CONSIGLIO D'EUROPA
L’Assemblea parlamentare di Strasburgo prende posizione verso odio e intolleranza che alimentano le violenze. Collaborazione con l’Onu
La drammatica sequenza di attentati di Francia, Tunisia e Kuwait ha fatto irruzione il 26 giugno nell’Aula del Palais de l’Europe a Strasburgo dove si stava avviando a conclusione la plenaria estiva dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (2226 giugno). Di “orrore assoluto” ha parlato il segretario generale del CdE, Thorbjørn Jagland, mentre per Anne Brasseur, presidente dell’Apce, “l’estremismo violento e il terrorismo minano la basi stesse della società democratiche e sono del tutto inaccettabili”. Di qui l’invito ai 324 membri dell’Assemblea “a far sentire una voce forte e chiara contro il terrorismo e contro l’odio e l’intolleranza che lo alimentano”. Nel corso dei lavori, i parlamentari hanno riconfermato l’italiana Gabriella Battaini Dragoni, giunta al termine del primo mandato, vice segretaria generale del Consiglio d’Europa.
Onu e CdE. Ad assicurare il sostegno delle Nazioni Unite all’Europa nella lotta contro l’estremismo violento, la radicalizzazione che porta al terrorismo, l’emergere dell’antisemitismo, dell’islamofobia e delle relative forme di discriminazione, è stato il 23 giugno il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, esprimendo apprezzamento per l’azione dell’organismo di Strasburgo in materia. Per contrastare la minaccia del terrorismo, ha aggiunto, “può essere necessario adottare misure di sicurezza e addirittura ricorrere all’azione militare”. Ban ha quindi accolto con favore il sostegno del Consiglio d’Europa all’Ucraina, rinnovando l’appello affinché “si faccia tutto il possibile per condurre le parti alla rigorosa applicazione degli accordi di Minsk e al raggiungimento di una soluzione politica”, e ha chiesto l’istituzione di “canali legali” in Europa per tutti i rifugiati e richiedenti asilo (reinsediamento, ricongiungimento familiare, visti di lavoro e studio). Temi oggetto di dibattito tra i parlamentari.
Ucraina. Una questione dolorosa e ancora irrisolta è quella delle persone scomparse durante il conflitto ucraino. In una risoluzione adottata sulla base della relazione di Jim Sheridan (Regno Unito), l’Assemblea chiede alle autorità ucraine e russe, e ai gruppi separatisti che controllano i territori occupati delle regioni di Donetsk e Luhansk, di condividere informazioni e di assumere misure per aiutare le famiglie a trovare e identificare i resti dei loro cari. In particolare, è stata proposta la costituzione di un gruppo di lavoro congiunto che coordini le diverse azioni.
Tra Siria e Turchia. Secondo l’Onu, la guerra in Siria ha scatenato la peggiore crisi umanitaria del nostro tempo. Lo afferma il parlamentare anatolico Reha Denemeç, chiedendo “una risposta europea comune alle sfide migratorie” nella vicina Turchia che “ospita due milioni di siriani”. Di qui l’invito ai membri dell’Assemblea a sollecitare i leader europei ad “assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei rifugiati” accogliendone parte sul proprio territorio e sostenendo i Paesi che “sopportano la maggior parte del carico”. Per Denemeç, la “ripartizione degli oneri” è “un dovere umanitario”.
Federazione russa. Nei confronti della delegazione russa, l’Assemblea parlamentare mantiene tutte le sanzioni decise, ma lascia la porta aperta al dialogo. In una risoluzione adottata sulla base della relazione di Stefan Schennach (Austria), i parlamentari prendono atto dei mancati progressi negli impegni richiesti a Mosca, esprimono preoccupazione per la decisione della delegazione russa di sospendere i contatti con l’Assemblea fino a fine 2015, rinnovano le proprie richieste di ritiro delle truppe dal territorio ucraino e di piena attuazione degli accordi di Minsk, e ribadiscono l’illegalità dell’annessione della Crimea.
Contro razzismo e intolleranza. Di fronte alla crescente ondata di razzismo, xenofobia e intolleranza che serpeggia nel continente, sulla base di una relazione dell’italiana Milena Santerini, è stata adottata una risoluzione per chiedere che il quadro giuridico dei discorsi di odio comprenda la più ampia gamma possibile di “motivi di discriminazione”, tra cui “razza, colore, origine etnica, lingua, religione, disabilità, status di migrante, sesso, identità di genere”, oltre a norme per i parlamenti nazionali e i partiti politici con sanzioni in caso di razzismo e istigazione all’odio.