Solidarietà

Spagna. Dalla parte delle donne irachene

Manos Unidas (Chiesa cattolica) sostiene un progetto di sviluppo a Ninive

Manos Unidas, associazione della Chiesa cattolica in Spagna per l’aiuto, la promozione e lo sviluppo del Terzo mondo, dedica il progetto del mese di gennaio, l’ultimo della campagna “No c’è giustizia senza uguaglianza”, al lavoro che l’organizzazione svolge nella Piana di Ninive, in Iraq, insieme con l’organizzazione “Etana”, che, proprio grazie all’appoggio di Manos Unidas, cerca di dare alle donne opportunità negate loro da povertà, mafie, persecuzione religiosa e società maschilista. La Piana di Ninive è un’area situata a nord-est della città di Mosul, capitale della provincia di Ninive, dove coabitano diverse religioni e dove un’alta percentuale della popolazione non è né araba né musulmana, motivo per il quale, nel corso degli anni, la zona ha subito gravi tagli ai servizi e le infrastrutture sono insufficienti.

Donne emarginate. In Iraq, a causa delle condizioni di povertà, violenza e discriminazione, le donne sono quelle che stanno peggio. Il loro ruolo, in una società marcatamente maschilista, si limita alla cura dei figli e della casa. La mancanza di formazione (la maggioranza delle donne è quasi analfabeta) si riflette nell’educazione che trasmettono ai figli: differenze tra maschi e femmine, meno opportunità di studio per le bambine, proliferazione di bambini lavoratori e matrimonio precoce per le ragazze. “Malgrado l’articolo 14 della Costituzione parli di uguaglianza, nella pratica, ci spiegano da Etana, che non è così – evidenziano a Manos Unidas -. Ad esempio, la donna riceve la metà dell’eredità di un uomo”. D’altra parte, gli uomini non credono nell’uguaglianza delle donne perché “se le donne fossero uguali a loro, gli uomini perderebbero molto, troppo”. Perciò, le donne diventano “prigioniere della casa: analfabete, emarginate e povere”.

Cambiare mentalità. Per mutare questa situazione, Etana, che lavora in diverse località della regione dal 2006, ha proposto a Manos Unidas un programma per formare e preparare le donne con l’obiettivo che possano svolgere un mestiere. Questo lavoro permette loro di soddisfare le proprie necessità e di rafforzare, così, il loro ruolo nella società (nel campo dell’informatica, della prima assistenza o della cura del corpo). Inoltre, le due associazioni portano avanti un programma per l’ambiente e il riciclaggio. Nel tempo, molti uomini hanno cercato di conoscere le attività e sono stati coinvolti nelle conferenze. “E saranno sempre di più – assicurano a Etana – ma è molto difficile cambiare una mentalità così radicata”.

La storia di Nisreen. Un progetto che aiuta tante donne a dare una svolta positiva alla loro vita, come nel caso di Nisreen Khalid Dawood, vedova con due figli e fuggitiva. “Sono nata nel 1986 nella città di Telesquf – racconta la donna -. Dopo essermi sposata, mi sono trasferita a Baghdad con mio marito. Vivevamo in un appartamento nel quartiere di Dorrah dove mio marito aveva un negozio di bibite. I nostri due figli andavano a scuola. La nostra vita è stata meravigliosa fino al giorno nel quale abbiamo ricevuto una lettera minacciosa di un gruppo terrorista che ci chiedeva molti soldi per mantenere la bottega. Per due mesi abbiamo pagato, ma un giorno, dieci minuti dopo che mio marito aveva aperto il negozio, ho sentito alcuni spari, una cosa molto comune oggigiorno; ma questa volta gli spari erano vicinissimi”. La donna continua la sua storia: “Senza pensare ai miei figli, ho aperto la porta e ho trovato mio marito sanguinante a terra. Ho gridato, ma non ho avuto nessuna risposta. Poi mio marito ha aperto gli occhi e mi ha detto: ‘Salva i bambini'”. Nisreen è quindi fuggita a Telesquf, dove ora vive con i genitori e i figli. “Quando ho sentito parlare di Etana e dei corsi che impartisce gratuitamente – afferma la donna -, mi sono iscritta a quelli di cucito e parrucchiera. Ora ho un piccolo salone di bellezza, che, in realtà, è solo un tavolo con alcuni prodotti per il trucco e una sedia. Inoltre, alcuni parenti mi hanno prestato una macchina per cucire fino a quando non potrò comprarne una mia”. Nisreen ringrazia Etana “per questo lavoro con il quale posso mantenere i miei figli”.