VERSO LE PRIMARIE

I giovani argentini” “premono alle porte” “della politica

Vogliono capire cos’è successo al loro Paese negli ultimi quarant’anni: perché ci sono 11 milioni di poveri e 3 milioni di cittadini hanno problemi di alloggio. Ma ad oggi i principali candidati nella corsa alle Presidenziali di ottobre non hanno ancora svelato le misure strutturali ed economiche che intendono proporre al Paese per uscire dalla crisi

A pochi giorni dalle elezioni primarie del 9 agosto – in attesa delle definitive di ottobre – gli argentini non sono ancora riusciti ad assistere ad un vero dibattito tra i pre-candidati presidenziali, né sul modello di Paese proposto né sulle misure economiche concrete che si adotterebbero a breve termine per fermare l’inflazione e uscire dalla crisi che ha colpito così fortemente la produttività. Un Paese in crisi. Gli imprenditori hanno parlato negli ultimi giorni di "salari tedeschi e produttività africana". L’ex titolare della Commissione economica per l’America Latina e Caraibi (Cepal), Bernardo Kosacoff, ha ricordato, in occasione del colloquio dell’Unione industriale della Provincia di Cordoba, che "negli ultimi quarant’anni l’Argentina ha perso terreno: nel 1975 avevamo 500mila posti di lavoro nelle fabbriche in un Paese di 24 milioni di abitanti, adesso abbiamo 280mila posti di lavoro in un Paese di 40 milioni di abitanti. Dal 2008 l’industria argentina ha avuto una frenata d’arresto". Il dialogo tra i candidati alla presidenza, propiziato anche dalla Chiesa, non è mai emerso e non si ha ancora nessuna idea su cosa propongono Macri e Scioli, i due candidati maggiormente favoriti nei sondaggi, per riattivare il ciclo produttivo industriale e risolvere le profonde disuguaglianze sociali. Malgrado non si conoscano quali siano i temi prioritari nelle agende dei due candidati a cui i sondaggi attribuiscono quasi il 50% dei voti, una cosa la si può percepire con grande soddisfazione: sono davvero molti i giovani coinvolti nelle campagne politiche e nelle liste proposte dai partiti per le prossime elezioni. Il che offre, nei tempi attuali, una grande speranza, perché la politica – come ha ricordato da poco monsignor Lozano, il presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale, in una intervista al Sir – è sempre un’espressione della carità sociale. L’impegno dei giovani. Non è solo nella corrente "La Campora" che conduce il figlio della presidente, Maximo Kirchner – inevitabilmente legata al potere e ai suoi benefici – che i giovani discutono di politica. Anche al di fuori di tale gruppo, emerge una gioventù che sembra volersi impegnare sul serio nella vita politica argentina e staccarsi dalla "vecchia dirigenza", detta "storica". Una gioventù che vuole capire cos’è successo all’Argentina negli ultimi quarant’anni: perché ci sono 11 milioni di poveri e problemi di alloggio per 3 milioni di persone. Sono proprio i giovani – dei quali 800mila non trovano lavoro né possono studiare – a voler sapere chi è "il padre" degli attuali problemi . Nicolas del Caño (35 anni), il più giovane dei candidati a presidente – che appartiene al "Fronte della Sinistra" – ha affermato ad esempio che "Scioli, Macri e Massa sono figli politici di (Carlos) Menem" e che "sono tutti e tre uguali perché parlano solo di tagli e svalutazione". Scioli, infatti, ha ringraziato pubblicamente l’ex presidente Menem per essere stato lui a orientarlo verso la politica. Anche se nelle prossime elezioni i candidati più votati non saranno i più giovani, la loro partecipazione politica mette in rilievo in primo luogo l’impegno verso il bene comune, ma anche la ricerca di un’identità che ritengono fondamentale per discutere sul futuro dell’Argentina. Non sembra poco.