CHIESA TEDESCA
Forum a Würzburg: dopo 5 anni intensi, vescovi e laici tracciano un bilancio del “Processo di dialogo”. Confronto aperto e nuove prospettive
Dopo gli scandali per gli abusi sessuali su minori e varie situazioni di distacco tra laicato ed episcopato, la Chiesa tedesca decise nel 2010 di avviare un periodo di riscoperta dei temi fondanti del cattolicesimo e di confronto serrato sui motivi di contrasto e disaffezione dei fedeli. Fu l’allora arcivescovo di Friburgo e presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), mons. Robert Zollitsch, ad avviare quello che venne chiamato “Processo di dialogo intraecclesiale della Chiesa di Germania per riconquistare la fiducia perduta”. Al contempo questo programma di purificazione e comprensione reciproca -impostato su un quinquennio – offriva l’occasione per ribadire un “profilo teologico e la coesione ecclesiale della fede della nostra Chiesa in Germania”, come espresso in varie occasioni dall’arcivescovo emerito Zollitsch. Al termine del quinquennio, con un forum tenutosi a Würzburg, città gioiello della Franconia, alla presenza di 300 rappresentanti della vita ecclesiale, tra cui più di 30 vescovi, è stata proferita una parola di chiusura di questo che dovrebbe essere non solo un punto di arrivo per la Chiesa tedesca. L’11 e 12 settembre scorsi, le diverse anime della società cattolica si sono confrontati sui punti nodali del processo di dialogo: “Dove c’è Dio, là c’è futuro”, questo il titolo del forum che ha posto le basi per un cammino ancora lungo.
Anni impegnativi e senza misteri. “La mia idea era che se stiamo viaggiando insieme come Chiesa pellegrina, dobbiamo anche cercare risposte insieme: i vescovi tra di loro e i vescovi con i laici”, aveva espresso monsignor Zollitsch in un’intervista all’agenzia di stampa cattolica Kna a margine del forum di Würzburg. Il cammino partito nel 2011 a Mannheim, ha avuto una prima determinazione nel motto “Pensiamo oggi: a che punto siamo”. A seguire nel 2012 a Hannover il forum su “La vita quotidiana e le abitudini” della Chiesa; nel 2013 a Stoccarda il confronto sulla liturgia e nel 2014, a Magdeburgo, sul senso della testimonianza e del martirio. A Würzburg la strada segnata era quella di dare una sintesi, ancorché parziale, dei risultati raggiunti accogliendo nella relazione finale anche le mancanze e i dubbi. Tre elementi sono stati al centro delle valutazioni chiave: il processo di dialogo è un contributo al rinnovamento della Chiesa in Germania; fondazioni e principi guida di un rinnovamento ecclesiale; blocchi e suggerimenti per la riforma della vita della Chiesa tedesca.
Consenso di tutti. Il consenso generale è stato dall’inizio l’obiettivo della Dbk. E già all’inizio del suo mandato come presidente della Conferenza episcopale, il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco-Frisinga, indicò il “processo di dialogo come un passo importante per la Chiesa per sperimentare nuove forme per stare insieme confidando in una società che cambia”. E il forum di Würzburg esprime la volontà di “continuare a lavorare”, secondo il porporato: “L’attuale processo di discussione di cinque anni si conclude a Würzburg, ma non la chiamata! È per questo che abbiamo già detto negli anni passati: non mettiamo un punto, ma due punti. O, come si dice nel rapporto finale, ‘vogliamo fare cambiamenti radicali per ripartire’. Abbiamo compiuto dei passi in avanti insieme, sulla via della Chiesa che è vicina alla gente e vuole portare la speranza del Vangelo”, ha detto Marx nell’introdurre il forum.
Speranze e prossimo cammino. Il documento finale è stato adottato a larga maggioranza con 9 voti contrari e 3 astensioni. In esso, i vescovi sono chiamati, tra l’altro, “ad eliminare le restrizioni o di adoperarsi per la loro eliminazione, alla reale partecipazione dei divorziati risposati alla vita della Chiesa” e di fronte alla diminuzione del numero dei sacerdoti e fedeli, viene richiesta una capacità di innovare le forme pastorali: “Alla Chiesa più che mai è richiesto a tutti i livelli di coraggio di sperimentare”. È la speranza anche di Alois Glück, presidente uscente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) che attende una “cooperazione continua e costruttiva” tra laici e vescovi. Ma la Chiesa tedesca si interroga su quali siano le strade da percorrere adesso: in effetti, molte domande del processo di dialogo sono rimaste senza risposta, molti problemi irrisolti – in particolare l’ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti, l’accoglienza ecclesiale agli omosessuali o il ruolo delle donne nella Chiesa -: da qui, secondo il documento, si potrebbe avere lo slancio per proseguire il confronto. Le sfide sociali hanno modificato il cammino in questi anni: la discussione sullo scandalo degli abusi “è lungi dall’essere completata”, come il vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann, delegato per gli abusi nella Chiesa della Dbk, ha sottolineato. Ma il grande problema è ora quello dei profughi e rifugiati in Germania che cambierà l’immagine del Paese in modo permanente, chiamando la Chiesa a un’azione unitaria: l’obiettivo generale deve essere la creazione della “cultura dell’inclusione”, ha detto il card. Rainer Woelki, arcivescovo di Colonia.