SLOVACCHIA

In marcia per dire “sì” alla vita

Appuntamento nazionale a Bratislava il 20 settembre. Si mobilitano le numerose associazioni pro-life e pro-family con il sostegno dei vescovi

“Avere un rispetto innato per la vita è essenziale. Seguito dall’aiuto e da una dimostrazione pratica del nostro atteggiamento: una richiesta pubblica a tutte le élite responsabili che non vogliono ascoltare. Non basta essere a favore della vita soltanto fra le mura domestiche, è necessario che ci esprimiamo in pubblico”. Se qualcuno sentisse il bisogno di una parola di incoraggiamento e di una ragione per partecipare alla seconda Marcia nazionale per la vita, in programma per il 20 settembre a Bratislava, eccolo servito. Decine di organizzazioni pro-vita e pro-famiglia e migliaia di singoli individui, fortemente sostenuti dalla Conferenza episcopale della Slovacchia, hanno unito le proprie forze per organizzare non una semplice passeggiata di un’ora intorno al centro di Bratislava, ma il più grande Festival pro-vita in Slovacchia, durante la terza settimana di settembre.

Debutto dal successo sorprendente. Le stime più ottimistiche riguardo al numero dei partecipanti alla prima Marcia nazionale per la vita nell’autunno 2013 non andavano oltre qualche migliaio. Gli attivisti a favore della libertà di scelta e i mass media sorridevano dell’evento, commentando che le aspettative degli attivisti pro-vita sono probabilmente troppo alte per una “società moderna e progressista”. L’intero Paese è stato colto di sorpresa quando circa 80mila persone di tutte le regioni sono confluite a Kosice per esprimere il loro forte sostegno ai valori che sono alla base della tutela della vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale e della sua dignità. Una simile massa di persone che hanno a cuore questo tema non può essere ignorata, neppure dalle autorità statali e da coloro che partecipano alla creazione delle leggi e delle politiche nazionali.

Concentrarsi su un aiuto concreto. “Gli attivisti che si battono per i nostri diritti, spesso al di là dei loro limiti umani, cercano il nostro sostegno. Ci sono molte aree in cui tale sostegno risulta necessario in questi momenti cruciali: la creazione di importanti documenti nazionali ed internazionali, proposte di legge, analisi di esperti su argomenti discutibili come l’educazione sessuale nelle scuole e altro. Questi attivisti devono sapere che non sono soli nei loro sforzi, sono sostenuti da parole e preghiere, ma anche finanziariamente”, afferma Tomas Kovacik, portavoce della seconda Marcia nazionale per la vita, il quale invita i partecipanti provenienti da tutti gli angoli della Slovacchia a convergere su Bratislava e dimostrare la loro “gioia della vita e per la vita”. Secondo Marek Michalèík, coordinatore capo della manifestazione, le organizzazioni pro-vita e pro-famiglia in Slovacchia sono spesso discriminate in materia di finanziamenti dal bilancio dello Stato e delle varie borse di studio fornite da enti pubblici, proprio a causa della filosofia che seguono nel loro lavoro e nonostante l’aiuto concreto che forniscono e che spesso sostituisce il lavoro che dovrebbe essere svolto dalle istituzioni statali. “Per esempio, l’organizzazione ‘Yes for Life’, che ha aiutato centinaia di donne e madri in difficoltà, o la Caritas, non ricevono fondi, perché non hanno il ‘giusto’ atteggiamento ideologico. È ora di scendere per strada per prestare un ascolto competente”, aggiunge Tomas Kovacik. L’aiuto concreto a donne incinte, madri, bambini e anziani è al centro della marcia.

Le patologie del mondo contemporaneo. Un altro motivo per partecipare alla Marcia nazionale è ben descritto in una lettera pastorale ad hoc diffusa pochi giorni fa dalla Conferenza episcopale della Slovacchia, presieduta da mons. Stanislav Zvolensky. La maternità – vi si afferma – anziché un’esigenza naturale è marchiata dal pregiudizio; l’educazione dei bambini è considerata una perdita di tempo e di energie; coloro che vogliono avere più figli sono definiti egoisti, perché le coppie senza figli sono più “produttive ed efficienti”; questi sono solo alcuni esempi di stati d’animo e atteggiamenti attualmente presenti nelle società moderne, inclusa quella slovacca. “Quello che tutte queste parole hanno in comune è la perdita di speranza. La speranza che dare la vita, fare sacrifici e vivere per gli altri abbia un senso. Nella logica di questa mancanza di speranza, il rispetto profondamente radicato verso una donna vista come qualcuno che genera una nuova vita, è visto come un atteggiamento conservatore e fuori moda”, scrivono i vescovi. “Sì, siamo conservatori nel nostro essere coscienti che se non aderiamo ai fondamenti più profondi della civiltà umana e di ogni singola vita umana stabiliti da Dio, condanniamo questa civiltà alla distruzione”, continua la lettera, invitando tutte le persone di buona volontà ad andare a Bratislava e a “testimoniare il senso della nostra vita come un dono sacro che dobbiamo e vogliamo sviluppare e sostenere”.