FRANCIA
L’equipe medica dell’ospedale Chu di Reims (Marne) ha annunciato ai familiari la decisione di continuare a mantenere in vita il giovane uomo in stato vegetativo dal 2008. I vescovi francesi invitano “al pudore, alla moderazione e alla discrezione”: “Questa decisione – scrive monsignor Olivier Ribadeau Dumas – manifesta l’estrema complessità della situazione e il suo carattere infinitamente doloroso”
Con un inatteso "coup de théâtre", l’equipe medica dell’ospedale Chu di Reims (Marne) ha annunciato ai familiari di Vincent Lambert la decisione di continuare a mantenere in vita il giovane uomo in stato vegetativo dal 2008 in seguito a un incidente stradale, e quindi di non procedere con l’arresto dei trattamenti di alimentazione e idratazione. Dunque niente eutanasia. Il caso Lambert che da anni sta tenendo la Francia con il fiato sospeso non è affatto chiuso. Ha solo voltato l’ennesima pagina. A guidare l’equipe medica è Daniela Simon, che da sempre si è schierata a favore di una sospensione dei trattamenti. Per questo, la decisione ora di rimandare qualsiasi iniziativa è stata la vera novità di una intensa giornata di attesa vissuta da militanti e giornalisti a Reims. In un comunicato diffuso dall’ospedale si spiega che il rinvio è stato deciso perché "non ci sono le condizioni di serenità e di sicurezza necessarie per il proseguimento della procedura, tanto per Vincent Lambert che per l’equipe che lo ha in cura". Da qui la decisione di consegnare il dossier-Lambert a Marisol Touraine, ministro della sanità francese, e di chiedere al procuratore della Repubblica di designare un rappresentante legale del paziente. Nel comunicato si precisa anche che questa decisione non è stata presa in seguito alla constatazione di un miglioramento dello stato di salute del paziente. Ma la complessità del caso ha condotto l’equipe medica a sospendere il giudizio.
Vincent Lambert, tetraplegico e in stato vegetativo dal 2008, è alimentato artificialmente. I suoi familiari sono divisi sul suo destino: per la moglie, Rachel Lambert, Vincent è vittima di un accanimento terapeutico e, pertanto, ritiene necessario lo stop dei trattamenti. Al contrario i genitori del giovane sono del parere che Vincent viva in una condizione di disabilità grave e non di fine vita e che la sua condizione non giustifica assolutamente l’arresto di alimentazione e idratazione. Dopo anni di rinvii da un tribunale all’altro, il 5 giugno è intervenuta la Corte europea di Strasburgo affermando che un arresto dei trattamenti non sarebbe contrario alla Convenzione europea dei diritti umani. Il caso, forse anche per la divisione interna alla famiglia, ha suscitato in Francia un vivace dibattito e la vicenda Lambert è stata fortemente mediatizzata imponendosi sui network nazionali con un continuo rimpallo di dichiarazioni e interviste. Pochi giorni dopo il pronunciamento della Corte europea, Vincent finisce su YouTube, con un video choc che lo riprende per cinque minuti nel suo letto d’ospedale a Reims. A peggiorare il clima c’è anche il fatto che la vicenda cade nel periodo in cui in Francia si sta discutendo in Assemblea Nazionale una proposta di legge sul fine vita che prevede una "sedazione profonda e continua" per i pazienti in fasi terminale. Il testo, approvato in prima lettura, è stato presentato dal deputato socialista Alain Claeys e dal neogollista Jean Leonetti, e mira a completare le disposizioni del 2005 sul fine vita.
Proprio per la complessità della vicenda, l’invito dei vescovi francesi è quello "al pudore, alla moderazione e alla discrezione". In un comunicato diffuso immediatamente dopo l’annuncio dei medici di Reims, monsignor Olivier Ribadeau Dumas fa sapere che i vescovi stanno seguendo con interesse la vicenda. "Prendono atto" della decisione annunciata dalla dottoressa Daniela Simon, responsabile della equipe che segue il caso Lambert. "Questa decisione – aggiunge mons. Dumas – manifesta l’estrema complessità della situazione e il suo carattere infinitamente doloroso. La Conferenza dei vescovi di Francia invita al pudore, alla moderazione e alla discrezione". I vescovi "incoraggiano i cristiani a pregare Dio per Vincent Lambert, la sua famiglia così come per tutti coloro che dovranno prendere delle decisioni".
La decisione dell’equipe medica di Reims è stata accolta con un applauso da alcune decine di militanti dei movimenti pro-life che si erano dati appuntamento a Reims all’esterno dell’ospedale. Tra loro c’era anche Jean-Marie Le Méné, della Fondazione Jérôme Lejeune. "Siamo contenti", dice: "Questa inversione è un sollievo: Vincent non sarà messo a morte nei prossimi giorni". "È un riconoscimento che Vincent è vivo. Restiamo mobilitati nelle prossime settimane: il dibattito è solo rimandato. Ci auguriamo che la decisione del 23 luglio segni l’inizio di una evoluzione saggia per il bene di Vincent", a cominciare da "un suo trasferimento in un’altra struttura, lontano da violenze e minacce".