vescovi europei" "
Si è aperta l’assemblea plenaria della Commissione degli ” “episcopati della Comunità europea. ” “Nel corso dei lavori ” “è previsto un incontro con il presidente ” “della Commissione ” “” “
Si apre oggi, 28 novembre a Bruxelles, l’assemblea plenaria della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). I vescovi delegati dalle conferenze episcopali dei quindici paesi membri dell’Unione Europea riuniti fino a domani, 29 novembre, insieme ai confratelli delegati dagli episcopati dei paesi candidati all’adesione, faranno il punto sul dibattito in seno alla Convenzione per il futuro dell’Europa per redigere la costituzione europea. Si parlerà inoltre delle politiche dell’Unione in tema di agricoltura, della sfida dell’allargamento e del problema della “governance mondiale”. I vescovi europei incontreranno anche il presidente della Commissione europea Romano Prodi. Quindi procederanno alle elezioni delle cariche. La Conferenza episcopale italiana sarà presente con il vescovo delegato mons. Giuseppe Merisi, vescovo ausiliare di Milano, al posto del dimissionario mons. Attilio Nicora, che ha lasciato la carica di vicepresidente della Comece perché chiamato a presiedere l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (Apsa). In vista dell’assemblea abbiamo intervistato il segretario generale della Comece, mons. Noël Treanor .
Quali interrogativi sottoporrete al presidente della Commissione europea Romano Prodi?
“Anzitutto sottoporremo al presidente della Commissione europea le proposte elaborate dalla Comece per la Convenzione europea. In particolare vorremmo che nel preambolo della futura convenzione europea ci fosse un riferimento all’eredità religiosa dell’Europa. Inoltre auspichiamo che il contenuto della dichiarazione n.11 dell’atto finale del trattato di Amsterdam fosse incorporata nella futura costituzione. Tale dichiarazione, come è noto, afferma che l’Unione Europea rispetta e non pregiudica lo status delle chiese, delle associazioni e comunità religiose e dei gruppi non confessionali così come vengono riconosciuti in ogni Stato membro. Chiediamo altresì che la futura costituzione riconosca la libertà religiosa e il diritto delle chiese e delle religioni di organizzarsi liberamente secondo le leggi nazionali. Infine riteniamo necessario che vengano previste forme di dialogo strutturato tra le Chiese, le religioni e le istituzioni comunitarie. Tali proposte sono contenute nella lettera che la Comece, insieme alla Conferenza delle Chiese europee (Kek) ha inviato al presidente della Convenzione europea, Valéry Giscard d’Estaing, lo scorso 27 settembre”.
Affronterete anche i temi legati all’allargamento dell’Unione?
“Al presidente Prodi chiederemo certamente una riflessione su quanto accadrà nel 2004, che potremmo considerare un ‘anno chiave’ per l’Unione Europea: sarà l’anno dell’allargamento a 25 paesi e delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. Il 2004 offrirà perciò all’Unione Europea l’occasione per ridefinire i propri obiettivi sia rispetto al servizio che svolge nei confronti degli Stati membri, sia rispetto alla sua missione nel mondo. L’allargamento dell’Unione, in fatti, non è un semplice allargamento del mercato europeo bensì è qualcosa di molto più profondo. I nuovi paesi che entreranno a far parte dell’Ue si uniranno ad una comunità di valori. Per le istituzioni comunitarie questo rappresenta una sfida a far sì che la nuova comunità allargata dia cittadinanza alla diversità. Ed anche per le chiese europee l’allargamento rappresenta la sfida a promuovere tra i fedeli il dialogo e il rispetto delle differenze religiose”.
Cosa intendete dire quando parlate di “dialogo strutturato” con le istituzioni comunitarie?
“A nostro avviso, un dialogo strutturato tra le Chiese e la Commissione europea dovrebbe essere articolato lungo tre linee. Anzitutto dovrebbe prevedere incontri periodici tra il presidente della Commissione europea e i presidenti della Comece e della Kek: almeno tre o quattro incontri nel corso dei cinque anni della legislatura. In secondo luogo, si tengono già dei seminari, due volte l’anno, di confronto e di dialogo con i rappresentanti delle istituzioni comunitarie: tali seminari dovrebbero proseguire e coinvolgere anche i rappresentanti delle chiese. Infine, proponiamo incontri regolari tra funzionari ed esperti delle chiese su particolari aspetti e temi in discussione a livello comunitario”.
Ignazio Ingrao