Mons. Andreas Laun, vescovo emerito di Salisburgo, ha diffuso il 17 dicembre una dichiarazione sull’aborto terapeutico praticato successivamente alla ventiduesima settimana di gestazione. La presa di posizione fa riferimento alle linee-guida emesse recentemente da un gruppo di medici austriaci, in cui si parla tra l’altro di “tutela graduale della vita prenatale, che aumenta col progredire della gravidanza”. “Perché graduale? – chiede mons. Laun Se il feto non è ancora persona, perché si parla di tutela della vita? E se invece il feto è già persona, perché la tutela della vita deve essere graduale?”. Riprendendo il concetto enunciato nel documento dei medici, il vescovo afferma: “Parlare di tutela graduale è illusorio: secondo questo principio, il feto con gravi handicap non ha tutela giuridica ed etica, poiché la sua vita dipende soltanto dalla volontà della madre e dei medici. Il giudizio distingue tra coloro cui viene ancora offerta tutela e coloro cui essa viene negata, perché con gravi handicap, perché la madre si trova in una situazione troppo difficile! Non si è già fatta in passato una differenziazione analoga tra persone in base alla capacità di lavorare e con conseguenze mortali?”. “I sistemi” dichiara Laun che consentono l’aborto non hanno più alcuna pretesa di chiamarsi ‘di diritto'”. “Cerchiamo di cambiare mentalità prima che sia troppo tardi”, ammonisce il vescovo, aggiungendo: “Sarebbe stato bello se i medici firmatari del documento ne avessero sottoscritto piuttosto uno opposto, sottraendosi per sempre a qualsiasi atto omicida. Un documento così scatenerebbe un terremoto morale in tutto il mondo e salverebbe la vita di migliaia di bambini”.