LA CRISI DI UN GENERE TV

Talk politici bocciati dai telecomando

Che noia, che barba! Che barba, che noia! La crisi dei talk politici si può misurare con l’audience (sempre rigorosamente molto sotto le due cifre) o con gli sbadigli che accompagnano le serate televisive. Non ci arruoliamo nell’esercito dei detrattori perché sarebbe da smargiassi sparare su chi già boccheggia, ma è evidente che un profondo cambiamento si impone. In questi giorni i critici televisivi, e non solo, si sono esercitati nello sparare a palle incatenate sui conduttori ormai a corto di fiato e di idee. Sinceramente va detto che sia loro sia gli autori sembrano non trovare il bandolo della matassa. E sta di fatto che i duelli a distanza fra i talk politici delle diverse reti sono ormai un fallimento per tutti.Forse, con molta semplicità e onestà intellettuale, va preso atto che la formula del talk è oggettivamente logora. Il disperato tentativo di rianimarla con una overdose di ospiti sembra anch’esso non incontrare i gusti del pubblico. Ecco, appunto, il pubblico. Intanto urge una presa d’atto dell’invecchiamento della popolazione televisiva. Facciamo fatica a immaginare i giovani inchiodati per ore ad ascoltare discorsi in politichese. Ma anche i "vecchi", a loro volta, sono stanchi e disillusi. La politica prima ha svuotato le piazze reali e ora si prepara a svuotare definitivamente le piazze televisive. Riempirà quelle digitali? È tutto da vedere.Il consumatore televisivo aspetta altro. Cosa? Non spetta a noi dirlo. La tv pubblica e quella commerciale ci facciano delle proposte. E noi le giudicheremo con il telecomando.