IL VITTORIOSO
Un libro ricostruisce la storia del periodico dell’editrice Ave
Lieti, forti, leali e generosi: così avrebbero dovuto essere i ragazzi e gli adolescenti che leggevano ogni settimana "Il Vittorioso", rivista pubblicata dall’editrice Ave fra il 1937 e il 1966, che ha lasciato un segno indelebile nella storia del fumetto e nella cultura cattolica italiana.
Una pubblicazione promossa dai giovani dell’Azione Cattolica e affidata a un gruppo redazionale poi distintosi per professionalità, fantasia e creatività: basterebbe citare Benito Jacovitti, Sebastiano Craveri, Curt Caesar, Gianluigi Bonelli, "papà" di Tex Willer, Lino Landolfi, autore di Procopio. I personaggi del "Vitt", le sue copertine coloratissime, le storie avvincenti, non solo regalavano sorrisi, ma aiutavano a crescere mediante un’informazione ad ampio raggio, comprendente cultura, spettacoli, sport, costume, politica, vita ecclesiale… E, tra le righe, emergeva, con garbo, il tratto educativo della stessa Azione Cattolica.
La vicenda del "Vittorioso" torna ora d’attualità grazie al volume "L’Italia del Vittorioso" (che viene presentato oggi a Roma, alla presenza dell’autore, con interventi del presidente nazionale Ac Franco Miano e del direttore di "Avvenire" Marco Tarquinio), in cui Giorgio Vecchio, docente dell’Università di Parma, ha ricostruito la storia della testata, inserendola nelle trasformazioni sociali, economiche e culturali dell’Italia fra gli anni Trenta e Sessanta. Così il "Vitt" diviene privilegiato angolo di visuale dal quale osservare la storia nazionale, il passaggio dal Fascismo alla Repubblica, da una economia ancora principalmente agricola all’Italia delle fabbriche, fino all’avvento della televisione e alle esplorazioni nello spazio.
"È una testata rimasta nel cuore e nella memoria di centinaia e centinaia di migliaia di italiani e poi entrata di prepotenza nella storia del fumetto spiega Vecchio . Il successo, non scontato, è stato tale che di esso è rimasta quasi una tripla identificazione: Ave = Vittorioso = Jacovitti". L’autore aggiunge: "Abbiamo voluto ripubblicare otto storie complete, selezionate a fatica tra le tantissime meritevoli di essere rilette. Il criterio è stato quello di proporre al lettore di oggi una storia per otto differenti autori, in modo da offrire una panoramica più ampia possibile della loro originale arte grafica".
Riecco dunque il "Giro ciclistico di Zoolandia", opera di Sebastiano Craveri, pubblicata nel 1938; oppure il cineromanzo "Per l’Italia", di Caesar, datato 1940; o, ancora, "Il cantico dell’arco", del 1952, di De Luca e Forina, esempio di fumetto biblico. Non potevano mancare il "Pippo preistorico" (Jacovitti, 1956) né "Procopio. Un caso semplice" (Landolfi, 1957).
Fumetti e articoli, dunque (con firme oggi note, fra cui quella di Umberto Eco), per far sorridere i ragazzi e accompagnarli nell’avventura del "diventare grandi". E forse risiedono proprio qui l’eredità e il monito, attualissimi, del "Vittorioso": grandi e piccoli, insieme, per una cultura cristianamente ispirata, al servizio del Paese.
Il ricordo di Domenico Volpi, direttore dal 1948 al 1966
"La scelta del fumetto era allora rivoluzionaria, almeno nel campo della pedagogia scolastica che guardava con diffidenza al disegno animato. Il giornale ha sdoganato il fumetto nel mondo educativo italiano: finalmente si scopriva, grazie alla creazione di una vera e propria scuola italiana, che si trattava di un linguaggio e non della semplice somma di nuvolette riempite da parole". È il ricordo al SIR di Domenico Volpi, direttore dal 1948 al 1966 de "Il Vittorioso": "Ho cominciato a ventidue anni e mezzo ed è stato un colpo di fulmine scaturito su idea di Carlo Carretto, in base ad alcune esperienze che avevo fatto prima. Mi trovai a guidare un grande giornale, con collaboratori già celebri come Caesar, Craveri, Jacovitti, Nizzi, Fenzo. Compagno e capo di una banda di ragazzi come me, che facevano cose serie e importanti vivendo una forte amicizia personale". Circa vent’anni dopo la chiusura della rivista, racconta Volpi, "è stata costituita un’associazione nazionale ‘Amici del Vittorioso’ che ancora esiste e pubblica una fanzine con ricordi e documenti". "La pubblicazione de ‘Il Vittorioso’ ha avuto un grande impatto per la società": "Il giornale aveva raggiunto tirature importanti conclude Volpi ma il numero di lettori era ancora più alto perché passava di mano in mano, fino a diventare un fatto sociale".