CAMBOGIA
La miseria e l’arretratezza sono le cause principali del fenomeno dello sfruttamento dei minori a scopo sessuale. Per comprare un bambino di strada bastano 5/6 dollari. È una piaga sociale che l’Occidente ”evoluto” non combatte con la dovuta energia e talvolta persino tollera
Ecpat (l’acronimo sta per "End Child Prostitution Pornografhy and Trafficking" e significa porre fine alla prostituzione e alla pornografia di bambini, al traffico di minori a scopi sessuali), è una rete di organizzazioni nata nel 1994, presente in oltre 70 Paesi. Sta promuovendo una campagna internazionale per la difesa di un Centro di accoglienza per i bambini di strada a Sihanoukville, il più grande porto della Cambogia, meta del turismo sessuale. Nel 2010, vicino al villaggio di Phuom Tmey, fu ristrutturata una scuola e accanto ad essa sorse il centro di accoglienza, luogo dove i bambini figli di prostitute possono giocare, ricevere istruzione e assistenza medica. Prima dell’esistenza del centro, la prostituzione era la forma di sostentamento più diffusa tra le famiglie. Nella zona, esistevano 63 "case di tolleranza", dove si guadagnava 15-20 dollari al giorno, molto più dei 4 dollari, che rappresentano la media quotidiana di introiti di una famiglia cambogiana di quella zona e che non permettono neanche un pasto al giorno.
Si compra la miseria. La Cambogia è tra i Paesi più poveri nel Sud Est Asiatico. Sono ancora oggi evidenti le conseguenze di trent’anni di guerra e della violentissima dittatura di Pol Pot, che causò il massacro di un terzo dell’intera popolazione. È un Paese giovanissimo, con un’intera generazione di adulti eliminata, nel quale il 35-40% della popolazione – che nella maggior parte non ha accesso ai servizi sociali di base – continua a vivere sotto il livello di soglia della povertà, con il 15-20% di povertà estrema. Nelle zone rurali, tale soglia arriva fino all’80% della popolazione. In questo contesto, turisti occidentali in cerca di esperienze sessuali, provenienti in particolare da Stati Uniti, Canada, Italia, Spagna, Germania e Francia – si contano tre milioni di partenze ogni estate nel mondo, nel 90-95% dei casi, sono maschi tra i 20 e i 40 anni di età, appartenenti a classi sociali diverse; 80 mila solo dall’Italia, con una età media di 27 anni, il 60% occasionali, il 35% abituali e il 5% pedofilo – comprano la miseria, come avviene in tanti paesi dell’Asia (Thailandia, Vietnam, Laos, Filippine, Nepal, Taiwan, Cina, Sri Lanka, India, Indonesia), oltre che in America Latina (Brasile, Colombia, Messico, Venezuela, Cuba, Repubblica Dominicana) e Africa (Kenya).
Le piaghe sociali. Tra i cambogiani, sono piaghe diffusissime la violenza domestica, l’altissimo numero dei divorzi, la promiscuità dei rapporti e le malattie, tra cui la più diffusa è l’Aids. Da una serie di ricerche realizzate da vari organismi internazionali, risulta che un cambogiano su quattro violenta sessualmente le donne; inoltre, il 5% della popolazione maschile partecipa d’abitudine a violenze sessuali di gruppo. Per contro, lo scorso anno, meno di venti casi di stupro di gruppo sono finiti davanti ai tribunali cambogiani, segno di un fenomeno radicato nella cultura di un intero Paese. Una pratica comune tra i maschi di ogni classe e rango sociale, inclusi molti appartenenti alle forze dell’ordine, è il "bauk", lo stupro di gruppo ai danni di prostitute: a causa della forte stigmatizzazione sociale della prostituzione, migliaia di giovani donne che spesso si ritrovano a prostituirsi non per scelta, ne sono vittime quotidianamente.
I bambini di strada. Sono sufficienti 5-6 dollari per comprare un bambino. A Phnom Penh, Sihanoukville e Battambang, molti bambini vivono in strada. Come avviene per gli oltre cento milioni di bambini che nel mondo sono stimati come "bambini di strada", per lo più sono abbandonati dalle loro famiglie, per ragioni legate alla povertà e al deterioramento delle condizioni di vita, economica e sociale. Non hanno accesso a istruzione e sanità – molti di loro sono portatori di handicap a seguito di incidenti per mine antiuomo, polio e paralisi infantile – e sono a rischio di lavoro minorile, sfruttamento sessuale e altre forme di abuso. Diventano per la maggior parte prede di quei turisti occidentali che li usano per soddisfare il loro piacere.
Le responsabilità dell’Occidente. L’Occidente continua a considerare i Paesi sottosviluppati terreno di conquista. Dopo averli depredati per secoli delle risorse primarie e dopo aver fornito loro solo la prospettiva dell’assistenzialismo – che ha prodotto danni incalcolabili – ora l’Occidente insegue in quegli stessi Paesi il suo modello edonista. Lo esporta in quei luoghi dove con facilità si trovano bambine, bambini e adolescenti disposti per necessità – e gestiti dalle organizzazioni criminali facenti capo al traffico degli esseri umani – a fare mercimonio del proprio corpo. Secondo dati dell’Unicef, lo sfruttamento sessuale minorile a fini commerciali ha una dimensione globale e coinvolge ogni anno circa un milione di bambini, ma le stime sono molto difficili da valutare, perché si tratta di un mercato clandestino, le cui forme principali e interconnesse di sfruttamento sessuale commerciale sono la prostituzione, la pornografia e la tratta per scopi sessuali.
Occorre un nuovo approccio culturale. Negli ultimi anni, un passo importante nella lotta contro il turismo sessuale è stato rappresentato dal tentativo di sensibilizzare il settore del turismo (dai tour operators, agli alberghi, alle agenzie di viaggio, fino ad arrivare direttamente al turista), con l’obiettivo di promuovere buone pratiche per un turismo maggiormente responsabile. Nel Luglio 2007 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (Coe) ha adottato la Convenzione di Lanzarote. Ad oggi sono 17 gli Stati ad averla ratificata. La dimensione del fenomeno, imporrebbe però una diversa e più attenta capacità di incidere da parte dei Governi occidentali, soprattutto europei, sia in termini preventivi che repressivi, al fine di evitare questo scempio di umanità.