OSPEDALE DA CAMPO/8

“Da suora di strada ” “ho aperto la mia casa” “a donne e bambini”

L’associazione “Progetto futuro uno”, fondata nel 2005 da suor Maria Bambina Centra, delle adoratrici del Preziosissimo Sangue di Cristo, a San Giovanni Rotondo, continua a dare un’occasione di vita alle donne e ai minori vittime della tratta. La maggior parte di loro arriva dalla Nigeria e dalla Romania ma non mancano, purtroppo, anche le italiane

Violenza, tratta, stalking, prostituzione, traffico di organi e femminicidio. Sono le tragedie che, ancora oggi, all’inizio del terzo millennio, subiscono donne e minori dei paesi africani e dell’est europeo. Anche di quell’Est che chiede di entrare in Europa. In Puglia però, c’è chi dà più di una speranza alle vittime di violenze e costrizioni fisiche e psicologiche. È l’associazione "Progetto futuro uno", messa in piedi nel 2005 da suor Maria Bambina Centra, delle adoratrici del Preziosissimo Sangue di Cristo, a San Giovanni Rotondo. Nel paese della vita monastica di Padre Pio da Pietralcina, la casa d’accoglienza di suor Maria Bambina è unica nel suo genere in Puglia. È la sola struttura a norma di legge e autorizzata dalla Regione Puglia per il recupero psico-fisico delle donne e dei minori vittime di qualsiasi forma di violenza e tratta. In collaborazione con il sert Puglia, le prefetture pugliesi e sotto l’egida del ministero delle Pari opportunità accoglie, per un periodo di 12 mesi ciascuna, 8 donne con, eventualmente, i loro bambini. La maggior parte di loro arriva dalla Nigeria e dalla Romania ma non mancano, purtroppo, anche le italiane. Una vita dedicata alla missione. "Quest’esperienza mi ha convertita tantissimo perché un conto è essere suora in istituto, al riparo delle quattro mura conventuali, un altro è essere suora di strada". Con queste parole suor Maria Bambina sintetizza il suo percorso di fede. "Il vero essere cristiani – continua suor Maria – sia laici che religiosi, è vivere in mezzo alla società. Lo dice senza sosta anche Papa Francesco dal primo giorno del suo insediamento". E a sentire quante ne ha passate c’è solo da crederle. Era presente durante la tragedia del terremoto dell’Irpinia, poi, con la caduta del muro di Berlino, fu inviata a gestire parte della massa di immigrati dall’ex Unione Sovietica e, infine, durante l’immane sbarco del 1991 della Vlora con più di ventimila albanesi in cerca della nuova "Eldorado", era a Bari tra i volontari e gli organizzatori. "A seguito di quel grande sbarco fui inviata in Albania. – continua suor Maria – Lì cominciò la mia nuova vita sociale e religiosa. Fui testimone di bambini morti o mutilati ai bordi delle strade a causa dei traffici di organi, di donne spogliate della loro dignità, di entrambi trattati peggio di animali. Denunciai tutto e, se in Italia fecero finta di nulla, nella neonata Unione europea mi diedero ascolto e agirono di conseguenza. Ecco, in quel momento è nato Progetto futuro uno". Sola ma con l’aiuto di Dio. Tutto nacque quando fu incaricata dal suo Ordine di occuparsi delle prostitute che dormivano sulle panchine della stazione di Foggia. Nessuno voleva occuparsene e, peggio, nessuno voleva saperne nulla di loro. Le porte degli istituti religiosi rimanevano chiuse, così come quelle delle istituzioni locali. Dove ospitare queste ragazze, allora? "Utilizzai, allora, la casa dei miei genitori – ricorda suor Maria -. Da allora sono passate quasi duecento ragazze e il 92% di loro ha ricominciato una nuova vita". Le regole della casa sono ferree. Appena arrivate, le donne portate dalle forze dell’ordine, fanno tutte le analisi mediche necessarie, devono imparare l’italiano, devono affrontare una terapia di gruppo, le si trova un lavoro regolare e devono mettere da parte un gruzzolo di cinquemila euro entro la fine del percorso. Cosa più importante è approntare, insieme a suor Maria, agli psicologi e agli operatori un progetto di rinascita. L’associazione, infatti, non è un dormitorio. Non si può stare fermi e "vegetare". "Progetto futuro uno" è il binario su cui viaggiare per ricominciare a vivere. È un metodo faticoso ma funziona. Ritornare a vivere. Ridare un’occasione a chi è stato derubato della propria dignità è un dovere sociale e, innanzitutto, cristiano. A San Giovanni Rotondo "Progetto futuro uno", compie questo gesto quotidianamente. Le donne, le minorenni e i bambini accettano questa sfida. Ne sono felici. Ed escono dai cancelli della casa accoglienza per camminare nella nuova strada che si sono costruite. Ed il sorriso di suor Maria Bambina non li perde mai di vista.