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Aguado Cuesta, padre generale degli Scolopi: “L’educazione ai più poveri è la priorità missionaria”

Pedro Aguado Cuesta è stato confermato da pochi giorni padre generale dell’Ordine. Dal 2009 guida 1.400 confratelli a servizio degli oltre 120mila alunni che popolano 3 università, 189 collegi e 128 parrocchie gestiti dagli scolopi in 36 Paesi. La presenza più antica è, ovviamente, l’Italia, patria di san Giuseppe Calasanzio. La più recente il Vietnam. Conferme dall’Africa, speranze dall’Asia

“Offriamo la nostra vita per l’educazione evangelizzatrice dei bambini e dei giovani, così come aveva pensato il nostro fondatore, soprattutto all’interno delle scuole. Ma portiamo avanti la nostra missione anche attraverso i circuiti di educazione non formale (gruppi educativi extra-scolastici), le parrocchie e, in alcuni casi, anche all’interno di Istituti di educazione superiore (centri post-scolastici, università)”. Pedro Aguado Cuesta è stato confermato da pochi giorni padre generale dell’Ordine degli Scolopi. Dal 2009 padre Aguado è alla guida dei 1.400 confratelli a servizio degli oltre 120mila alunni che popolano 3 università, 189 collegi e 128 parrocchie gestiti dagli scolopi in 36 Paesi. “L’educazione come diritto di tutti e l’educazione di qualità – spiega – rappresentano una sfida essenziale per tutta l’umanità e per il nostro mondo attuale. Noi cerchiamo di dare il massimo per questa causa così importante”.

Qual è lo stato di salute degli scolopi?
“Non mancano le difficoltà e sono di vario tipo: meno vocazioni religiose in alcuni contesti, insufficienza di risorse per la sostenibilità di tutte le scuole, progetti e missioni, la necessità di rivitalizzare la nostra vita comunitaria per renderla più significativa. Nonostante questo viviamo il presente con molta speranza, coscienti delle sfide che abbiamo di fronte: trovare nuove strategie che ci aiutino a vivere la nostra vocazione in modo più integro e profondo, partendo dalla centralità del Signore; dare impulso ad una autentica cultura vocazionale nelle Scuole Pie; mantenere attiva la dinamica di crescita dell’Ordine nei Paesi nei quali siamo recentemente approdati; prenderci cura della qualità educativa e pastorale del nostro ministero e incrementare la nostra dedizione ai più poveri. Allo stesso modo dare un maggiore impulso al nostro essere missionari in tutto l’Ordine”.

Cosa sono oggi le Scuole Pie volute da san Giuseppe Calasanzio ormai 400 anni fa?
“Siamo, anzitutto, un Ordine religioso. La nostra presenza più antica è, ovviamente, l’Italia. La più recente il Vietnam. Condividiamo il carisma di san Giuseppe Calasanzio con vari Istituti religiosi che costituiscono la Famiglia calasanziana, e con la fiorente realtà della Fraternità generale delle Scuole Pie, formata da circa mille persone che vivono la loro vocazione cristiana laica in comunione con l’Ordine”.

Chi sono gli alunni educati dai padri scolopi nel mondo?
“I nostri alunni provengono da strati sociali piuttosto differenti. Abbiamo alunni della ‘classe media’, numerosissimi alunni provenienti dalle classi popolari e realmente povere. Questo risulta ovvio, in quanto lavoriamo in Paesi e contesti molti diversi: siamo presenti nelle grandi capitali europee, con scuole convenzionate e sovvenzionate da fondi pubblici, fino ad arrivare in zone rurali africane o americane, con alunni che vivono situazioni sociali difficili.

Il nostro Ordine è sempre stato aperto a tutti, certamente la nostra attenzione e dedizione va maggiormente verso coloro che sono più in difficoltà e nel disagio, proprio nel rispetto della missione e della spiritualità del Calasanzio”.

Ci sono Scuole Pie anche in Africa e in Asia?
“In Africa la nostra presenza è ormai consolidata nella zona centrale ed occidentale del continente, con molte vocazioni e un ministero educativo e pastorale crescente. In questi contesti lavoriamo molto per raggiungere un grado soddisfacente di sostenibilità dei progetti. In Asia, salvo la storica presenza all’interno del Giappone che è davvero molto particolare, siamo nelle prime tappe delle fondazioni. Siamo presenti da poco tempo e ci troviamo nel pieno dello sviluppo. Guardiamo alle nostre presenze asiatiche in Giappone, Filippine, Indonesia e Vietnam con molta speranza e impegno”.

Cosa fate per garantire il diritto all’educazione?
“Il nostro lavoro è, in modo fondamentale, rivolto a bambini e giovani, ai quali ci dedichiamo integralmente. Sono ormai 400 anni che siamo attivi per questa causa, attraverso le scuole, i programmi educativi, formando educatori. Attualmente ci stiamo impegnando in alcuni programmi per la promozione del diritto all’educazione, in special modo in Africa, ma evidentemente anche in tutti gli altri contesti”.

Che spazio hanno i laici tra gli scolopi?
“La nostra missione è condivisa da migliaia di persone laiche (educatori, catechisti, collaboratori), che assumono, in modo crescente, l’identità calasanziana all’interno del proprio lavoro, e quindi della propria vita. Dedichiamo molti sforzi e chiediamo l’apporto di molte persone perché questi laici curino la propria formazione, convinti che una delle sfide del concetto di educazione che portiamo avanti, è che questa possa essere condivisa e vissuta da tutti coloro che, a diverso titolo, collaborano con noi”.