle ripercussioni sociali per le popolazioni, rimane aperta la questione sulla mancanza di sicurezza e di rispetto delle leggi a bordo delle navi che usano “bandiere di convenienza”, quelle che i marinai spagnoli chiamano “navi pirata”. Abbiamo raccolto alcune voci dalla Spagna.

“Sono momenti in cui occorre aprirsi alla solidarietà valutando anche le responsabilità che hanno provocato tali conseguenze”: è quanto ha affermato l’arcivescovo di Santiago de Compostela (Spagna), mons . Juliàn Barrio Barrio. “La nostra ‘Costa della morte’ è stata raggiunta dalla marea nera del greggio della nave – ha detto l’arcivescovo della città galiziana – con conseguenze catastrofiche per questa regione e per le molte famiglie che ci vivono”. Ancora una volta, ha aggiunto, “fatti del genere ci spingono a prendere coscienza della tutela dell’ambiente come vera e propria urgenza del nostro tempo”. “Dio – ha ricordato mons. Barrio – ci ha posti come custodi della terra e ciò implica il rispetto delle regole etiche e morali. La salvaguardia dell’ambiente esige un compromesso da parte di tutti per raggiungere il bene comune. Ecologia e solidarietà sono strettamente legate”. La speranza, ha concluso, “è che tutte le persone danneggiate da questo disastro ecologico possano avere una pronta risposta ai loro problemi e che vengano adottate delle decisioni utili ad impedire il ripetersi di tali fatti”.
Dello stesso avviso anche mons. Angel Galindo Garcia, della Commissione episcopale della pastorale sociale, che si occupa anche di salvaguardia del creato. “Ciò che è accaduto al largo delle coste galiziane – ha dichiarato mons. Galindo – non riguarda solo la Spagna ma è un problema internazionale. Manca una regolamentazione del commercio internazionale, nel quale le grandi multinazionali hanno una forza preponderante e un’autorità politica internazionale che sia capace di porre regole certe a questo settore”. Tuttavia, secondo il sacerdote, il problema non si risolve solo con “una chiara volontà politica” ma anche “con una rinnovata etica ecologica che punti alla salvaguardia del creato. In questo campo la Chiesa può offrire il suo contributo per smuovere le coscienze e denunciare quelle azioni che danneggiano il bene comune”.
Il naufragio della “Prestige” è una “vera tragedia”, sia per i pescatori della Galizia, sia perché ripropone il grave problema delle navi che viaggiano con “bandiere di convenienza”, senza garanzie di sicurezza né rispetto delle leggi: a parlare è don José Beobide, responsabile dell’Apostolato del mare nella Commissione episcopale spagnola che si occupa di migrazioni. La pastorale del mare è in contatto diretto con le persone coinvolte nel disastro: “Come Chiesa – afferma – stiamo esprimendo solidarietà alle famiglie e allo stesso tempo stiamo denunciando la situazione di ingiustizia che si vive su queste navi, poco sicure e che non rispettano le leggi”. “In Galizia moltissima gente vive dei proventi della pesca e della raccolta di crostacei – ricorda don Beobide -. Il naufragio della Prestige è una vera tragedia, soprattutto in questo momento, perché il Natale è il periodo più favorevole per la raccolta e la vendita di crostacei. Oltre la metà della costa atlantica della Galizia è già stata colpita da questa onda nera”. Questa petroliera, denuncia don Beobide, “era in pessime condizioni perché era una delle tante navi che viaggiano con ‘bandiere di convenienza” o ‘bandiere ombra’ (tra cui Liberia, Malta, Singapore, Cipro, Bahamas), con pochi controlli riguardo alla sicurezza, e stipendi bassi e sfruttamento dei marinai, che spesso vengono dai Paesi più poveri”. Secondo don Beobide “sono stati fatti numerosi errori nell’affrontare questa tragedia: a cominciare dal fatto che in questa zona non erano disponibili i rimorchiatori d’alto mare; inoltre non si è tenuto conto del fatto che le correnti e il vento vengono spesso da ovest, così l’onda nera si è diretta subito verso l’Europa. Un altro problema delle bandiere di convenienza è che non si riesce mai a sapere chi sia l’ultimo proprietario, per cui c’è una grave mancanza di responsabilità nella gestione di queste navi, che i marinai chiamano in gergo ‘navi pirata’”.
Patrizia Caiffa e Daniele Rocchi