Ricerca in Lombardia
Emerge una sostanziale “polarizzazione” rispetto ai cosiddetti “praticanti occasionali”. in Lombardia si dichiara “non credente” il 29,9% dei 20-30enni, contro il 27,6% dei loro coetanei in tutta Italia. La percentuale di presenza dei “cattolici impegnati” tra i giovani lombardi è, invece, del 10,5%, decisamente superiore rispetto ai dati riferiti all’intera Penisola, che registrano un 8,7%
Aumentano i giovani che dicono di non credere. Ma tra costoro sono sempre meno coloro che si professano atei. Chi crede, invece, alla pratica religiosa, affianca l’impegno nel sociale e nel volontariato. Si trasforma anche la partecipazione ai riti. Si va meno a messa, ma si partecipa di più a pellegrinaggi e processioni, forme riscoperte come nuovo modo di vivere la fede. Questo è il parziale identikit dei giovani lombardi che emerge dalla ricerca “Giovani e fede. Identità, appartenenza, pratica religiosa dei 20-30enni”, realizzata dagli Oratori delle diocesi lombarde, presentata oggi nel corso del convegno regionale di Pastorale giovanile, intitolato “Vite da giovani”. Il volume “Giovani e fede. Identità, appartenenza e pratica religiosa” rientra nella collana “Gli sguardi di Odl” frutto del lavoro corale coordinato dagli Oratori delle diocesi lombarde. La ricerca si è avvalsa, per la parte quantitativa, della collaborazione dell’istituto Ipsos.
Posizioni estreme. La ricerca è divisa in quattro capitoli. Il primo è dedicato a un’analisi socio-demografica dei giovani in Italia e Lombardia; il secondo a identità, appartenenza e pratica religiosa dei giovani; il terzo alla “connessione tra fede e vita” per i giovani; il quarto alle attenzioni pastorali da rivolgere ai ragazzi d’oggi. Rivolgendo l’attenzione in particolare ai 20-30enni della Lombardia, (l’11,2% della popolazione residente in Regione), si può osservare un fenomeno che in questa zona appare più accentuato che in altre: si evidenzia una radicalizzazione delle due posizioni più “estreme” rispetto alla Chiesa cattolica, cioè quella di coloro che si classificano come “non credenti” e, dall’altro lato, quella dei “credenti impegnati”. L’andamento dei dati sembrerebbe, infatti, mostrare un progressivo spostamento verso una di queste due posizioni, a discapito di posizioni più “intermedie” come quella del cosiddetto “praticante occasionale”. Nello specifico, in Lombardia si dichiara “non credente” il 29,9% dei 20-30enni, contro il 27,6% dei loro coetanei in tutta Italia. Questa categoria non richiama tanto una dichiarazione di ateismo, quanto piuttosto una presa di posizione più “pratica” rispetto all’appartenenza istituzionalizzata alle religioni tradizionali. Una sorta di “indifferenza”, dunque, rispetto alle forme tradizionali di religiosità, che però “non esclude a priori una dimensione spirituale della vita”; anche i cosiddetti “non credenti” esprimono l’esigenza di dotarsi di una “bussola interiore”, un orientamento valoriale in grado di guidarli nelle piccole e grandi scelte della vita che ognuno è chiamato a coltivare nella propria coscienza.
Meno messe, più processioni e pellegrinaggi. La percentuale di presenza dei “cattolici impegnati” tra i giovani lombardi è, invece, del 10,5%, decisamente superiore rispetto ai dati riferiti all’intera Penisola, che registrano un 8,7%: si conferma quindi l’impressione di una polarizzazione, che vede a questa estremità una fascia di 20-30enni, di numero consistente e stabile (non ha infatti registrato un calo negli ultimi anni, a differenza di altre fasce), per cui la religione non solo è una forte fonte di identificazione e di appartenenza, ma si traduce anche in scelte concrete. Il dato mostra “un’adesione alla religione non di tipo formale o esteriore ma frutto di una scelta matura e che coinvolge tutti gli ambiti della vita dei giovani”. Un dato interessante è l’aumento della partecipazione dei giovani a forme di celebrazione della fede ritenute da molti superate. Dal 2004 al 2010 la frequenza di partecipazione alla Messa è diminuita, mentre “l’adesione a pellegrinaggi è cresciuta dal 9,7% all’11,6%”, così come “la partecipazione a processioni religiose è cresciuta dal 26% al 29,3%”. Questi dati mettono in evidenza un modo nuovo di vivere la fede, che passa attraverso l’esperienza e un coinvolgimento non solo intellettuale. Paradigmatica a questo proposito è la riuscita delle Giornate mondiali della gioventù, che richiamano ancora milioni di giovani. a cura di Gigliola Alfaro