DOPO LA CRISI GRECA
II presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea ringrazia “tutti coloro che si sono battuti a favore del progetto d’integrazione europea”. Non si nasconde le difficoltà: “Il pacchetto di soluzioni proposte risulta praticabile? La Grecia sarà in grado di camminare di nuovo con le proprie gambe dopo aver soddisfatto i requisiti imposti? Come possiamo non perdere di vista le necessità dei poveri e degli svantaggiati?”
Ci siamo lasciati alle spalle i lunghi giorni e le lunghe notti delle snervanti trattative. La crisi greca delle ultime settimane è stata motivo di preoccupazione non soltanto per i nostri leader politici, ma anche per ogni singolo cittadino europeo, che ha vissuto nell’incertezza di sapere se la crisi sarebbe finita con un risultato positivo. Vorrei esprimere la mia gratitudine verso tutti coloro che si sono battuti a favore del progetto d’integrazione europea.
Nonostante i presagi sfavorevoli, tutte le parti coinvolte – i funzionari delle istituzioni europee, i capi di Stato e di governo dell’Eurozona e i ministri delle Finanze – non hanno abbandonato la ricerca di una soluzione europea comune. Occorre riconoscere che questo risultato positivo è il frutto di singoli individui il cui impegno personale merita un riconoscimento.
I negoziati sono stati difficili, molto difficili. La posta in gioco era molto alta per tutti gli attori coinvolti. C’erano motivi sufficienti per impegnarsi in un gioco di accuse reciproche. La cosa più importante, tuttavia, è che ora guardiamo avanti e pensiamo insieme a una soluzione comune. Il lavoro che ci aspetta è impegnativo e può essere attuato soltanto dalla Grecia con il sostegno dei suoi partner europei. La stragrande maggioranza dei greci vuole restare nell’Ue e nell’Eurozona. Inoltre, anche gli altri Stati membri vogliono mantenere la Grecia nell’Ue.
Che la soluzione rappresenti un classico "compromesso all’europea" è dimostrato dal fatto che in tutti i Paesi dell’Unione l’accordo è stato sia ben accolto che contestato. Tutti hanno interessi legittimi per un miglioramento della situazione economica della Grecia e perché lo sforzo comune europeo possa andare avanti. Risulta quindi essenziale che tutti gli europei si concentrino sui compiti e gli obiettivi comuni; è indispensabile che lavorino per raggiungerli insieme.
Il compito più urgente consiste ora nel ripristinare la fiducia perduta negli ultimi mesi. Al fine di intraprendere eventuali ulteriori misure non solo verso il raggiungimento di un consolidamento economico e finanziario, ma anche per la cooperazione all’interno dell’Europa sulle altre questioni politiche, gli Stati e i governi devono potersi fidare l’uno dell’altro. I pregiudizi classici e i luoghi comuni che caratterizzano il dialogo tra i popoli europei, acutizzati dall’atmosfera surriscaldata degli ultimi mesi, devono essere decostruiti e superati. È essenziale che tutte le parti in causa si adoperino per ripristinare la fiducia e ricreare un clima più sereno in Europa, esplorando un approccio comune più costruttivo che guardi al futuro.
La Chiesa ha sempre seguito il processo di unificazione europea con benevolo interesse. Tenendo conto di ciò, vorrei esprimere la mia profonda soddisfazione per il fatto che una soluzione a livello europeo sia stata raggiunta dai capi di Stato e di governo e che né l’Unione europea allargata, né l’Eurozona rischino il collasso.
Eppure molti interrogativi rimangono. Il pacchetto di soluzioni proposte risulta praticabile? La Grecia sarà in grado di camminare di nuovo con le proprie gambe dopo aver soddisfatto i requisiti imposti? Come possiamo non perdere di vista le necessità dei poveri e degli svantaggiati? Vorrei incoraggiare tutti i cittadini europei a impegnarsi per raggiungere il successo vedendolo come un’impresa comune. Ci sono enormi sfide che richiedono una strategia a lungo termine, e possono essere affrontate soltanto grazie a soluzioni coraggiose e creative. Fino ad ora non è stato compiuto alcun serio tentativo di affrontare le cause strutturali della crisi. Occorre ammettere che c’è ancora molta strada da fare: ridurre la disoccupazione tra i giovani, condividere la preoccupazione per la sorte dei rifugiati, perseguire insieme la pace in Europa (si pensi all’Ucraina) e nelle immediate vicinanze (ad esempio nel Vicino e Medio Oriente).
È essenziale che impariamo la lezione degli eventi delle ultime settimane e che traiamo alcune conclusioni dalla crisi. L’Unione europea da sola non può affrontare la vasta gamma di questioni che rientrano nelle competenze dei capi di Stato e di governo. Gli Stati membri dell’Ue devono portare avanti un lavoro più approfondito sui fondamenti della nostra unione economica e monetaria, mentre l’Europa ha bisogno di un coordinamento politico più forte nei settori della politica economica, finanziaria e sociale. Un nuovo approccio alla cooperazione economica e finanziaria nell’Ue è essenziale per poter conseguire un successo libero dalla minaccia perennemente incombente di una crisi valutaria o del conflitto sociale.
Il progetto dell’integrazione e dell’unità europea ha portato ai suoi popoli pace, sicurezza e prosperità. Questi successi hanno bisogno di essere protetti e condivisi da tutti. L’Europa è un progetto di riconciliazione, non di divisione. Quello che oggi è richiesto è che tutti gli europei si uniscano in modo da portare avanti questo progetto europeo mano nella mano. Non si tratta soltanto della questione dell’euro. Si tratta di ravvivare l’ideale europeo fissando nuovi obiettivi, nel contesto di un rinnovato impegno. Gli obiettivi fissati nel momento in cui l’Unione europea è stata fondata sono lungi dall’essere raggiunti. Come cristiani ci impegniamo a cooperare per trasformare questo progetto in realtà, e lo facciamo con profonda convinzione.