Angelus
L’autorità come umile servizio nelle parole all’Angelus di oggi
“Per Dio l’autorità significa servizio, umiltà, amore”. Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, in occasione della recita dell’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in piazza San Pietro. Presenti oggi, tra gli altri, i ragazzi dell’Azione cattolica della diocesi di Roma che concludono con la “Carovana della pace” il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace.
Parola e azione. “Il Vangelo di questa domenica ha rammentato il Papa – ci presenta Gesù che, in giorno di sabato, predica nella sinagoga di Cafarnao, la piccola città sul lago di Galilea dove abitavano Pietro e suo fratello Andrea. Al suo insegnamento, che suscita la meraviglia della gente, segue la liberazione di ‘un uomo posseduto da uno spirito impuro’, che riconosce in Gesù il ‘santo di Dio’, cioè il Messia”. Così “in poco tempo, la sua fama si diffonde in tutta la regione, che Egli percorre annunciando il Regno di Dio e guarendo i malati di ogni genere: parola e azione”. Il Pontefice ha ripreso il commento di San Giovanni Crisostomo che fa osservare come il Signore “alterni il discorso a beneficio degli ascoltatori, procedendo dai prodigi alle parole e passando di nuovo dall’insegnamento della sua dottrina ai miracoli”.
Potere dell’amore. “La parola che Gesù rivolge agli uomini ha osservato il Santo Padre – apre immediatamente l’accesso al volere del Padre e alla verità di se stessi. Non così, invece, accadeva agli scribi, che dovevano sforzarsi di interpretare le Sacre Scritture con innumerevoli riflessioni”. Inoltre, “all’efficacia della parola, Gesù univa quella dei segni di liberazione dal male”. Benedetto XVI ha ricordato le parole di Sant’Atanasio: “Comandare ai demoni e scacciarli non è opera umana ma divina”; infatti, il Signore “allontanava dagli uomini tutte le malattie e ogni infermità. Chi, vedendo il suo potere … avrebbe ancora dubitato che Egli fosse il Figlio, la Sapienza e la Potenza di Dio?”. “L’autorità divina ha precisato il Papa – non è una forza della natura. È il potere dell’amore di Dio che crea l’universo e, incarnandosi nel Figlio Unigenito, scendendo nella nostra umanità, risana il mondo corrotto dal peccato”. Poi il richiamo a Romano Guardini, che scriveva: “L’intera esistenza di Gesù è traduzione della potenza in umiltà… è la sovranità che qui si abbassa alla forma di servo”.
La logica di Gesù. “Spesso per l’uomo ha sostenuto il Pontefice – l’autorità significa possesso, potere, dominio, successo. Per Dio, invece, l’autorità significa servizio, umiltà, amore; significa entrare nella logica di Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli, che cerca il vero bene dell’uomo, che guarisce le ferite, che è capace di un amore così grande da dare la vita, perché è l’Amore”. Ancora un richiamo, stavolta a santa Caterina da Siena, che in una delle sue Lettere scrive: “E’ necessario che noi vediamo e conosciamo, in verità, con la luce della fede, che Dio è l’Amore supremo ed eterno, e non può volere altro se non il nostro bene”. Benedetto XVI ha ricordato poi che “giovedì prossimo 2 febbraio, celebreremo la festa della Presentazione del Signore al tempio, Giornata mondiale della vita consacrata. Invochiamo con fiducia Maria Santissima, affinché guidi i nostri cuori ad attingere sempre dalla misericordia divina, che libera e guarisce la nostra umanità, ricolmandola di ogni grazia e benevolenza, con la potenza dell’amore”.
Per la pace in Terra Santa. Dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero a Vienna, dove oggi pomeriggio viene proclamata beata Hildegard Burjan, laica, madre di famiglia, vissuta tra Ottocento e Novecento e fondatrice della Società delle Suore della Caritas socialis. “Lodiamo il Signore per questa bella testimonianza del Vangelo!”, ha affermato. In occasione della Giornata mondiale dei malati di lebbra, che si celebra oggi, il Pontefice, salutando l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, ha fatto giungere il suo “incoraggiamento a tutte le persone affette da questa malattia, come pure a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano per eliminare la povertà e l’emarginazione, vere cause del permanere del contagio”. Il Santo Padre ha ricordato, inoltre, la Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa: “In profonda comunione con il patriarca latino di Gerusalemme e il custode di Terra Santa, invochiamo il dono della pace per quella Terra benedetta da Dio”, ha dichiarato.
Una sola felicità. Nei saluti in varie lingue, in tedesco Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare a coloro che nel duomo di Santo Stefano a Vienna parteciperanno alla beatificazione di Hildegard Burjan, di cui ha ricordato le parole: “Io so con certezza che vi è una sola felicità, cioè l’amore di Dio. Tutto il resto può rallegrare, ma ha valore solo se viene da questo amore, è fondato in esso”. Di questo amore, ha evidenziato Benedetto XVI, la nuova beata “ha vissuto. E come fondatrice delle Suore della Caritas socialis ha raccolto intorno a sé delle donne che fino ad oggi vogliono essere fonte di questo amore e far giungere ai sofferenti conforto e aiuto”. Di qui l’auspicio: “Seguendo l’esempio di Hildegard Burjan siamo anche noi annunciatori del caritatevole amore di Dio”. In polacco, in occasione della prossima festa della Presentazione del Signore, in cui si celebra la Giornata della vita consacrata, il Papa ha voluto esprimere gratitudine “ai religiosi e alle religiose per il loro ministero di preghiera, per l’attività apostolica e caritativa nella Chiesa” e ha pregato “per le nuove vocazioni. Lo Spirito Santo susciti in tanti cuori il desiderio della totale dedizione a Cristo nella povertà, nell’obbedienza e nella castità”.
Le colombe della pace. In italiano ha salutato tra gli altri i numerosi ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma, accompagnati dal cardinale vicario Agostino Vallini, con i loro educatori e familiari. “Cari ragazzi, anche quest’anno avete dato vita alla ‘Carovana della pace’. Vi ringrazio e vi incoraggio a portare dappertutto la pace di Gesù”, ha detto il Pontefice. Poi ha ceduto la parola alla piccola Noemi che ha letto il messaggio a nome dei ragazzi dell’Acr di Roma, annunciando che con i risparmi dei ragazzi dell’Acr sarà costruito un centro di detenzione alternativo al carcere per ragazze minorenni in Bolivia, vicino a La Paz. “Speriamo ha detto Noemi leggendo il messaggio – che con il nostro aiuto le ragazze boliviane possano essere incoraggiate a riconquistare la dignità e la fiducia degli altri”. “Ti chiediamo – ha concluso Noemi – di pregare insieme con noi per i nostri genitori, educatori e sacerdoti, affinché ci formino ad essere testimoni ed operato di pace. Ricordati sempre che l’Acr di Roma ti vuole tanto bene”. Alla conclusione del messaggio, il Santo Padre ha ringraziato Noemi e poi ha invitato a liberare le colombe “come segno di pace per la città di Roma e per il mondo intero”. Una colomba si è fermata sul davanzale della finestra e una è rientrata nello studio del Pontefice, che ha commentato: “Vogliono stare nella casa del Papa”.