Spagna
Numerose le sottolineature emerse dall’Assemblea dei vescovi del sud del Paese. Le ricadute della crisi ancora in primo piano
Si è tenuta a Córdoba, nei giorni scorsi, la CXXX Assemblea ordinaria dei vescovi del Sud della Spagna, che comprende le diocesi di Sevilla, Granada, Almería, Cádiz e Ceuta, Córdoba, Guadix, Huelva, Jaén, Jerez y Málaga. Diversi i temi affrontati, dalla vicinanza alle famiglie in difficoltà alla questione educativa.
Tante opere benefiche per rispondere alla crisi. Durante l’Assemblea è stata dedicata un’ampia riflessione all’analisi della situazione sociale della regione del Sud della Spagna, con particolare attenzione all’azione socio-caritativa della Chiesa, in un tempo di crisi come quello attuale. I vescovi seguono da vicino, nelle loro rispettive diocesi, lo sviluppo delle attività benefico-sociali che portano avanti le diverse istituzioni della Chiesa, come le Caritas parrocchiali e diocesane, le opere benefiche degli istituti religiosi, il lavoro assistenziale che realizzano le Fraternità e Confraternite e tante altre ancora. I vescovi hanno ben presente che tutta questa opera sociale si deve alla fede cristiana e alla generosità di tanti cattolici e cittadini, che offrono la propria solidarietà tanto nell’ambito delle proprie famiglie quanto appoggiando economicamente le varie istituzioni della Chiesa.
Attaccato un diritto costituzionale. I vescovi hanno poi sottolineato l’importanza dell’educazione dei figli nell’ambito familiare e scolastico, segnalando il diritto e il dovere dei genitori in questa sfida e la loro partecipazione attiva nelle associazioni familiari e scolastiche. I presuli hanno ritenuto necessario diffondere una Nota pastorale sull’educazione religiosa nella scuola per un’adeguata diffusione nelle diocesi del Sud della Spagna. Il testo è stato reso noto al termine dell’Assemblea plenaria. “Il governo dell’Andalusia rispetti il diritto costituzionale dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose”, scrivono i vescovi. In particolare, i presuli fanno riferimento all’intenzione del governo locale di ridurre da 90 a 45 minuti settimanali l’orario di insegnamento della religione nelle scuole primarie della regione, proponendo l’ora alternativa di “valori sociali”. Un’intenzione che una parte della popolazione non ha gradito, tanto che sono state raccolte 430mila firme per chiedere una corretta regolamentazione dell’insegnamento della religione negli istituti di formazione. Sostenendo la raccolta popolare di firme, i vescovi andalusi ricordano, quindi, che “conformemente all’articolo 27.3 della Costituzione spagnola, le autorità pubbliche devono garantire il diritto che spetta ai genitori affinché i loro figli ricevano la formazione religiosa e morale confacente alle loro convinzioni religiose”. Di qui, l’appello perché non siano violati “i diritti costituzionali riconosciuti alla famiglia e gli accordi tra la Spagna e la Santa Sede, negando il diritto a una formazione religiosa di qualità e rispettosa della legislazione vigente”.
Ora di religione indispensabile nel processo educativo. “L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole – continua la nota episcopale – viene sollecitata dall’87% dei genitori, a livello dell’educazione primaria”, un dato che “i responsabili politici di una società democratica devono tenere in conto”. Al contempo, i vescovi del Sud della Spagna esprimono la loro solidarietà ai 2.700 docenti di religione che rischiano di perdere il lavoro “in un momento tanto difficile per l’occupazione”. “La formazione religiosa – annotano ancora i presuli – è una dimensione indispensabile nel processo educativo dei figli e sia i genitori che i professori devono tutelarla e promuoverla”. Di qui, l’invito alle istituzioni affinché aprano al dialogo “in una forma rispettosa del sentimento della maggioranza dei genitori andalusi e del lavoro dei docenti”.
Vicinanza all’arcivescovo di Granada. I vescovi, che hanno seguito anche la campagna mediatica contro l’arcivescovo di Granada che si è sviluppata negli ultimi mesi, campagna che – spiegano – non ha temuto di ricorrere alla menzogna e alla calunnia, esprimono la loro piena comunione e il loro sostegno all’arcivescovo di Granada, monsignor Javier Martínez, e denunciano che queste informazioni false e ingiuste che tanto danno arrecano al popolo di Dio. Il presule è stato attaccato dai giornali dopo la diffusione di un presunto caso di abusi sessuali su minori da parte di alcuni sacerdoti.