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L’UE istituisca una sorta di "difensore civico" ” “dell’informazione per difendere la democrazia e il pluralismo nei media: la proposta ” “arriva dal centro ” “europeo di giornalismo” “
Il tema del pluralismo dell’informazione è di grande attualità in tutti i Paesi dell’UE. Perciò il Parlamento Europeo, nel corso dell’ultima sessione svoltasi a Strasburgo dal 18 al 20 novembre (cfr servizio p.13), ha approvato una Risoluzione con la quale chiede alla Commissione europea di “fare il punto della situazione”. Per comprendere meglio quali siano le preoccupazioni del PE, SirEuropa ha incontrato due giornalisti del Centro Europeo di Giornalismo di Maastricht (EJC), l’istituto indipendente che si occupa della formazione dei giornalisti europei: si tratta dello spagnolo Mikel Aguirre e dell’italiano Giuseppe Zaffuto , rispettivamente Coordinatore e “Project Manager” dell’EJC.
Sig. Zaffuto, il pluralismo dell’informazione oggi è a rischio in Europa?
“L’EJC è indubbiamente un osservatorio privilegiato che segue attentamente il tema del pluralismo e della libertà dell’informazione. E’ innegabile che attorno al pluralismo si è parlato, si parla e si parlerà a ragione di concentrazioni pericolose. Per quanto riguarda i Paesi dell’Est europeo, dai numerosi contatti che abbiamo con giornalisti dei Paesi candidati (ma anche ucraini, bielorussi, albanesi) emerge chiaramente una situazione in cui il pluralismo lascia globalmente a desiderare a causa della presenza di fortissime concentrazioni o di veri e propri cartelli che minano la libertà di stampa. I seminari per giornalisti che l’EJC organizza assieme al Consiglio d’Europa in Paesi come il Tagikistan o l’Azerbaigian non fanno che confermare i nostri timori; la libertà di stampa compie oggi i primi passi. E vi è la necessità assoluta di un aiuto da parte nostra. Per quanto concerne l’Unione Europea la situazione è certamente migliore. Ciononostante, i casi Murdoch e Vivendi, la questione delle Pay-TV o le fusioni più o meno dichiarate non permettono di parlare di una realtà completamente libera da monopoli od oligopoli. Sarebbe opportuno che l’UE prevedesse una serie di osservatori per monitorare seriamente il fenomeno in ogni Stato membro, una sorta di difensore civico dell’informazione, per controllare il rispetto delle pratiche democratiche per l’informazione in generale, compresa quella on-line”.
Sig. Aguirre, è opportuno che la Commissione prepari una direttiva al fine di salvaguardare la libertà di espressione e il pluralismo dei media?
“I principi della libertà di espressione e conseguentemente del pluralismo nei media figurano già sotto forme diverse nella legislazione europea e si applicano diversamente nell’Unione secondo gli ordinamenti interni degli Stati membri. La Commissione ha già avuto modo di esprimersi su casi concreti di attacco alla libertà di espressione e mi riferisco in primo luogo alla situazione nei Paesi Baschi in Spagna. La domanda che bisogna porsi è la seguente: è auspicabile che un’istituzione come la Commissione si esprima in materia, indipendentemente dalle sue competenze a riguardo? La risposta è senz’altro positiva. La Commissione è tenuta ad inserirsi nei dibattiti che attraversano la nostra società, svolge un ruolo politico importante in tutti gli ambiti in quanto guardiana dei Trattati e quindi dei principi che li ispirano”.
La Convenzione per il futuro dell’Europa dovrebbe inserire i principi di libertà e pluralismo dell’informazione nel futuro trattato costituzionale dell’Unione?
“La Convenzione è un’assemblea costituente che ha tempi ristretti e deve far fronte a molte sollecitazioni da parte dei vari gruppi di pressione. Perciò è possibile che il tema specifico del pluralismo dell’informazione non rappresenti una priorità assoluta. Tuttavia l’Unione Europea ha il dovere di vigilare e far sì che i principi stabiliti dal diritto comunitario e gli impegni assunti dagli Stati membri siano rispettati ed applicati anche in questo settore”.