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In diversi Paesi europei migliaia ” “di bambini vivono in istituto, ” “senza la prospettiva di una famiglia” “” “
“Nel mondo ci sono milioni di bambini che non hanno una famiglia e sopravvivono negli istituti: non sono figli di nessuno”. L’emergenza “abbandono minorile” è risuonata al recente convegno internazionale promosso a Bellaria (Rimini-Italia) dall’Aibi (associazione Amici dei Bambini) anche attraverso alcune testimonianze da diversi Paesi europei, molti dell’Europa dell’Est, in particolare Albania, Kosovo, Bosnia, Romania, Bulgaria, Moldavia, Ucraina e Federazione Russa. Un aspetto comune. Molte di queste nazioni hanno un “drammatico” aspetto in comune: quello di lasciare che migliaia di minori siano dimenticati senza prospettive di speranza e rinascita futura. È il caso degli “orfani sociali” della Russia: bambini che pur avendo una famiglia d¹origine, sono lasciati dagli stessi genitori in strutture statali. Quella russa è una situazione piuttosto critica . Secondo dati Unicef, dai 421 mila ricoverati dell’89 il numero è salito a 637 mila nel ’99. Si tratta di bimbi piccolissimi, ma anche di ragazzi di 16-17 anni che hanno ormai perso, giorno dopo giorno, anno dopo anno, la speranza di trovare una famiglia affidataria o adottiva. Lo stesso accade ai cosiddetti ‘bambini ombra’, ragazzi che si trovano nella fascia di età più critica, l’adolescenza, e che per questo non sono considerati dalle coppie adottive. Il caso moldavia. Tra i Paesi più poveri d’Europa e più “incuranti” nei confronti della popolazione minorile c’è anche la Moldavia. Sono 14mila i bimbi che ad oggi vivono negli istituti sparsi per il Paese. Molti altri vivono per le strade di Chisinau, la capitale, e si riparano dal freddo nei tombini delle fognature. Sono bambini abbandonati perché malati o disabili, oppure minori che preferiscono spontaneamente la strada a realtà familiari disperate. “I nomi dei bambini adottabili – spiega Ludmila Ciocan, dell’Aibi moldava – sono pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, ma ciò non avviene con regolarità. Possono comparire più volte nelle prime settimane e poi svanire nel nulla. Quel che è peggio è che sulla Gazzetta Ufficiale compaiono solo pochi bambini, la maggior parte non hanno uno statuto e non sono nemmeno registrati all’anagrafe”. Uno degli aspetti più drammatici del procedimento di adozione in Moldavia è la selezione dei bambini: “Le coppie vanno negli istituti a scegliere il bimbo che più fa per loro – racconta -. Ma come si fa a scegliere un piccolo di fronte a tanti altri occhietti che ti guardano speranzosi? Molti di questi bambini hanno perfino perso la voglia di piangere, dopo tante lacrime che non hanno avuto risposta”. Le mamme bambine di bulgaria. Una realtà altrettanto “straziante” è quella bulgara delle mamme bambine. Dati non ufficiali citati dall’Aibi parlano di oltre 34 mila minori nascosti negli istituti della Bulgaria, molti dei quali collocati in villaggi sperduti. “Gli operatori di tali strutture sono spesso impreparati ad accudire e crescere i piccoli ricoverati – è la testimonianza di Krassimira Natan, referente dell’Aibi in Bulgaria da due anni -. In non pochi casi succede di peggio: violenze, umiliazioni, abusi sessuali di cui fanno le spese ragazze giovanissime. Le stesse che si ritrovano loro malgrado incinta a soli 16 anni, quindi buttate in mezzo ad una strada senza che nessuno si accorga di loro”. ALBANIA: ORFANOTROFI AFFOLLATI. Molti dei Paesi che rispettano di meno i diritti dei minori sono nazioni afflitte da anni di guerre e distruzioni. Come Bosnia, Kosovo e Albania. Racconta Sabrina Carcani rappresentante di Aibi nei Paesi Balcanici “gli orfanostrofi in Albania sono in condizioni vergognose. Piccoli da zero ai tre anni vengono ammassati in un’unica stanza, a volte anche due in un lettino. In Bosnia, invece, in una superficie piuttosto piccola sono attivi ben 17 istituti”. “Per la maggior parte dei minori l’istituto rappresenta la loro sistemazione definitiva – dice Leila Izmirlitc, collaboratrice Aibi in Bosnia -. Adozione a affido sono fortemente ostacolati, non esiste un’autorità centrale che coordini questi processi e non esiste una legge che regolamenti l’iter per le adozioni internazionali”. Romania: adozione internazionale vietata. Ci sono poi gli ex regimi dittatoriali. Come la Romania dove oltre 83mila bimbi sono seguiti dai servizi sociali statali. Di questi 13mila vivono presso famiglie affidatarie temporanee, la metà sono “parcheggiati” in istituti pubblici e privati e lì rimangono fino al compimento dei 18 anni. L’emergenza rumena è aggravata da un’altra piaga: il Paese ha recentemente votato una proposta di legge sulla protezione del minore che vieta l’adozione internazionale. “L’unica occasione in cui la legge la consente è quando uno dei coniugi adottanti con domicilio all’estero è il nonno del minore in questione – spiega Daniela Trogu, referente Aibi in Romania dal 2000 L’intento della norma è quello di impedire i fenomeni che, paradossalmente, il provvedimento non fa che incentivare, ovvero traffico di minori, adozioni ‘fai da te’ e abbandono. Per impedirlo abbiamo inviato un appello e una raccolta di oltre 7mila firme alla Commissione europea e al parlamento rumeno”.