L'opinione del territorio

Tra una settimana al voto. Le prime pagine dei giornali diocesani

I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, guardano alle prossime elezioni amministrative. “Il voto regionale – rilevano le testate Fisc – ha una valenza che va ben al di là del risultato nei singoli territori e va seguito, anche per questo, con attenzione”

“Le elezioni amministrative sono un test importante”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, guardano alle ormai prossime elezioni amministrative. “Il voto regionale – rilevano le testate Fisc – ha una valenza che va ben al di là del risultato nei singoli territori e va seguito, anche per questo, con attenzione”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: il Papa alla Cei, prima guerra mondiale cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.

Elezioni amministrative. “È importante andare a votare”. Tra una settimana ci sono le elezioni amministrative, ma c’è sempre il rischio dell’astensionismo, come avvertono le riflessioni di questa settimana. Per Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo), “andare a votare è un atto di coraggio perché troppi elementi ci distraggono e ci tentano per non esercitare questo diritto, di onestà. Con il voto garantiamo a tutti livelli apprezzabili di democrazia, di responsabilità; ci assumiamo l’onere di aver contribuito ad eleggere una Giunta di un colore o dell’altro ed infine l’impegno di vigilare e partecipare alla crescita democratica in qualsiasi contesto noi ci troviamo: nei partiti, nelle associazioni, nei movimenti ed anche nel cosiddetto mondo cattolico”. Sconsolato anche Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino): “Tra una settimana si voterà per eleggere il presidente della Regione Campania. È inutile nascondere l’imbarazzo dinanzi al quale ci si trova per operare la scelta migliore. Quale schieramento merita il consenso? E quale candidato?”. Guarda oltre le regionali Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza): “Ogni elezione, si sa, è importante, anche se molti (troppi!) sembrano non crederci più. Questo voto che riguarda, come noto, sette regioni potrebbe rappresentare un passaggio importante per capire se all’orizzonte si sta strutturando qualche ipotesi di opposizione credibile e politicamente spendibile”. Per Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), rispetto alle elezioni regionali “non esiste ricetta. C’è però da augurarsi che il numero più alto possibile di veneti vada a votare; che, prima, tutti possano informarsi adeguatamente; che, dopo, tutti gli eletti s’impegnino a ricercare ed attuare le scelte migliori senza lasciarsi irretire da interessi di parte. Illusione? Ma anche possibilità”. In realtà, ammette Pietro Pompei, direttore dell’Ancora (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), “proprio la speranza è latitante”: “Le forze politiche locali, maggioranze e minoranze, dovrebbero assumersi il compito di ridare fiducia al cittadino abbandonando litigi da lavandaie e agendo alla soluzione di problemi concreti”. D’altra parte, “lo stato di precarietà in cui ci troviamo è stato creato, nel tempo, da tutte le forze politiche, comprese quelle che oggi protestano dai banchi dell’opposizione”, sostiene Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto). “Nel nostro Paese si cerca, con fatica e non poche contraddizioni, di varare riforme, trovare strade nuove per dare un avvenire alle giovani generazioni: scuola, lavoro, pensioni, sviluppo. Un patto intergenerazionale che non può essere solo il risultato di un processo normativo o il successo di una leadership politica, ma necessaria condizione per dare un volto e un progetto culturale e sociale all’Italia”, avverte Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino). “Al voto! Domenica 31 maggio Faenza sceglierà il sindaco e i componenti del Consiglio comunale. La prima novità è che i consiglieri passano da 30 a 24. E fra questi ci sarà anche qualcuno dei candidati sindaco, di sicuro non tutti. Un piccolo calcolo delle probabilità fa subito pensare che 9 candidati siano davvero tanti”, dice Giulio Donati, vice direttore del Piccolo (Faenza).

Il Papa alla Cei. Diverse riflessioni sono dedicate all’intervento del Pontefice all’Assemblea della Cei. Il Papa ha posto “diverse questioni su quella che lui ha definito, dopo due anni di innumerevoli incontri con le conferenze episcopali, la ‘sensibilità ecclesiale’, ossia quell’appropriarsi ‘degli stessi sentimenti di Cristo, di umiltà, di compassione, di misericordia, di concretezza e di saggezza’. Il Papa ha richiamato tutti i presenti, ma l’invito è a tutta la comunità cristiana in Italia, a ‘non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane, scartando i giovani’, soprattutto, ‘emarginando i deboli e i bisognosi'”, ricorda Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate, a proposito dell’intervento del Pontefice all’Assemblea della Cei. “Andare controcorrente significa anche, nelle parole di Francesco, impegnarci a difendere il popolo di Dio ‘dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l’identità e la dignità umana’. Una sottolineatura, quest’ultima, che mi ha fatto pensare a quanti cristiani si considerano seguaci di Cristo senza condividere il suo modo di intendere l’umana esistenza: essere con Cristo senza pensare come Cristo! Non è questa una contraddizione? Eppure essa sembra molto frequente”, afferma Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona). Sul discorso del Papa interviene anche Francesca Cipolloni, direttore di Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia): “Alcuni titoli giornalistici hanno definito quello del Pontefice un ‘invito all’emancipazione’: cari lettori, non ci resta che accoglierlo, facendocene degni interpreti. In ogni ‘periferia’”.

Prima guerra mondiale. Ricordando i cento anni dell’entrata in guerra (24 maggio 1915), Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì), rammenta: “Una stagione da disumano disastro annunciato, per tante famiglie private dei loro figli in verdissima età”. La Valsusa (Susa) riprende un editoriale del Sir sempre in ricordo dell’entrata in guerra dell’Italia: “Per ricordare il 24 maggio 1915 forse è necessario ripartire proprio dalle parole pronunciate da papa Francesco: ‘La pace è un lavoro, non è uno stare tranquilli'”. Vittorio Croce, direttore della Gazzetta d’Asti (Asti), sottolinea: “Ora gli storici danno quasi tutti ragione alla tesi di Papa Benedetto XV: 650mila morti per Trento e Trieste che ci sarebbero forse state date in cambio della neutralità”. Dalla prima guerra mondiale all’oggi spazia l’editoriale di Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini): “Sei in Italia, e un attimo dopo in Slovenia. E tutti, spontaneamente, siamo andati col pensiero a quelle migliaia di persone che ogni giorno rischiano la vita, su barconi appena galleggianti, nel tentativo di varcare un confine, sul quale fra cento anni i figli dei nostri figli, dai colori diversi, danzeranno, chiedendosi quanto fossero assurde certe divisioni, frutto solo di interessi che con il cuore dell’uomo non hanno nulla da spartire, ma solo con il suo portafogli, che comunque un giorno, rimarrà per sempre vuoto”.

Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. I profughi “sono persone, prima di tutto. Sono uomini e donne (e bambini!!) che fuggono dalla guerra, da situazioni di pericolo, da morte certa. Anche qui su queste pagine vi abbiamo raccontato le loro storie: la paura, la fuga, il viaggio nel disagio più totale, lo smarrimento in una terra sconosciuta. L’accoglienza degli abitanti di Lampedusa dovrebbe essere un esempio. Chiuderemo le nostre porte? Faremo i conti con le nostre coscienze”, evidenzia Chiara Domenici, direttore della Settimana (Livorno). Il dramma del Nepal terremotato nell’editoriale di Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano): “Vogliamo continuare a parlare di Nepal, rilanciando l’appello. Sono tante le raccolte fondi partite in questi giorni; domenica scorsa nelle parrocchie le offerte sono state devolute per le popolazioni terremotate. Associazioni ed enti stanno continuando la loro opera di raccolta. Non si può voltare pagina. I fratelli e le sorelle del Nepal ci chiedono aiuto”. Una riflessione sulla legalità è offerta dalla Voce dell’Jonio (Acireale): “Oggi, non basta essere irreprensibili, occorre riacquistare fiducia e stima, adoperarsi per il bene comune, con lealtà e senso di responsabilità, insieme, cittadini e istituzioni, senza avallare privilegi né coprire inadempienze, errori, illegalità”. “Il mestiere più antico del mondo, la prostituzione, resta difficile da rottamare. È nella natura dell’uomo più il sopraffare, che l’amare. Il sopraffare porta alla ricerca del denaro nella convinzione che si tratti di uno strumento che può risolvere ogni cosa; l’amare è spendersi gratuitamente per gli altri, a partire dai più deboli”, denuncia Giulio Donati, direttore di Risveglio Duemila (Ravenna-Cervia). Anche le partite truccate sono motivo di amarezza, come per Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria): “Anche nel gioco ci vuole la coscienza. Chi non ce l’ha, inquina tutto e coinvolge tutti. Sapere di avere assistito a una stupenda partita” e “venire poi a sapere che tutto era falsato, inquinato da un patto segreto di alcuni che dovevano piegare la partita in un certo modo per favorire interessi economici, ha il sapore di una beffa”. Si occupa di scuola l’Eco del Chisone (Pinerolo): “La scuola che non funziona c’è, probabilmente. Ma c’è anche una scuola che dà il meglio di sé per formare (non solo educare) i suoi ragazzi”. Il Corriere Eusebiano (Vercelli) ricorda che “decolla il weekend della Fattoria in città”.

Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. A proposito del prossimo convegno ecclesiale di Firenze, Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova), osserva: “C’è bisogno di un nuovo umanesimo, di ricercare gli elementi che possono e devono dare una rinnovata umanità a una società che risulta in questo senso sempre più in declino. I grandi sistemi ideologici del passato appaiono, chi più chi meno e in modalità diverse, su un viale del tramonto sostanzialmente irreversibile. A fronte di ciò, che pure ha i suoi aspetti positivi, emergono parecchi elementi che fanno riflettere in modo preoccupato”. Sempre sul convegno ecclesiale scrive Raffaele Mazzoli, direttore del Nuovo Amico (Pesaro-Fano-Urbino): “Sulla ‘Traccia per il cammino verso il 5° Convegno’ viene coinvolto anche il cosiddetto ‘Progetto culturale’, e giustamente perché, per riaprire un dialogo con la società odierna, bisogna rincorrere l’uomo e la sua cultura”. “Quest’anno la veglia di Pentecoste che si celebra in Cattedrale, animata dalle aggregazioni laicali, risponderà alla proposta dei vescovi Italiani di dedicarla alla preghiera per i martiri della Chiesa, il cui numero è recentemente aumentato in modo impressionante. Sosterremo con il nostro convenire e con la solidarietà spirituale le loro comunità, che ne condividono, in modo per noi inimmaginabile, le sofferenze e la gloria. Dimostriamoci meno indegni di essere parte attiva della stessa Chiesa, la Chiesa dei martiri!”, è l’esortazione, sulle pagine del Nuovo Diario Messaggero (Imola), del vescovo, monsignor Tommaso Ghirelli. “Pregheremo perché lo Spirito Santo, vero datore di concordia e di pace, susciti ai nostri giorni una rinnovata fraternità, nel rispetto della libertà religiosa di ogni credente nel vero e unico Dio, e a noi cristiani dell’Occidente doni la forza di una particolare espressione della solidarietà verso tutte le comunità cristiane perseguitate a causa del Vangelo di Cristo”, rilancia sulle pagine del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio) il vescovo Gianni Ambrosio. Anche Emilio Pastomerlo, direttore dell’Araldo Lomellino (Vigevano), ricorda la veglia di Pentecoste dedicata dalla Cei ai cristiani perseguitati: “I cristiani, oggi, non vogliono ‘fare’ le vittime, vogliono ‘essere’ testimoni. Da sempre sanno che vivere la fede in modo autentico e coerentemente non è facile”. Sul Ticino (Pavia) il vescovo Giovanni Giudici prende spunto dalla festa delle Sante Spine che coincide con la conclusione della visita pastorale: “Nelle comunità parrocchiali delle borgate, delle campagne e della città, un’esperienza rimane nel cuore: sono i cristiani semplici, la gente di tutti i giorni che rende viva e attraente la Chiesa”. Lo Spirito Santo, sottolinea Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), “è la novità, la giovinezza, la primavera della chiesa e del mondo. Chi si apre al suo influsso non invecchia mai, ma mantiene uno stato di freschezza e di agilità che lo qualificano in ogni suo atteggiamento”. La Vita Casalese (Casale Monferrato) ricorda che “il mondo del lavoro si dà appuntamento sabato 23 maggio per la celebrazione per il mondo del lavoro. Quest’anno la scelta è caduta sulla realtà del mondo agricolo, in sintonia con i temi che la grande manifestazione dell’Expo di Milano manifesta”. “Con grande soddisfazione monsignor Luigi Martella comunica di aver ricevuto dalla Congregazione per le Cause dei Santi, di cui è prefetto il cardinale Angelo Amato, per mano del postulatore monsignor Luigi Michele de Palma, il decreto con il quale si ritengono completi e validi gli atti processuali relativi alla causa di canonizzazione del servo di Dio Antonio Bello”, afferma Luigi Sparapano, direttore di Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi). Del Festival della comunità scrive Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia): “Il Festival che a tema mette l’essere comunità ha l’ambizione di rendere visibile un percorso ideale per non disperderci, per ritrovare il cum munus (il patrimonio comune), ma anche il cum humus (il terreno comune) che ci fa dire di essere una comunità”. Il Popolo (Concordia-Pordenone) ricorda l’ordinazione a maggio di tre neo sacerdoti e due diaconi: “Preghiamo per loro e con loro, cercando di discernere insieme i passi di rinnovamento e conversione che oggi ci sono richiesti”. Il Popolo (Tortona) rilancia un editoriale pubblicato dal Sir: “Non è tantissimo, ma è già qualcosa. Bisogna ammetterlo. Il 12 maggio a Roma, al tavolo per l’editoria convocato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Luca Lotti, il governo ha confermato i contributi diretti per altri due anni di competenza, il 2014 e il 2015”. “I media diocesani sono la voce della nostra Chiesa in uscita. Una voce che può arrivare anche là, dove gli strumenti tradizionali della pastorale, non arrivano più”, sottolinea Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema). “Forse – suggerisce Salvatore Coccia, direttore dell’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) – è giunto il momento di fare un po’ di silenzio, uscire dal vortice della confusione e manipolazione comunicativa per rientrare in noi stessi e riscoprire la bellezza di una relazione che faccia guardare le persone negli occhi”.