Angelus

Benedetto XVI. Impossibile senza umiltà

L’unità dei cristiani nelle parole all’Angelus di oggi

“Riconoscere e accogliere la forza trasformante della fede in Gesù Cristo sostiene i cristiani anche nella ricerca della piena unità tra di loro”. Lo ha affermato, oggi, Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell’Angelus da piazza San Pietro.

Trasformati dalla vittoria di Cristo. “L’odierna domenica – ha ricordato il Papa – cade nel mezzo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si celebra dal 18 al 25 gennaio”. Di qui l’invito a tutti “ad unirsi alla preghiera che Gesù ha rivolto al Padre alla vigilia della sua passione: ‘Che siano una sola cosa, perché il mondo creda’. Quest’anno, in particolare, la nostra meditazione nella Settimana di preghiera per l’unità fa riferimento ad un brano della Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi, dal quale si è formulato il motto: ‘Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo nostro Signore’. Siamo chiamati a contemplare la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, cioè la sua risurrezione, come un evento che trasforma radicalmente quanti credono in Lui e apre loro l’accesso ad una vita incorruttibile e immortale”. In realtà, “riconoscere e accogliere la forza trasformante della fede in Gesù Cristo sostiene i cristiani anche nella ricerca della piena unità tra di loro”.

Il dono e l’impegno. “Quest’anno – ha evidenziato il Pontefice – i sussidi per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sono stati preparati da un gruppo polacco. In effetti, la Polonia ha conosciuto una lunga storia di lotte coraggiose contro varie avversità e ha ripetutamente dato prova di grande determinazione, animata dalla fede”. Per questo “le parole che formano il tema sopra ricordato, hanno una risonanza ed una incisività particolari in Polonia. Nel corso dei secoli, i cristiani polacchi hanno spontaneamente intuito una dimensione spirituale nel loro desiderio di libertà ed hanno compreso che la vera vittoria può giungere solo se accompagnata da una profonda trasformazione interiore”. “Essi – ha proseguito il Santo Padre – ci ricordano che la nostra ricerca di unità può essere condotta in maniera realistica se il cambiamento avviene innanzitutto in noi stessi e se lasciamo agire Dio, se ci lasciamo trasformare ad immagine di Cristo, se entriamo nella vita nuova in Cristo, che è la vera vittoria”. Per Benedetto XVI, “l’unità visibile di tutti i cristiani è sempre opera che viene dall’alto, da Dio, opera che chiede l’umiltà di riconoscere la nostra debolezza e di accogliere il dono. Però, per usare un’espressione che ripeteva spesso il beato Papa Giovanni Paolo II, ogni dono diventa anche impegno. L’unità che viene da Dio esige dunque il nostro quotidiano impegno di aprirci gli uni agli altri nella carità”.

Elemento centrale. “Da molti decenni – ha sottolineato il Papa -, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani costituisce un elemento centrale nell’attività ecumenica della Chiesa. Il tempo che dedicheremo alla preghiera per la piena comunione dei discepoli di Cristo ci permetterà di comprendere più profondamente come saremo trasformati dalla sua vittoria, dalla potenza della sua risurrezione”. Mercoledì prossimo, ha ricordato il Pontefice, “concluderemo la Settimana di preghiera con la solenne celebrazione dei Vespri della Festa della Conversione di San Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, alla quale saranno presenti anche i rappresentanti delle altre Chiese e Comunità cristiane”. “Vi attendo numerosi a tale incontro liturgico – ha sostenuto – per rinnovare insieme la nostra preghiera al Signore, fonte dell’unità. Affidiamola fin da ora, con filiale fiducia, all’intercessione della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa”.

Ai paesi dell’Estremo Oriente. “In questi giorni, vari Paesi dell’Estremo Oriente celebrano con gioia il capodanno lunare”, ha rammentato il Santo Padre dopo la recita dell’Angelus. “Nella presente situazione mondiale di crisi economico-sociale auguro a tutti quei popoli che il nuovo anno sia concretamente segnato dalla giustizia e dalla pace, porti sollievo a chi soffre, e che specialmente i giovani, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possano offrire una nuova speranza al mondo”, è stato l’auspicio. Saluti plurilingue. Nei saluti in varie lingue, Benedetto XVI, in francese, ha salutato in particolare “tutti i responsabili della Comunità di Sant’Egidio, i cui membri lavorano con coraggio per annunciare il Vangelo, soprattutto in Africa e in America Latina. Ogni battezzato è chiamato a proclamare la Buona Novella rispondendo alla missione che il Signore ha affidato ai suoi apostoli”. Di qui l’invito a “lavorare per l’unità di tutti i cristiani”. In tedesco l’auspicio che il Signore “ci apra ad una genuina comunione della fede”. Per questo “è necessaria anche la nostra disponibilità come quella dei primi discepoli”, che lasciarono tutto per seguire Gesù. In questo s’inscrive “anche la nostra vocazione di lasciare continuamente ciò a cui siamo abituati nell’insicurezza ma anche nella speranza di essere accompagnati dall’amore misericordioso di Dio”. In polacco, implorando “l’unità per i cristiani”, il Papa ha esortato: “Fiduciosi nell’aiuto di Dio, rivolgiamo questa preghiera nell’umiltà dello spirito, aperti al dialogo, alla collaborazione e all’unità. I nostri cuori siano trasformati dalla grazia di Cristo risorto che prega per noi, la sua Chiesa, affinché siamo una cosa sola”.