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Spezzati come il pane” “

I martiri dell’Eucaristia

Come Cristo ha dato la vita per la nostra salvezza, così ci sono dei credenti che sono stati pronti a dare la vita per difendere l’Eucaristia. In occasione del Congresso eucaristico nazionale, a padre Luigi Borriello, promotore della Fede della Congregazione delle Cause dei Santi, abbiamo chiesto qual è lo specifico di questo tipo di martirio.

Padre Borriello, chi è il martire dell’Eucaristia?
"Occorre anzitutto ricordare che il sacramento dell’Eucaristia aiuta i cristiani a sopportare le sofferenze e il martirio per la fede, ed è la stessa Eucaristia che spinge ogni cristiano a essere pane spezzato per la vita del mondo. Dare la vita per gli altri è segno di martirio e di amore cristiano, sull’esempio di Gesù Eucaristia vittima offerente per la salvezza dell’umanità. Per il martire spendere la propria vita per il Signore e per gli altri costituisce la più autentica espressione dell’Eucaristia. Si pensi a mons. Oscar Romero, ucciso il 24 marzo 1980 proprio mentre stava celebrando l’Eucaristia. Insomma, i martiri ci testimoniano che l’Eucaristia ci fa santi, e che non può esserci santità se non è incardinata sulla vita eucaristica. Alcuni tra di essi hanno vissuto questa dimensione con particolare intensità e con speciali doni dello Spirito, infervorando i fratelli del loro stesso amore per l’Eucaristia".

Qual è il significato che l’Eucaristia ha per questi martiri?
"La testimonianza dei martiri invita a riscoprire l’inscindibile rapporto tra l’Eucaristia e il martirio, tra la liturgia vissuta nel tempo presente e quella che si celebra in cielo. L’Eucaristia, presenza del Risorto, è ri-presentazione sacramentale della passione e morte del Signore, alla quale il cristiano è invitato a prendere parte, per immedesimarsi totalmente con la sua persona, facendo un solo corpo con lui, già nel tempo presente, per esserlo pienamente nella gloria. Per questo motivo le reliquie dei martiri vengono collocate sotto l’altare per significare che l’altare di Cristo è l’altare del cristiano, e che vi è uno stretto rapporto tra il sacrificio della croce e quello eucaristico, tra l’immolazione di Cristo e quella del cristiano".

Possiamo parlare oggi di martiri dell’Eucaristia, facendo riferimento ad esempio ai cristiani perseguitati?
"Sì, anche ai nostri giorni i cristiani vengono perseguitati. Il secolo XX, con le numerose vittime del nazismo e del comunismo, è stato definito un secolo di martiri. Non tutti i credenti in Cristo sono chiamati al martirio di sangue, ma tutti devono fare della loro vita un’offerta gradita al Padre in unione al sacrificio di Cristo. Il martirio consiste nel lasciarsi uccidere per testimoniare la fede in Gesù Cristo. Ogni cristiano che vuole seguire il Cristo nella via della croce è martire sia nella vita sia nelle parole. Si può dire che al martirio cruento, rosso per l’effusione del sangue, si accompagna anche il martirio bianco, incruento, quello vissuto da uomini e donne nei fatti ordinari della vita quotidiana".

Cosa dicono oggi questi martiri al nostro mondo secolarizzato?
"I martiri di Abitene (odierna Tunisia) danno una risposta eloquente a questa domanda. Negli anni 303-304 d.C., l’imperatore Diocleziano, dopo un periodo di relativa calma, scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani proibendo tra l’altro di celebrare i sacri riti e le sante riunioni del Signore. In quel periodo nella città di Abitene, un gruppo di 49 cristiani, contravvenendo agli ordini dell’imperatore, si riuniva nel giorno del Signore per celebrare l’Eucaristia domenicale. Scoperti, vennero imprigionati e condotti in tribunale per essere sottoposti a giudizio. Alla domanda del proconsole Anulino che chiedeva a Emerito se, contro l’editto dell’imperatore, si erano tenute nella sua casa le assemblee, il martire rispose affermativamente, e aggiunse che non l’aveva impedito, perché ‘Noi cristiani senza la domenica non possiamo vivere’. È significativo notare che questi martiri di Abitene furono arrestati nella casa di Ottavio Felice, durante la celebrazione dell’Eucaristia domenicale, e che altre celebrazioni si erano tenute nella casa di Emerito. La casa è il luogo dove si svolge la vita quotidiana, ma è anche l’ambiente vitale dove s’impara a conoscere, celebrare e vivere il giorno del Signore. Ugualmente importante è il riferimento al modo di intendere e di vivere le relazioni familiari. Questi riferimenti richiamano l’importanza, anche per il nostro tempo, della famiglia cristiana, ‘Chiesa domestica’, e del suo insostituibile compito di essere la prima cellula della società e della Chiesa, luogo di educazione e di crescita della fede. L’autore del racconto dei martiri di Abitene, facendo riferimento alla domanda rivolta dal proconsole al martire Felice, sottolinea che al giudice romano non interessava sapere se Felice era cristiano, ma gli importava di essere informato se egli prendeva parte alle ‘riunioni’. Lo stesso autore è consapevole che un cristiano non può vivere senza la Pasqua domenicale, come la Pasqua domenicale non si può celebrare senza che ci sia un cristiano. In effetti, la Pasqua del Signore, memoriale della sua morte e risurrezione per la vita del mondo, è l’essenza stessa del cristiano".


Per difendere l’Eucaristia
Storie di uomini e donne nel tempo

Sono tanti, nella storia bimillenaria della Chiesa, i martiri che sono morti per difendere l’Eucaristia. Di seguito raccontiamo la storia di alcuni di loro.

Il primo martire dell’Eucaristia è considerato san Tarcisio che subì il martirio da adolescente mentre portava l’Eucaristia ai cristiani in carcere. Scoperto, strinse al petto il Corpo di Gesù, per non farlo cadere in mani profane, ma venne ucciso dai carnefici esasperati e feroci perché non erano riusciti a strapparglielo.

Tra i tanti martiri dell’Eucaristia spicca il domenicano Giacinto di Polonia. Nato in Slesia nel 1183, fu il primo apostolo dell’Europa settentrionale. Salvò dalla distruzione di Kiev Gesù sacramentato, portando via la Pisside con le ostie, e la statua della Madonna, attraversando miracolosamente le acque del fiume Dnepr.

Altro martire è san Nicola Pieck. Nel mese di giugno del 1572, i calvinisti, impadronitisi della città di Gorcum in Olanda, catturarono i Frati minori di quel convento con altri sacerdoti, e li trascinarono per molti villaggi, esponendoli al ludibrio delle popolazioni. Li condussero prigionieri a Brielle, torturandoli in mille modi, perché rinunciassero alla fede cattolica nell’Eucaristia e nel primato del Romano Pontefice; ma essi rimasero saldi nella fede, e perciò furono messi a morte il 9 luglio 1572.

San Pietro Maldonado nacque nella città di Chihuahua, Chih (Messico) il 15 giugno 1892. Sacerdote innamorato di Gesù Sacramento, fu uno strenuo animatore di molti turni di adorazione notturna tra i parrocchiani a lui affidati, durante la persecuzione religiosa scoppiata in Messico dal 1926 al 1929. Nello Stato di Chihuahua la persecuzione fu più dura a partire dall’anno 1931. Il 10 febbraio 1937, Mercoledì delle Ceneri, celebrò l’Eucaristia, impose le ceneri e si mise a confessare. Improvvisamente si presentò un gruppo di uomini armati per arrestarlo. Padre Pedro prese un reliquario con ostie consacrate e seguì i suoi sequestratori. Quando giunsero alla presidenza municipale presero a insultarlo e a malmenarlo. Un colpo esploso sulla fronte gli fratturò il cranio e gli fece saltare l’occhio sinistro. il sacerdote bagnato di sangue, cadde perdendo quasi i sensi. Il reliquario si aprì e ne uscirono le ostie. Uno dei carnefici lo prese e, con cinismo, ne dette una al sacerdote dicendogli: “Mangiati questa”. Agonizzante fu trasportato in un ospedale pubblico di Chihuahua e, il giorno seguente, l’11 febbraio 1937, anniversario della sua ordinazione sacerdotale consumò il suo sacrificio di sacerdote martire.

Un’altra figura da ricordare è quella di Pierre-René Rogue, missionario vincenziano, martire della Rivoluzione francese. Definito "Martire dell’Eucaristia e della Carità", nacque l’11 giugno 1758 a Vannes. La sera della vigilia del Natale 1795 padre Rogue fu chiamato ad assistere un moribondo e amministrargli il Viatico. Fu catturato poco prima di entrare nella casa del malato e non oppose resistenza ai suoi persecutori, tra i quali uno che proprio da lui aveva ricevuto aiuti di ogni genere. Fu condotto in tribunale, formato anche da alcuni suoi vecchi compagni, che gli proposero di fuggire e nascondersi. Egli, però, non accettò per evitare di comprometterli. "Porto con me la Sacra Eucaristia" disse loro e, ritiratosi in disparte, consumò la specie eucaristica nel silenzio rispettoso di tutti. Portato in carcere lo stesso giorno, vi rimase sino al 3 marzo seguente. Fu imprigionato in una delle torri dell’antica prigione di Vannes, e dalle sue labbra mai uscì un solo lamento. Sottoposto a un duro interrogatorio, padre Rogue confessò e non negò la sua condizione di sacerdote refrattario alla Costituzione civile: di ciò fu riconosciuto colpevole e dunque fu condannato alla ghigliottina. Prima di spirare fece sue le parole di Cristo: "Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito".

Sempre dell’epoca della rivoluzione francese sono suor Maria Angelica Maille-Desmarais, maestra delle novizie, e suor Anna Caterina Aubert De Saint-Tais, sagrestana. Espulse dal Monastero di San Tommaso di Parigi si nascosero in una casa privata, dove di tanto in tanto ospitavano i sacerdoti per la celebrazione della Santa Messa, i quali poi nascondevano in un armadio la pisside con le Ostie consacrate. Il due marzo a tarda sera subirono la perquisizione da parte di agenti della rivoluzione. Avendo questi scoperto la pisside arrestarono le due monache perché non vollero profanare il Corpo del Signore. Condannate a morte, furono ghigliottinate insieme all’amica che le ospitava l’11 maggio 1794.

Il beato sloveno Alojzij Grodze, membro dell’Azione Cattolica, durante la seconda guerra mondiale, alla fine del 1942, Alojz si mise in viaggio per andare a visitare la madre durante le feste natalizie. A Mirna venne catturato da alcuni partigiani, che lo accusarono di essere una spia segreta dei militanti anticomunisti e gli dissero di confessare per avere salva la vita. Di fronte a un suo rifiuto di mentire, i partigiani lo torturarono fino ad ucciderlo. In tasca gli trovarono il Messale in latino, la "Sequela di Cristo" di Tommaso da Kempis e alcuni santini con la Madonna di Fatima. Alojz era particolarmente devoto dell’Eucaristia. Come martire cristiano finì la sua vita all’età di soli vent’anni.