Campania

Il piano per la famiglia

Tra i servizi previsti: 101 nuovi asili nido nelle cinque province entro il 2015

È stato presentato dall’assessore regionale alle Politiche sociali, Bianca D’Angelo, il piano regionale per la famiglia e l’infanzia. Entro il 2015 saranno pronti nelle cinque province della Campania altri 101 nuovi asili nido destinati alla prima infanzia (0-36 mesi), che si aggiungeranno ai 20 già in funzione. Per sostenerne il funzionamento, la Giunta Caldoro ha programmato ulteriori 17 milioni, di cui 10 destinati alla gestione di tutte le strutture. Le altre somme saranno invece destinate al sostegno economico di nuclei familiari con a carico persone non autosufficienti (6 milioni) e al Terzo Settore per le azioni di supporto ai servizi domiciliari. In totale i 121 asili nido del piano straordinario attiveranno 4.800 posti. Sono già partiti dallo scorso settembre anche i nuovi 65 “servizi integrati” per l’infanzia (2.100 posti attivati) finanziati dalla Regione sul territorio della Campania con oltre 12 milioni di euro. In particolare le tipologie di servizi integrativi finanziati sono Baby trasporto sociale, Baby Sitting, Campo estivo, Educatrice domiciliare, Ludo bus, Ludoteca prima infanzia, Centro prima infanzia, Mamma accogliente, Pre e Post accoglienza, Voucher per posti in nidi comunali, Voucher per servizi di cura.

Fatto positivo. “Il piano d’investimenti per la famiglia è un fatto molto positivo, anche se non posso mancare di sottolineare la sproporzione tra bisogno e servizi effettivamente erogati dai Comuni”, afferma Michele Tarallo, presidente del Forum campano delle associazioni familiari. “Sul versante dei nidi, dato che la misura riguarda anche i servizi sperimentali – afferma Tarallo -, ci auguriamo che questa sia l’occasione per una nuova politica di appoggio ai nidi familiari, magari con una normativa ad hoc. Accanto all’introduzione dei nidi familiari a pieno titolo nell’ordinamento campano è opportuno vincolare l’erogazione dei fondi a strutture (nidi, micro nidi, servizi integrativi al nido) che effettivamente garantiscano la partecipazione dei genitori alla vita della struttura e non funzionino invece, come spesso succede, in maniera autocratica”. Per il presidente del Forum, “ottima è l’introduzione dell’assegno di cura per la non autosufficienza, che va erogato però sotto forma di servizi, perché il sostegno al reddito familiare rischia di non tradursi in miglioramento delle condizioni di vita della persona con handicap: gli interventi di sostegno al reddito sono un altro genere di strumenti e vanno realizzati con le modalità (e le risorse) tipiche di questo genere di iniziative. Se si vuole che questi servizi vengano a supportare i carichi familiari, è necessario che vengano attribuiti con il sistema dei voucher”.

Un primo passo. Giovanna e Giuseppe Galasso, responsabili regionali del settore famiglia e vita della Conferenza episcopale campana, plaudono a quest’attività regionale che “ha prima posto attenzione e poi ha dato una risposta concreta alle famiglie campane”. Per la coppia, è “buono lo spirito che anima il piano regionale per la famiglia e l’infanzia, cioè la sussidiarietà. Gli interventi messi in atto sul piano del sostegno alla prima infanzia, nella fattispecie l’attivazione di 101 nuovi asili nido, certamente sono una risposta sussidiaria all’esigenza di conciliazione dei tempi della famiglia, del lavoro e dello sviluppo professionale. È un primo passo”. Ma “l’ottimo sarebbe assicurare asili nido nei posti di lavoro o favorire asili nido a gestione familiare per favorire e sostenere il rapporto genitore-figlio. A volte, infatti, gli asili nido diventano ‘parcheggio’ e non favoriscono il ‘familiare’ inteso come la realizzazione dell’essere famiglia e, dunque, lo stare insieme genitori-figli e crescere nel proprio ruolo paterno e materno”. Un aspetto considerato dai coniugi Galasso è la distribuzione dei fondi. “Quelli destinati al capitolo gestione delle strutture (asili nido e quant’altro) sono 10 milioni – ricordano -, mentre quelli destinati al capitolo sostegno economico di nuclei familiari con a carico persone non autosufficienti solo 6 milioni. Certo si può dire che a questi va aggiunto lo scarso milione e mezzo per il Terzo settore a supporto dei servizi domiciliari, ma siamo sempre al di sotto dei 10 milioni”. A loro giudizio, “una politica sociale che ripone al centro e valorizza il contributo che le famiglie danno allo Stato, che riconosce il lavoro sociale da esse svolto, andrebbe sostenuta anche con un segnale implicito come può essere scegliere che nella ripartizione dei fondi il capitolo dell’assistenza sia più alto, anche se per una piccola percentuale”.