L'opinione del territorio
I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, dedicano attenzione all’arrivo di migliaia di migranti in Italia. “Viviamo – rilevano le testate della Fisc – un momento storico molto delicato per il nostro Paese e per l’Europa intera, a causa dei continui sbarchi di migranti sulle coste meridionali”. Per questo ricordano: “Non sono numeri, sono vite umane”
“Non sono numeri, sono vite umane”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, dedicano attenzione all’arrivo di migliaia di migranti in Italia. “Viviamo – rilevano le testate della Fisc – un momento storico molto delicato per il nostro Paese e per l’Europa intera, a causa dei continui sbarchi di migranti sulle coste meridionali. E questo riaccende la polemica interna sugli aiuti e sull’ospitalità”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: situazione in Italia, mafia capitale, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.
Gli sbarchi dei migranti. “Un’emergenza epocale”. I giornali della Fisc riflettono sull’arrivo di migliaia di migranti, sulla polemica politica in Italia sugli sbarchi, sulla posizione dell’Europa al riguardo. “I migranti segnalano in modo drammatico la frattura che si sta ampliando tra chi ha tantissimo e chi non ha nulla. È una bomba che va disinnescata. Il Governo deve fare la sua parte. Renzi deve fare sentire la sua voce all’Ue e mostrare la sua capacità decisionale e riformista anche in un ambito così difficile. Tutti, però, dobbiamo fare la nostra parte. Alimentare tensioni e scontri tra bande rivali nel Paese non serve a nessuno e non risolve il problema”, sostiene Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza). Uno scontro, quello sui migranti, che ha toni eccessivamente duri, come ricorda Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), che suggerisce di leggere “i commenti su Facebook all’intervento di padre Mario Toffari che, in accordo col vescovo, è intervenuto nei giorni scorsi in reazione alle affermazioni del presidente della Lombardia Roberto Maroni. Non colpisce il dissenso di molti, anche cattolici, ma il livore con cui si propongono le argomentazioni contrarie. La superficialità, il pressappochismo, il parlare per frasi fatte, misto a ignoranza e maleducazione, non aiutano certo il dibattito su un tema così complicato come l’accoglienza dei profughi. Diffonde una dura nota di dissenso”. Per Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino), “il segnale che viene da alcune Regioni del Nord nuoce alla credibilità dell’Italia, che si appresta a convincere i Paesi europei a un piano sull’immigrazione che prevedrebbe il ricollocamento o l’insediamento di persone che sbarcano sul territorio italiano”. “Può il nostro Paese, porta del Mediterraneo, girare lo sguardo altrove mentre a causa della fame e delle guerre ci sono persone che chiedono aiuto?”, si chiede Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino). “La migrazione potrebbe – e secondo me, dovrebbe – costituire uno dei motivi di maggiore unità e collaborazione tra i 27 Paesi dell’Ue. Questo darebbe all’Europa un segno di discontinuità rispetto alla sua passata storia coloniale. In qualche modo, una forma di ‘restituzione di visita’, per così dire: prima siamo venuti noi europei da voi, specialmente in Africa, ora venite voi da noi, mettiamoci attorno a un tavolo e discutiamo. Un sogno, direte. È vero. Però l’Europa, vecchia, stanca e delusa, potrebbe risvegliarsi attivandosi con un coinvolgimento più convinto ed efficace”, afferma Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria)”. “Decine di profughi vengono bloccati ogni giorno al Passo del Brennero: la ‘chiusura’ imposta da Germania e Austria fino al 17 giugno (ma forse anche dopo)”. Ne parla un reportage di Vita Trentina (Trento) “sulle attese dei migranti e sulle risposte solidali della comunità di frontiera”. “Non è morale ‘far politica’ sulla vita delle persone”, ammonisce Antonio Ricci, direttore del Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), a proposito della presa di posizione di Roberto Maroni sull’accoglienza dei migranti.
Situazione in Italia. Elezioni e scuola sono altri argomenti affrontati. A proposito delle elezioni regionali, Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema), scrive: “La gente non si fida più della politica e dei politici… una deriva estremamente pericolosa. Anche perché la nuova legge elettorale, l’Italicum, approvato con grandi applausi, grazie al premio di maggioranza previsto, consente a una forza politica di fare il pieno di deputati pur avendo conseguito una maggioranza relativa molto bassa. Insomma, si rischia che pochi votati comandino su tutti gli altri!”. Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), osserva: “Per qualche giorno è sembrato di tornare ai tempi della prima Repubblica, quando, al termine delle elezioni, tutti dicevano di avere vinto e nessuno diceva di avere perso. Nelle elezioni del 31 maggio scorso le cose sono andate pressappoco così”. Per Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia), “è urgente recuperare la serietà dei partiti e la credibilità dei candidati con uno stile di confronto più sereno e costruttivo, in un dialogo serrato sui problemi, sempre più complessi nella globalizzazione in atto di una società liquida, alla ricerca del bene comune”. “Purtroppo non giova alla partecipazione al voto nemmeno quel ricambio generazionale, tanto decantato, che in queste elezioni, anche nel nostro territorio diocesano, non ha visto praticamente alcuna novità. Politici di lungo corso spostati di qua e di là, a chiederci l’ennesimo consenso sulla base di un programma impercettibile, sulla fiducia”, afferma Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi). Ferdinando Sallustio, direttore dello Scudo (Ostuni), scrive “di Renzi che la sera delle elezioni si è fatto fotografare mentre giocava alla Playstation e il giorno dopo in tuta mimetica in Afghanistan, dove è andato ad allenarsi per affrontare le ben più feroci divisioni interne del Pd, degli ‘impresentabili’ eletti, della cloaca di Mafia Capitale che coinvolge destra e sinistra…”. Non si riflette solo sulle elezioni, ma anche sulla “Buona Scuola”, come fa Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia): “Modifiche ed emendamenti dovrebbero andare onestamente nella direzione giusta di un miglioramento, appunto di una ‘Buona Scuola’, per quanto – si sa – il concetto di ‘buona’ ha molte sfaccettature e interpretazioni. La legge dovrà tenere conto delle giuste esigenze degli insegnanti e di quelle degli alunni, di forme di valutazione non discriminanti ma nemmeno qualunquistiche; dare potere ai presidi senza ledere i diritti delle altre componenti; rendere possibile una reale autonomia, anche delle scuole paritarie; contemperare formazione della persona e formazione al lavoro. Ma, per quanto ‘buona’, non sarà mai ‘perfetta’!”. Agli studenti in procinto di fare gli esami gli auguri di Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano): “In un mondo che corre veloce e che ci fa sentire spesso inadeguati e non sufficientemente formati, le prove sono quasi quotidiane. È bene allenarsi, sapersi mettere in gioco, accettare le sfide come occasioni per crescere. Perché anche di crescere non si finisce mai. Guai a sentirsi arrivati. Come per ogni viaggio, sarebbe la fine”.
Mafia capitale. Riflessioni anche su mafia capitale. “L’immensa organizzazione del crimine è chiamata ‘mafia capitale’ perché a Roma ha la sua base e il suo centro propulsore, ma in realtà si potrebbe considerare che il suo nome indica che questa mafia è la vera capitale d’Italia, quasi una città a sé stante, ben munita e difesa da ogni attacco della giustizia, da ogni tentativo di eliminare il marciume che domina interi settori della vita pubblica”, avverte Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona). L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) e il Popolo (Tortona) riprendono un editoriale del Sir: “Ben venga la repressione, sia la più radicale, per applicare finalmente la legge dove si procedeva per agglutinazione malavitosa di interessi. Ma sappiamo che non basta, che da una rappresentanza politica e da apparati amministrativi efficienti non si può fare a meno. È questa la vera, grande riforma. Sembra però che nessuno se ne stia attivamente preoccupando. Ma cercando solo di curare i sintomi, ovvero guardando all’immediato, ci si limita a sopravvivere, e la spirale continua ad avvitarsi. Rischiando di travolgere non solo piccoli e grandi protagonisti, ma soprattutto ulteriormente deprimendo il nostro tenore di vita, ovvero i nostri interessi concreti e quotidiani”.
Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. “I credenti cristiani – e non solo loro – hanno un concetto e una idea di famiglia che nessuno può obbligare a ritrattare o a rivedere. Siamo ancora sul problema della libertà, in quanto una forte opinione – sorretta da tutti i mezzi della comunicazione più efficaci e potenti – non vuole assolutamente che tu la pensi come ti sembra giusto sulla famiglia e cerca di indurti ad assumere una concezione diversa, una visione delle cose che non ci appartiene”, fa notare Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo). La famiglia è sempre più bistrattata, ma in ambito locale Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), registra “l’approvazione avvenuta otto giorni orsono, in Consiglio comunale, del ‘Quoziente Cesena con fattore famiglia’. Una bella novità con la quale ora ci si dovrà confrontare. In favore delle famiglie numerose ogni componente ‘sarà pesato’ in maniera crescente. Un modo concreto di dare attuazione al dettato costituzionale dell’articolo 31. Registriamo anche, soprattutto perché non scontato, l’ampia maggioranza a sostegno della proposta giunta dai banchi dell’opposizione guidata da Stefano Spinelli e Gilberto Zoffoli. Un importante incoraggiamento per la famiglia: da adesso viene riconosciuta per ciò che è e vale. Un forte segnale in controtendenza che può aprire una stagione nuova”. Ricordando che “nei giorni scorsi il Pd bolognese ha rivolto un perentorio appello al prefetto di Bologna Ennio Mario Sodano perché vieti una veglia di preghiera pubblica di nove ore per i bambini vittime di aborto, promossa per il 13 giugno prossimo dal comitato No194 davanti all’Ospedale Maggiore”, Andrea Ferri, direttore del Nuovo Diario Messaggero (Imola), osserva: “Opposizioni così virulente a manifestazioni pacifiche sono incomprensibili, illogiche e infondate da parte di chi ostenta la libertà di espressione come caposaldo del suo pensiero”. Chiara Domenici, direttore della Settimana (Livorno), sulla questione dell’ospedale, osserva: “Indubbiamente occorrerà ridisegnare un ospedale a misura delle nuove esigenze, certo cambiate rispetto a quando fu costruito quello di viale Alfieri. Ma i cittadini come lo vogliono quest’ospedale? Per questo il gruppo del tavolo dell’oggettività darà vita a una serie di commissioni per studiare queste possibilità, portando poi i risultati all’attenzione non solo del Comune e della Regione, ma anche dei livornesi perché possano conoscere ciò che già la struttura offre e cosa potrebbe offrire”. La Vita Casalese (Casale Monferrato) parla di una “raccolta fondi” che la Lilt ha organizzato per giovedì 25 giugno al Municipale con il concerto “L’estro armonico… della prevenzione” con l’orchestra dei Ragazzi della “Classica di Alessandria” diretta dal maestro Giovanni Celestino. Maria Cecilia Scaffardi, direttore di Vita Nuova (Parma), scrive che è “ormai improrogabile capire (e anche avere il coraggio di dircelo) cosa – chi – vogliamo “salvare” della nostra città. Senza nasconderci dietro l’alibi delle risorse che non ci sono o sono venute meno”. La Valsusa (Susa) ricorda che il 10 giugno in sala consiliare i responsabili di Terna hanno incontrato il pubblico per parlare di cavidotto. Dalle vicende italiane all’Europa, con Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio): “Austerità, ecco un termine che sta passando di moda o, almeno, si vorrebbe poter archiviare. Non solo l’Italia ne richiede la rivisitazione, anche altri Paesi europei, pur se con minore determinazione. Soltanto la Germania, con qualche flessibilità finalmente aperta a una riduzione di rigore, sembra non esser del tutto d’accordo, preferendo che la modalità continui a sussistere quale mezzo utile per un’Europa troppo ondivaga sul piano economico e della difesa dell’euro”. “La costruzione di un’Europa solida, anche se in linea di principio obbligatoria, è strada lunga e difficile”, osserva Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova).
Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Su Logos (Matera-Irsina) il vescovo, monsignor Salvatore Ligorio, scrive in occasione della festa di Maria SS.ma della Bruna: “Il Vangelo può trasformare il cuore dell’uomo restituendogli ragioni di vita e di speranza”. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appenino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche), è rimasto “colpito dalle parole del Papa a Sarajevo”: “La guerra si vince con il perdono, non con la vendetta” e “dalla testimonianza di tre martiri sopravvissuti alle persecuzioni durante la guerra dei Balcani, 1992-95, seguita alla caduta della dittatura comunista instaurata da Tito nel 1945”. A proposito della nuova Enciclica di Papa Francesco sull’ecologia, Lorenzo Russo, direttore di Kaire (Ischia), scrive: “L’obbligo di salvaguardia del creato è una questione morale”. Secondo il Ticino (Pavia), “il magistero di Papa Francesco sotto forma di enciclica, di omelia, di esortazione, spezzettato e offerto per le difficoltà di ogni singola persona o perché comunque sia strumento di vita, ci consente di ri-conoscere, di ri-trovare, nella nostra vita, Cristo, Cristo risorto, Cristo il Salvatore: ‘volto della misericordia del Padre'”. Commentando la scelta del Papa di non guardare la tv dal 1990, Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), scrive: “Se vivi attaccato alla tv, al computer o al telefonino – sintetizziamo il suo pensiero -, ne diventi schiavo, cerchi i programmi sporchi, perdi la tua libertà e la tua dignità, ti estranei dagli altri, vivi in un tuo mondo”. Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini), osserva che “il messaggio di Romero è esplicito, è che ‘la giustizia del Regno’, così come la chiamava Gesù, è un elemento essenziale per vivere e annunciare la fede”. Parla dei Grest Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone): “I Grest sono scuola di generosità e altruismo, dove si educano i ragazzi a condividere quello che si ha. Si insegna anche a pregare, perché le parrocchie sono dei centri speciali, dove in una cappella abita il Signore Gesù nell’eucarestia”. Una riflessione sul Regno di Dio per Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia): “Il Regno che ci chiama” è “l’oggetto primario della nostra ricerca, il resto ci verrà dato in aggiunta. Esso è la nostra passione, la nostra speranza, l’impegno fondamentale del nostro lavoro, il motivo centrale della nostra preghiera, come Gesù stesso ci ha insegnato e la Chiesa del Concilio ha imparato a ripetere”. L’Eco del Chisone (Pinerolo) offre un pensiero sull’esempio che fa Gesù del “gregge” per parlare di uomini: “Il Vangelo ci propone come esempio il gregge. Sapere che Lui si definisce nostro pastore è questione di fede. Ma anche solo usando la testa, il cervello… Veramente tu ci stai ad esser un’ape, dentro un meraviglioso alveare tutto organizzato, tutto legiferato?”.