Il Papa sabato a Caserta

Visita insperata che avrà “tratti familiari”

Il vescovo, monsignor Giovanni D’Alise, spiega il cambio di programma: ”Ho semplicemente fatto notare proprio a Papa Francesco che il 26 luglio era la festa della patrona e il Pontefice ha rimesso tutto in discussione. È un insegnamento fortissimo per noi: ho visto il cuore libero di un Papa, che vuole vivere anche gli aspetti più umani, come l’amicizia”. L’incontro con i sacerdoti e la messa in piazza”

Una visita diversa dalle altre. Familiare e, al tempo stesso, inevitabilmente, con i caratteri dell’ufficialità. Una visita che permetterà un caldo abbraccio non solo tra la folla e il Papa tanto amato, ma un colloquio tenerissimo tra un padre e i suoi figli sacerdoti. Con un’attenzione tutta speciale alle periferie, dove i problemi non mancano. E che qui si chiamano degrado ambientale, disoccupazione e presenza della criminalità organizzata. È così che vede la visita del Papa a Caserta il vescovo, monsignor Giovanni D’Alise.

Eccellenza, come sta vivendo questo dono che il Papa fa alla sua Chiesa?

“Considero questa visita proprio come un ‘dono’ del Papa a Caserta e in modo speciale alla Chiesa di Caserta: è una visita del tutto speciale perché non ha le caratteristiche di una visita lungamente preparata. È nata dal cuore del Papa in un dialogo nel quale mi ha detto che avrebbe partecipato alla festa della patrona, Sant’Anna. Questo mi ha colpito in modo particolare e credo che abbia colpito anche i casertani, perché circolavano tante notizie che creavano confusione. Alla fine è stato bello perché è una visita insperata”.

Effettivamente si rincorrevano tante voci: poi una settimana fa l’annuncio della doppia visita, prima alla Chiesa di Caserta il 26 e poi a Traettino il 28. Ci spieghi cosa è successo veramente…

“Dopo aver accolto la notizia che il Santo Padre sarebbe venuto a Caserta il 26 luglio, ho semplicemente fatto notare proprio a Papa Francesco che quel giorno era la festa della patrona e il Pontefice ha rimesso tutto in discussione. Questo è un insegnamento fortissimo per noi: ho visto il cuore libero di un Papa, che vuole vivere anche gli aspetti più umani, come l’amicizia”.

Dando l’annuncio di questa visita, lei l’ha definita “ufficiale, ma del tutto familiare”. Cosa vuol dire?

“Ha alcune caratteristiche della visita pastorale ufficiale, ma anche tante altre di una visita familiare. Questo è stato tutto desiderio del Papa. È una visita nata familiare, poi pian piano si sta rivestendo di ufficialità. Saranno presenti anche il cardinale Crescenzio Sepe, presidente della Conferenza episcopale campana, e altri vescovi della regione”.

A suo avviso, quale sarà il cuore di questa visita?

“Vedo questa visita come un’attenzione per una città e una diocesi, che non sempre sono state valorizzate per quello che sono. Anche a livello di società civile, Caserta è sempre stata vista come il fanalino di coda nelle classifiche delle province italiane. Il venire qui del Papa esprime esattamente l’itinerario apostolico che sta portando avanti: l’andare nelle periferie. Il Papa ha colto subito l’occasione di venire qui per valorizzare ancora una volta le periferie”.

Quali sono i problemi e le potenzialità di Terra di Lavoro?

“La realtà che più ci colpisce adesso è la cosiddetta Terra dei fuochi che era, un tempo, la parte centrale della Campania Felix. Purtroppo tutto questo è stato rovinato dal sotterramento di rifiuti tossici e ciò ha causato tante morti. Il secondo problema è la disoccupazione, che toglie il respiro e la speranza ai giovani. Ma non c’è solo degrado qui: ci sono tante persone che hanno voglia di ricominciare e partecipare attivamente a una risurrezione di questo territorio. C’è tanta voglia di fare: dobbiamo pregare il Signore di mandarci persone illuminate che sappiano guidare questo desiderio di risorgere a una vita sociale più responsabile, tenendo conto che siamo in una terra dove sono radicati alcuni clan camorristici”.

Con così poco preavviso, come si sta preparando la comunità ecclesiale di Caserta all’incontro con il Papa?

“Con un grandissimo entusiasmo. Certamente, sappiamo già che non riusciremo a fare molte cose, ma il Papa capirà. Abbiamo avuto solo otto giorni per preparare e due giorni per allestire la piazza perché ancora ci sono dei concerti”.

Come sarà strutturata la visita del Papa?

“Molto semplicemente. Dopo l’arrivo alle 16, il Papa incontrerà, a porte chiuse, i sacerdoti della diocesi: sarà un lungo dialogo. Anche qui si registra una particolarità di questa visita: il Papa parla ai suoi figli sacerdoti e li ascolta. Questo fa parte del ‘corso’ che sta seguendo nel suo apostolato Papa Francesco: privilegiare il rapporto, con tutti, ma soprattutto con i sacerdoti e i vescovi. Dopo il colloquio con i sacerdoti, il Pontefice farà un giro della piazza in papamobile, alle 18 celebrerà la messa e alle 19,30 ripartirà”.

Quali frutti si aspetta da questo incontro?

“Personalmente ho una grande aspettativa: io sto qui da appena due mesi e ho fatto pochi incontri con i sacerdoti. È bello cominciare il mio episcopato con la presenza del Papa che ci tiene insieme: vescovo e sacerdoti. Spero molto in questo colloquio perché certamente renderà più profonda la nostra relazione. Sono sicuro, poi, che l’incontro ‘sconcertante’ con Papa Francesco, che, ovunque è andato, ha dato dimostrazione di questa sua sincerità e spontaneità, resterà nel cuore delle persone, segnandole positivamente”.