CAMPANIA
Finanziati 24 progetti per le vittime della criminalità organizzata
Cinquecentomila euro per il finanziamento di ventiquattro progetti di sostegno a favore delle vittime della criminalità organizzata: li ha stanziati, il 12 novembre, la Regione Campania, su indicazione dell’assessorato alla Sicurezza della città. “Registriamo – ha affermato l’assessore Andrea Abbamonte – un notevole incremento dei progetti presentati dagli organismi di settore e questo ci consente di estendere la rete territoriale d’intervento”. La Regione, infatti, è impegnata, attraverso varie azioni, nel contrasto al malaffare: è del 12 dicembre 2003 la legge n. 23 per il riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata, è del 2004 la legge regionale n. 11 che prevede il finanziamento di una pluralità di azioni finalizzate non solo al sostegno delle vittime di reato e dei loro familiari, ma anche al ripristino delle condizioni di equilibrio sociale ed economico; infine, con l’approvazione del decreto n. 493 del 24 ottobre 2006, l’assessorato regionale alla Sicurezza delle città ha finanziato l’attivazione di servizi di aiuto in favore delle vittime della criminalità da parte di Comuni, Province e organismi di settore.Nessun intervento è esaustivo. “Dinanzi ad una realtà difficile come la nostra, nessun intervento è esaustivo, ma esso indica una volontà di contribuire a risolvere i problemi: quando tutti fanno qualcosa, si ottiene sempre un risultato”. A parlare è padre Massimo Rastrelli, presidente della Fondazione antiusura “Giuseppe Moscati” di Napoli, oltre che della Fondazione nazionale antiusura. La Fondazione San Giuseppe Moscati è tra gli organismi beneficiari del contributo regionale per i progetti “Libertà 2” e “S.Giuseppe Moscati contro l’usura”. In realtà, secondo il religioso, “non sono mai abbastanza le iniziative di contrasto della criminalità organizzata perché il fenomeno dell’usura è incentivato da tutte le parti: prima di tutto, dalla irresponsabilità delle persone e delle famiglie, poi dalle proposte del consumismo commerciale e da quelle invasive dello Stato sul gioco d’azzardo, infine dal complotto delle banche ai danni dei mutui”. A questi quattro fattori che incidono pesantemente sulla vita della gente “si aggiungono le altissime tassazioni dello Stato, il nessun soccorso dato alla famiglia in emergenza, mentre si promuovono politiche che dissuadono dal matrimonio. Anche l’aumento di separazioni e divorzi produce disastri impensabili”. Un “ospedale” antiusura. Di fronte a questa realtà, “il fattore educativo è essenziale, ma è arduo educare i soggetti se si considera che la scuola non responsabilizza più; la televisione, internet, gli acquisti pagati a rate, l’emulazione degli altri inducono a consumare sempre più: sicché il richiamo alla responsabilità da parte della famiglia, quando c’è, e della Chiesa non viene neppure ascoltato o se ascoltato ritenuto eccessivo. Così ci si indebita e si ricorre a società estorsive per recuperare i soldi”. “Come dinanzi ad un’epidemia il modo per contrastarla è l’ospedale – prosegue padre Rastrelli – una risposta al male dell’usura sono i nostri centri: a Napoli abbiamo guarito 4mila famiglie. Ogni anno investiamo miliardi per garantire prestiti fatti bene per contrastare l’usura”. Se, dunque, “da un lato esiste una tendenza perversa – sottolinea il religioso – dall’altro c’è anche una forte azione di salvataggio che prevede la creazione in coloro che si rivolgono a noi una cultura anti-debito e di responsabilizzazione”.Alcuni dubbi. Per il gesuita Domenico Pizzuti, sociologo, il problema è anche capire in quale strategia complessiva si inseriscono questi provvedimenti a favore delle vittime della criminalità organizzata, promossi dalla Regione. “Mi sorge il dubbio che questi provvedimenti servano più a finanziare le associazioni che a raggiungere direttamente le vittime. E, poi, di che tipo di vittime stiamo parlando? Vittime di aggressioni, dell’usura? Dall’elenco delle associazioni i cui progetti sono stati approvati sembrano prevalere quelle che si occupano di antiusura, ma c’è anche la Fondazione Nashak per l’integrazione solidale nel Vallo di Diano”. In concreto, poi, “bisognerebbe chiarire in che modo gli aiuti arrivano alle vittime. Certo, nel caso del recente finanziamento regionale sono premiati dei progetti selezionati e questo è un criterio di serietà”. La presenza di progetti del genere e di associazioni del settore invogliano anche le vittime a denunciare? “È chiaro – osserva padre Pizzuti – che sportelli e associazioni antiracket incentivano la denuncia, dunque la Regione mette in campo questi provvedimenti a scopo di risarcimento, ma anche per favorire la denuncia delle aggressioni subite”. In realtà, “fino a qualche decennio fa non c’era un associazionismo contro l’illegalità e la camorra, nato in funzione antiusura e per combattere la paura, l’omertà e mettere le persone in condizioni di libertà e dignità: diciamo che è un fatto in parte nuovo per Napoli e la Campania. È legittimo, in tal senso, che la reazione della società civile alla criminalità sia sostenuta dalle istituzioni pubbliche”, ma “è bene poi monitorare e valutare i risultati, analizzare in che modo si raggiungono veramente le vittime della criminalità organizzata”.a cura di Gigliola Alfaro(5 dicembre 2007)