EDITORIALE

Ue e opinione pubblica” “Vorrei, non vorrei…

L’ultima indagine di Eurobarometro misura problemi e attese dei cittadini europei. In cima alle preoccupazioni arriva l’immigrazione

Quale elemento influisce maggiormente sull’opinione pubblica? La percezione diretta, sulla propria pelle, della realtà oppure l’immagine della realtà trasmessa dai mass media? Conta di più un dato reale – ad esempio la disoccupazione – o i timori che derivano da un certo clima culturale e politico, carico di accenti allarmisti, come succede, per fare un altro esempio, attorno al fenomeno migratorio? Sono domande che interrogano politici, opinionisti, sondaggisti, studiosi dei comportamenti collettivi. Leggendo i risultati dell’ultimo Eurobarometro (Indagine standard primavera 2015), diffuso il 31 luglio, qualche dubbio trova risposta, mentre altri interrogativi prendono forma.
L’istituto demoscopico della Commissione europea ha infatti reso noti gli esiti di un sondaggio svolto tra il 16 e il 27 maggio scorsi, intervistando oltre 31mila cittadini in 34 Paesi, ossia i 28 Stati aderenti, i 5 candidati (ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Turchia, Montenegro, Serbia e Albania), più la comunità turco-cipriota nella parte dell’isola non controllata dal governo della Repubblica di Cipro. Quali i risultati più evidenti? Certamente balza agli occhi il fatto che “i cittadini ritengono che l’immigrazione sia oggi la sfida più importante cui la Ue debba far fronte”. L’immigrazione sarebbe dunque il problema numero uno, più ancora della disoccupazione, che in alcuni Stati raggiunge un quarto della forza lavoro complessiva (quasi il 13% in Italia) e che lascia senza impiego e senza salario la metà dei giovani under25.
Entrando nel merito dell’indagine, emerge che con il 38% (+14 punti rispetto alla precedente rilevazione di fine 2014) l’immigrazione sopravanza largamente – tra gli “incubi” dei cittadini europei – la situazione economica (27%, -6 punti), la disoccupazione (24%, -5 punti) e le finanze pubbliche degli Stati membri (23%, -2 punti). L’arrivo di profughi sulle sponde mediterranee e ai confini orientali dell’Europa comunitaria “è in vetta alle preoccupazioni più frequentemente citate in 20 Stati membri, con picchi a Malta (65%) e in Germania (55%)”.
A livello Ue, dal novembre 2014 è anche “aumentata notevolmente”, secondo il campione di intervistati da Eurobarometro, l’apprensione per il terrorismo (17%, +6 punti). Gli attentati di Parigi, i fatti di Bruxelles, i venti di guerra fra Ucraina e Russia e soprattutto l’Isis fanno la loro parte.
Appare chiaro che immigrazione e terrorismo, i due temi che “fanno notizia” con maggior facilità, presenti nei titoli dei giornali, nei servizi televisivi e nei siti on line, siano i più citati dagli intervistati. Eppure andrebbe riconosciuto che i problemi oggettivamente correlati a tali, importantissimi argomenti, non incidono materialmente sulla vita di tutti i cittadini. O almeno incidono in misura diseguale. Il “peso” dell’accoglienza dei migranti e della sicurezza anti-terrorismo è soprattutto in capo ai governi e a quei cittadini più esposti agli arrivi di profughi (ad esempio le popolazioni delle terre di approdo dei barconi che solcano il Mediterraneo) oppure interessati dalle misure di sicurezza predisposte per contrastare eventuali attacchi terroristici (aeroporti, luoghi di culto, redazioni di giornali e altri “luoghi sensibili”).
Invece la penuria di posti di lavoro e la mancata ripresa economica generale riguarda praticamente tutti i cittadini, perché pone inquietanti interrogativi sulle famiglie, sul futuro dei giovani, sul sistema produttivo, sui consumi, sugli standard di vita.
Altre due osservazioni sull’opinione pubblica europea “misurata” da Eurobarometro riguardano il futuro stesso dell’economia e l’immagine dell’Unione europea.
Nel primo caso l’istituto demoscopico rileva che “migliorano le aspettative sull’economia e resta stabile il sostegno a favore dell’euro”. Riguardo all’economia, “le aspettative degli europei per le situazioni economiche nazionali restano stabili con più di un europeo su quattro (26%) che si dichiara ottimista sui prossimi 12 mesi, mentre il 48% ritiene che la situazione rimarrà invariata. Drastica riduzione invece per le aspettative pessimistiche che cadono al 21% (-7 punti)”. Il numero di europei per i quali “l’impatto della crisi sull’occupazione ha già toccato il suo apice (48%) supera ora chiaramente quello per i quali il peggio deve ancora venire”. I giudizi positivi sull’euro sono stabili (57% nella Ue a livello complessivo, 69% nella zona euro).
Ancora. Cresce “il numero di europei che dichiara di avere un’immagine positiva dell’Unione europea, passato dal 39% del novembre scorso” (non molto, in verità…) “al 41% del maggio 2015, mentre il 38% ne ha un’immagine neutra e solo il 19% ne ha un’immagine negativa” (contro il 22% di novembre 2014). Ugualmente sale la quota di cittadini europei che dichiarano di aver fiducia nell’Ue (40%). Maggior fiducia nella politica comunitaria, dunque? Eurobarometro registra pareri, sensazioni espresse anche in relazione alle modalità con cui sono poste le domande. Sulla reale fiducia nella politica occorrerà attendere i riscontri nazionali delle urne, mentre l’Ue dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle risposte da fornire alle attese espresse dai suoi cittadini.