CHIESA IN POLONIA
Intervista con don Pawel Rytel-Andrianik, da poco nominato portavoce della Conferenza episcopale. La difesa della vita e la sfida della Gmg2016
Il presidente dei vescovi polacchi, monsignor Stanislaw Gadecki, in una lettera inviata al presidente Bronislaw Komorowski del 27 luglio ha espresso una ferma posizione in merito alla legge che autorizza la fecondazione assistita appena varata dal Parlamento e controfirmata dal Capo dello Stato. “La dove è in gioco la vita umana non c’è posto per alcun compromesso, mentre invece c’è solo lo spazio per limitare la dannosità di una simile normativa”, ha ribadito il presule citando san Giovanni Paolo II. Il vescovo ha rilevato: “Ne scrivo con dolore e nello spirito di responsabilità per i più indifesi, che in virtù della nuova legge vengono esclusi e resi oggetti”. “A un simile trattamento dell’essere umano e della vita umana nelle sue forme più precoci non possiamo acconsentire mai e sotto pressione alcuna”, ha affermato. Anna T. Kowalewska di Sir Europa ha chiesto al neoeletto portavoce dei vescovi polacchi, don Pawel Rytel-Andrianik, di collocare l’intervento di Gadecki nell’ambito della strategia di comunicazione dei vescovi in Polonia.
La recente lettera del presidente dei vescovi, iniziativa che nella storia della Chiesa polacca non ha molti precedenti, denota una precisa strategia di comunicazione?
“Per comprendere il modo di comunicare della Chiesa bisogna ricordarsi le sue radici, poiché esso non è slegato dalla storia. Lo riassume una sola parola: il Vangelo. La Chiesa in Polonia è da sempre molto vicina alla gente e nella comunicazione ci è di grande conforto l’esempio di Papa Francesco, anch’egli come vescovo prossimo ai fedeli. La Chiesa è sempre stata considerata dai polacchi come casa, e la gente ha sempre avuto la consapevolezza che la Chiesa fosse vicina. Bisogna ricordare poi che nella storia polacca quando altri sceglievano di tacere, la Chiesa ha sempre avuto il coraggio di parlare. Questo affiancare i polacchi nelle loro vicissitudini storiche – che ha come esempio recente la posizione del cardinale Stefan Wyszynski, il quale come primate di Polonia seppe ribadire il suo ‘non possumus’ alle autorità comuniste intente a distruggere la fede e la dignità umana del nostro popolo – ha fatto sì che la voce della Chiesa trovasse ascolto nel Paese. In questi giorni mons. Gadecki come presidente della Conferenza episcopale ha ripetuto dunque quel ‘non possiamo’ a nome di tutto l’episcopato contrario all’introduzione delle regole che privano i bambini non ancora nati del loro diritto allo sviluppo personale, alla nascita e a una vita dignitosa. Anche se oggi c’è chi critica la loro ferma posizione in merito alla fecondazione assistita, i vescovi sanno che col tempo la gente darà ragione alla verità e non a coloro che invece scelgono quello che fa più comodo”.
Come intendete affrontare la sfida comunicativa nella prospettiva della Gmg2016?
“La Chiesa polacca è la Chiesa di san Giovanni Paolo II. Ci ricordiamo bene l’appello che egli fece nella sua prima omelia: ‘Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo’. La prossima Gmg sarà dedicata al Dio della Misericordia: anche in questo ambito ci è molto utile l’esperienza dell’attuale pontefice che durante la vista ad limina dei vescovi polacchi ha fatto notare quanto il suo motto ‘Miserando atque eligendo’ (lo guardò con sentimento di amore e lo scelse) è radicato al messaggio di santa Faustyna Kowalska sulla Divina misericordia. Papa Francesco sa mostrare molto bene come trasmettere il messaggio evangelico e guidati dal suo esempio cercheremo di trasmetterlo in tutto il mondo in occasione della Gmg”.
La recente crisi economica globale ha aumentato il divario tra ricchi e poveri, sempre più numerosi in Polonia. Quali sono le iniziative concrete dei vescovi a favore dei più bisognosi?
“Mi sembra, francamente, che i vescovi adottino la regola che la destra non sappia quello che fa la sinistra e, evitando il clamore, sostengono molte iniziative per aiutare i più poveri. Tale sostegno lo prestano poi anche tramite i centri della Caritas presenti in tutte le diocesi. Inoltre, aiutano, attraverso la Fondazione Nuovo millennio istituita nel 2000, i giovani meno abbienti a completare la loro educazione. La Fondazione oggi eroga quasi 3mila borse di studio destinate a coloro che altrimenti non avrebbero i mezzi necessari per realizzare le loro aspirazioni. Esistono poi varie raccolte di fondi, per esempio a favore dei profughi provenienti dalla Siria o dall’Iraq. È proprio così che la Kiche im Not polacca ha potuto raccogliere 6 milioni di zloty (circa un milione 500mila euro) per i cristiani in Iraq ai quali nel febbraio scorso ha fatto visita monsignor Gadecki”.
Qual è la posizione della Chiesa polacca nei confronti dei profughi e dei rifugiati che in migliaia arrivano in Europa soprattutto dall’Africa?
“Si può riassumere in due parole: ospitalità responsabile. Il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael Sako, ha riconosciuto tra l’altro l’impegno della Chiesa polacca. Il vescovo di Opole, Andrzej Czaja, ha chiesto – ad esempio – ai fedeli della sua diocesi l’ospitalità per i cristiani siriani e in questi giorni le prime famiglie si sono insediate nelle case. Occorre anche notare che in Polonia arrivano moltissimi profughi dall’est Europa, da altri Paesi dell’ex Unione Sovietica e dalla Russia”.