Ecumenismo
Da domenica 28 luglio al 3 agosto, a Paderno del Grappa (Tv), si terrà la cinquantesima sessione di formazione ecumenica del Sae (Segretariato attività ecumeniche). Il tema è “‘Condividere e annunciare la Parola’. Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi”. Ne parliamo con Marianita Montesor, presidente del Sae
Da domenica 28 luglio al 3 agosto, a Paderno del Grappa (Tv), si terrà la cinquantesima sessione di formazione ecumenica del Sae (Segretariato attività ecumeniche). Il tema è “‘Condividere e annunciare la Parola’. Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi”. A Marianita Montresor, presidente del Sae, abbiamo chiesto di presentarci gli aspetti salienti della sessione.
Professoressa Montresor, questa è la prima sessione estiva dal Sae che lei vive da presidente. Quali sono le sue aspettative per questo appuntamento?
“Mi auguro che la sessione del Sae possa continuare a essere un momento ricco di stimoli a livello di formazione intellettuale, ma anche di occasioni di dialogo, di esperienza ecumenica ‘sul campo’: da lì si può trarre energia di rinnovamento, idee e suggestioni per quel lavoro più capillare, e in un certo senso anche più impegnativo, che poi ogni socio cercherà di portare avanti nella propria realtà locale. E per i convegnisti che vengono per la prima volta, che quest’anno saranno un discreto numero, mi auguro che sia un’occasione per appassionarsi all’ecumenismo, per coglierne la rilevanza come cammino di conversione e di maturazione di una fede cristiana autentica. Mi auguro inoltre che il Sae possa manifestare, attraverso la sessione, quella vitalità che lo anima e lo mantiene in continua ricerca di nuove forme per rispondere in maniera sempre più adeguata alle sfide del presente”.
La sessione 2013 è dedicata alla Parola: perché questo tema?
“Il Sae nasce dalla convinzione di essere tutti ‘sotto la Parola’ e c’è stato alle origini e c’è oggi il desiderio di rispondere insieme, cristiani delle diverse chiese, a questa Parola sempre nuova che costantemente ci provoca, una Parola prima di tutto da accogliere perché ci trasformi. Il tema della missione è ineludibile per ogni cristiano e per ogni chiesa, ma purtroppo sono ancora rare, almeno qui in Italia, le occasioni di annuncio comune, in parte anche per mancanza di abitudine, perché non si è creata una consuetudine in questo senso. Indubbiamente alcune difficoltà possono sussistere a motivo di letture esegetiche della Bibbia diverse, o di differenti visioni teologiche, ma il nucleo dell’annuncio di Cristo è condiviso e dunque l’esperienza del Sae vorrebbe anche ribadire l’urgenza di essere fedeli al kerigma evangelico e alla sua trasmissione”.
Quella di quest’anno è la cinquantesima sessione di formazione ecumenica: una tappa importante. Quale sarà il Sae del futuro?
“Indubbiamente un anniversario stimola a far memoria di ciò che si è ricevuto dal Signore e dai fratelli in tutti questi anni, a verificare la fedeltà al carisma originario, a tentare di rivederne le forme e le modalità espressive perché siano adeguate ai tempi. Un proverbio latino americano recita: ‘Camminando s’apre il cammino’ . Non so quale sarà il Sae del futuro, ma sono certa che se si continuerà a camminare insieme nell’obbedienza alla Parola molta strada sarà ancora compiuta, perché la profezia che ha animato il Sae delle origini ha ancora bisogno di incarnazione”.
Ci sono novità nella sessione 2013 rispetto al passato?
“Sì, pur essendo voluti restare nell’alveo di una tradizione consolidata da anni, nello strutturare la sessione, abbiamo apportato alcuni aggiustamenti. Per due mattine si faranno i gruppi di meditazione della Parola, come momento di preghiera. Anche per i gruppi di studio pomeridiani c’è una novità: innanzitutto abbiamo pensato di accorparli su tre giorni, per dare più continuità alle discussioni. I gruppi di lavoro sono uno spazio privilegiato per sperimentare, in un contesto più ristretto rispetto alla plenaria, la bellezza e la fatica del confronto e del dialogo. La novità di quest’anno, la tavola rotonda di restituzione, sarà il tentativo di trasmettere qualcosa di ciò che nei gruppi è passato non solo in termini di contenuti, ma anche di dinamiche relazionali, attraverso una modalità più interattiva e più agile rispetto a un resoconto di ciò che è emerso. L’intervista farà meglio partecipi i presenti del clima del gruppo. Ci sarà infine una presenza più incisiva di giovani, che in parte seguiranno i lavori in sala, in parte seguiranno un proprio percorso. Infine cercheremo di dare più spazio a momenti di incontro e di dialogo informali. Ci pare questo il senso di quel ‘condividere la Parola’ che dà il titolo alla nostra sessione: l’ascolto della Parola avviene pure nella condivisione della vita, in tutti i suoi momenti”.