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” “Lustiger e i "fratelli ebrei"



Il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi e membro dell’Accademia francese, di note origini ebree, ha recentemente pubblicato “La Promesse ” (la Promessa), in cui fa il punto sulle strette relazioni tra cristianesimo e giudaismo. “É impensabile – scrive il cardinale – che la Chiesa pretenda di sostituirsi ad Israele. Non rappresenta un altro Israele, bensì il compimento stesso, in Israele, del disegno di Dio”. Il volume di Lustiger rievoca un ritiro spirituale predicato nel 1979 ad una comunità di suore di clausura, seguito poi da quattro conferenze tenute tra il 1995 ed il 2002, a Tel Aviv, Parigi, Bruxelles e Washington.
“La teologia della sostituzione – ricorda l’arcivescovo di Parigi rifacendosi al documento ‘Nostra Aetate’ – è stata condannata da tempo, ma i cristiani trovano sempre difficoltà ad ammettere la filiazione tra le due Alleanze: il rito del battesimo non è un rito qualsiasi, ha un suo preciso senso. E’ il rito d’appartenenza ad Israele”. Volersi sostituire ad Israele rappresenta un vero e proprio rigetto: ” la teoria del rigetto d’Israele appare come un’assurdità, poiché pretende che Dio sia infedele alla sua Alleanza”. Portando alle estreme conseguenze tale logica, il cardinale denuncia il pericolo dell’antisemitismo: “rimane una minaccia lancinante”. Il rigetto, tuttavia, non viene solo dai cristiani. Tra gli ebrei si esprime sotto forma d’ignoranza: ” la tradizione plurisecolare ha scelto d’ignorare l’esperienza cristiana, senza neanche nominarla”.
Rivolgendosi ai suoi “fratelli ebrei”, il cardinale cerca di fare capire loro che Cristo, proclamandosi ‘Figlio di Dio’, “non si sostituisce ad Israele”, e quindi non rappresenta una minaccia alla loro identità. Per il card. Lustiger, il momento di un avvicinamento è diventato maturo, in particolar modo grazie a tutti i segnali che Giovanni Paolo II ha rivolto agli Ebrei: “siamo giunti ad un momento storico in cui un vero dialogo, interrotto quasi duemila anni fa, può di nuovo cominciare. Il dialogo non farà certamente scomparire le opposizioni o le differenze tra Ebrei e Cristiani”. Per il momento, il dialogo esiste “come sottovoce, alimentato da illustri spiriti dimenticati troppo presto”, ma è giunto il momento in cui “l’approfondimento incrociato della Parola di Dio farà capire con rispetto quello che lo Spirito cerca di fare capire e credere a ciascuno di noi”.