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La passione per il popolo” “

Il problema del calo delle vocazioni al sacerdozio” “

Si è svolto dal 16 al 18 dicembre a Paderborn (Germania) un simposio internazionale dedicato al tema: “Sacerdote per il 21° secolo”. Più di duecento i partecipanti provenienti dai paesi europei di lingua tedesca: vescovi, rettori di seminari, teologi, responsabili della pastorale vocazionale, studenti di teologia. Quale il mandato per il sacerdote in un’Europa in cambiamento e in una Chiesa che cerca nuove strade? Come affrontare la diminuzione del numero dei preti e dei candidati al sacerdozio in diversi paesi? E’ possibile rilanciare una pastorale vocazionale in grado di mostrare l’attrattiva dell’essere discepoli del Cristo come sacerdoti? A queste domande il simposio ha cercato di dare risposte, nmettendo a confronto opinioni e esperienze.

Essere sacerdote nel nuovo millennio. Nella relazione di apertura dei lavori il card. Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, ha sostenuto la necessità di “una comprensione con gli occhi della fede della realtà del sacerdozio”, l’urgenza di “riscoprire l’identità del sacerdote”, l’importanza per il ministro ordinato di “essere un segno visibile della presenza del Cristo”. “Il problema – ha detto il prefetto – non è tanto quello di una nuova organizzazione, ma della fede in ciò che afferma il Vangelo: ‘sulla tua Parola getterò le reti'”. Al simposio, Paul Zulehner teologo pastoralista di Vienna, ha presentato un’ampia ricerca dal titolo “Sacerdote 2000” dalla quale emergono diversi “tipi” di preti oggi sulla scena ma soprattutto la preoccupazione per la “eclatante mancanza di preti”. Ma non è tutto: “Gli ‘uomini di Dio’ – ha aggiunto Zulehner – sono sempre più costretti a diventare manager e a subire i danni maggiori di questa situazione sono soprattutto le comunità dei credenti alle quali spesso viene a mancare l’eucaristia domenicale”. In questo contesto, al sacerdote spetta il compito di acquisire una duplice competenza: una competenza spirituale (“essere a casa nel mistero di Dio”) e una competenza diaconale. “Beati i preti che non perdono troppo tempo a curare il proprio profilo – ha detto il vescovo di Erfurt, mons. Joachim Wanke – ma sanno essere testimoni di Dio in un mondo pluralista e in una chiesa che dà il primato all’evangelizzazione”.

Calo delle vocazioni e nuovi iter formativi. “Oggi i rettori dei seminari nei nostri paesi hanno timore di sentirsi rivolgere la domanda: quanti candidati al sacerdozio avete nel vostro seminario?”. A parlare è il rettore Thönnes di Bochum. Di fronte al calo delle vocazione sono state tentate in diverse dicesi d’Europa nuove esperienze alternative al seminario. A Vienna e a Parigi, per esempio, i seminaristi vivono in comunità presbiterali legate alle parrocchie. Alcuni seminari sono nati invece da particolari cammini o movimenti nella Chiesa ma su queste iniziative, è ancora molto vivo il dibattito. Secondo il rettore Hagemann di Münster, però, “non è più il tempo di contrapporre esperienze o linee, ma di valorizzare nella comunione in modo positivo tutte le possibilità autentiche”. Dal convegno è emersa la necessità di considerare il contributo dei nuovi movimenti e nuove comunità ecclesiali per le vocazioni sacerdotali. Il professore Blaumeiser ha presentato l’esperienza del Movimento dei focolari: “Esso non si sostituisce alla formazione dei candidati al sacerdozio delle dicesi, ma offre degli impulsi alla luce di un carisma, perché i seminaristi siano innanzitutto dei cristiani che vivono nel concreto il vangelo e possano fare una vera esperienza di comunione”.

La passione per il popolo. Occorrono – ha detto mons. Aldo Giordano, segretario generale del Ccee, “sacerdoti che hanno l’orizzonte ampio di ciò che la Chiesa oggi ha nel cuore: dalla nuova evangelizzazione, alla cattolicità, all’ecumenismo, all’incontro con le religioni, fino alla costruzione europea, testimoniano la passione di Dio per il suo popolo”. Questo infatti il titolo del simposio: “Si risvegli nel Signore la passione per il suo popolo” (cfr. Gl 2,18).