Laudato si'/7
Alfonso Cauteruccio, direttore di Greenaccord: “Il termine conversione, riferito all’ecologia, ha un senso ben preciso: modificare i nostri stili di vita radicalmente, abbandonare la logica del consumo, privilegiare la qualità rispetto alla quantità, puntare alla felicità con meno cose, dare spazio alle relazioni, gestire la casa e la propria vita con sobrietà”
“Una novità assoluta che ha il pregio di riunire in un unico testo, molto articolato, aspetti spirituali, teologici, pastorali, formativi, scientifici, ecumenici e linee d’azione sul tema dell’ecologia”. Così Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord, definisce l’enciclica di Papa Francesco, “Laudato si'”.
Alcuni hanno detto che è un’enciclica rivoluzionaria. È d’accordo?
“Ritengo che l’aspetto veramente ‘rivoluzionario’ sia quello di aver chiarito che l’unico ‘antropocentrismo’ compatibile con il progetto di Dio sul Creato è quello che i teologi chiamano ‘moderato’ o meglio ancora ‘di relazione’. Francesco chiarisce bene che la signoria sul mondo affidata all’uomo dev’essere ‘alta’ e deve escludere ogni atteggiamento predatorio e accumulatorio. Nel Vangelo è stigmatizzato l’accumulo che spesso rasenta l’irrazionale: ci riempiamo di cose ma ci rimane il vuoto dentro. E quest’accumulo non è indolore ma grava sull’ambiente e alimenta il circuito del consumismo che si fonda non su bisogni reali ma indotti. Un secondo aspetto ‘rivoluzionario’ è certamente l’aver inquadrato, con il titolo, il rapporto con il Creato in primis con la lode e subito dopo con la cura della casa comune. Quasi a voler ricordare, con San Bonaventura, che il Creato ha come finalità primaria il rendere gloria a Dio e solo dopo l’utilità dell’uomo. Pertanto ciascuno di noi è destinato a unirsi al coro di lode che da ogni forma di vita sale a Dio. Spesso però la melodia dell’uomo è stonata. E Dio, attento al coro melodioso che gli giunge dal Creato, sente il ‘grido’ della terra che si lamenta. Laudato si’ ci dice che siamo chiamati a custodire, ad essere responsabili, ad aver cura della casa comune”.
Per il Papa il degrado ambientale e quello umano ed etico sono intimamente connessi: questa consapevolezza può far cambiare il nostro modo di agire?
“L’ecologia è per definizione la scienza delle relazioni e l’occuparsi del Creato ha valore antropologico e sociale perché in fin dei conti un ambiente sano assicura benessere e qualità della vita. Inoltre, il degrado ambientale è il sintomo più evidente del degrado umano ed etico. Chi non è in grado di curare la propria abitazione e la rende invivibile e inospitale, come può percepire il grido del povero, essere in sintonia con i fratelli, amare la bellezza, coltivare la speranza? La cultura odierna si basa sull’usa e getta. Si fa così con le forme di vita che ci sono compagne durante l’esistenza, con le persone, con le relazioni. Non si entra in sintonia con quanto ci circonda e la nostra esistenza non può essere armonica mentre la creazione è esclusivamente armonia. Infine, non bisogna dimenticare che i guasti ambientali incidono maggiormente sulle aree depresse e sui poveri. Il Papa lo sa bene e ricorda che il grido della terra coincide con il grido dei poveri”.
Francesco parla anche di “conversione ecologica”: cosa abbiamo da dire noi cristiani sull’ambiente? Qual è il ruolo che il Papa ci affida?
“Il termine ‘conversione’, nel linguaggio ecclesiale, ha un significato profondo e indica un cambiamento radicale, una inversione che ci allontana da comportamenti e situazioni non accettabili moralmente. Tale termine, già proposto da Giovanni Paolo II nel 2001, riferito all’ecologia ha un senso ben preciso: modificare i nostri stili di vita radicalmente, abbandonare la logica del consumo, privilegiare la qualità rispetto alla quantità, puntare alla felicità con meno cose, dare spazio alle relazioni, gestire la casa e la propria vita con sobrietà. I cristiani hanno da dire molto sull’ambiente perché il creato porta in sé l’impronta del Creatore (a immagine e somiglianza) e chi non sa scorgerla difficilmente riesce a vederlo e ad essergli vicino, non dimentichiamo che il Creato è la via privilegiata per arrivare a Lui. Il Papa ci chiede di essere custodi responsabili. Greenaccord per attuare tale impegno propone che in ogni parrocchia nascano animatori, denominati ‘Sentinelle del Creato’, con la funzione di vigilare sugli aspetti liturgici e formativi all’interno e, all’esterno, affinché non vi siano situazioni di degrado e adoperarsi perché siano sanate, e si favorisca la qualità della vita. Per tutti, invece, un impegno responsabile che dev’essere ‘pubblico’, visibile ed efficace”.
Il Pontefice cita nell’enciclica Bartolomeo I e l’impegno della Chiesa ortodossa per la custodia del Creato: “Laudato si'” è anche un ulteriore passo per il cammino ecumenico?
“I vescovi europei nel 2004 a Namur hanno concordato che la salvaguardia del Creato ha una forte valenza nel dialogo interreligioso e in quello ecumenico poiché è un tema su cui non vi sono preclusioni di nessun tipo. Il fatto che nell’enciclica siano evidenziate le attività ecologiche del patriarcato di Costantinopoli e a presentare il documento vi fosse il metropolita Zizioulas ne sono una prova evidente. Sul fronte dell’ecologia anche le Chiese e comunità cristiane separate sono molto attive e l’enciclica ora diventerà terreno comune di confronto di azione ecumenica. Ora, su questo come sugli altri fronti, inizia la fase dell’impegno concreto, dei piccoli gesti quotidiani, di una sensibilità rinnovata, di stili di vita coerenti e sobri. Il Papa chiude l’enciclica con un richiamo alla speranza: la riflessione sullo stato del pianeta è ‘drammatica’ ma ‘gioiosa’ allo stesso tempo e non c’è spazio per il disimpegno, per l’indifferenza, per la noncuranza”.