VEGLIA IN PIAZZA SAN PIETRO
È l’invito di Francesco che ha pregato perché l’Assemblea che si apre domani ”abbracci le situazioni di vulnerabilità” che mettono alla prova la famiglia. In apertura della serata organizzata dalla Cei, il segretario generale monsignor Nunzio Galantino ha detto: ”Siamo fabbrica di speranza”. E il cardinale presidente Angelo Bagnasco, accogliendo il Papa, ha ribadito che ”come Pastori ci sentiamo in prima linea nella promozione” della famiglia
In una piazza San Pietro illuminata, esattamente come un anno fa, da migliaia di fiaccole accese Papa Francesco ha pregato per il Sinodo ordinario sulla famiglia che si apre domani esortando i 270 padri sinodali ad ascoltare la voce dello Spirito Santo, altrimenti la Chiesa “diventa una semplice organizzazione”. Una Chiesa che sia “casa aperta” e accogliente per tutti coloro che, “provati dalla vita”, hanno il “cuore ferito”, “può rischiarare davvero la notte dell’uomo”, ha assicurato il Papa durante la Veglia di preghiera organizzata dalla Conferenza episcopale italiana: perché “ogni famiglia è sempre una luce, per quanto fioca, nel buio del mondo”. Chiesa, dunque, come “piccola candela nel buio”, uguale a quelle accese stasera in piazza e sui davanzali delle finestre di moltissime famiglie italiane: per vincere la “tentazione” di “tirarsi indietro, disertare e chiudersi, magari in nome della prudenza e del realismo, fuggendo così la responsabilità di fare fino in fondo la propria parte”. Fabbrica di speranza, “in prima linea”. “Siamo fabbrica di speranza – ha detto monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, all’inizio della Veglia – perché con realismo cristiano guardiamo alla famiglia, perché vogliamo anche noi gridare, ma non contro nessuno: vogliamo elevare un grido di preghiera allo Spirito di Dio, perché in maniera forte e percepibile accompagni la Chiesa in questo straordinario momento”. “Come Pastori ci sentiamo in prima linea nella promozione” della famiglia, ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha accolto Papa Francesco al suo arrivo sul sagrato, salutato da un fragoroso applauso. “In una trasformazione epocale della cultura sociale, che interessa profondamente la famiglia”, ha proseguito, “non vogliamo lasciare che il lamento, la stanchezza o la paura prevalgano sullo stupore, sulla gioia e sul coraggio”. Preghiera per il Sinodo. “Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, la Chiesa diventa una semplice organizzazione, l’autorità si trasforma in dominio, la missione in propaganda, il culto in evocazione, l’agire dei cristiani in una morale da schiavi”. Nella Veglia per il Sinodo, il Papa ha citato il patriarca Atenagora, prima di formulare nel dettaglio la sua preghiera specifica per l’Assemblea ordinaria del Sinodo sulla famiglia, che si aprirà domani mattina alle ore 10 con la messa nella Basilica di San Pietro: “Preghiamo – le parole del Papa – perché il Sinodo che domani si apre sappia ricondurre a un’immagine compiuta di uomo l’esperienza coniugale e familiare; riconosca, valorizzi e proponga quanto in essa c’è di bello, di buono e di santo; abbracci le situazioni di vulnerabilità, che la mettono alla prova: la povertà, la guerra, la malattia, il lutto, le relazioni ferite e sfilacciate da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture; ricordi a queste famiglie, come a tutte le famiglie, che il Vangelo rimane buona notizia da cui ripartire”. “Dal tesoro della viva tradizione – l’auspicio di Francesco – i Padri sappiano attingere parole di consolazione e orientamenti di speranza per famiglie chiamate in questo tempo a costruire il futuro della comunità ecclesiale e della città dell’uomo”. Un grande esploratore. Dopo Atenagora, la seconda citazione del Papa è per Charles de Foucauld, “grande esploratore” che con il suo “apostolato della bontà si fece tutto a tutti” e capì che “è amando gli altri che si impara ad amare Dio; è curvandosi sul prossimo che ci si eleva a Dio”: “Attraverso la vicinanza fraterna e solidale ai più poveri e abbandonati, egli comprese che alla fine sono proprio loro a evangelizzare noi, aiutandoci a crescere in umanità”, ha commentato il Papa. “Ripartiamo da Nazaret”, l’invito centrale dell’omelia: la Chiesa è madre, perché “se non sappiamo unire la compassione alla giustizia, finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti”. La Chiesa è “padre” che “corregge senza umiliare” ed è fatta di “figli che si riconoscono fratelli”, per i quali nessuno è mai “un peso, un problema, un costo, una preoccupazione o un rischio”, ma “un dono che rimane tale anche quando percorre strade diverse”. “Ripartiamo da Nazaret”, l’invito del Papa per un Sinodo che, più che parlare di famiglia, sappia mettersi alla sua scuola, nella disponibilità a riconoscerne sempre la dignità, la consistenza e il valore, nonostante le tante fatiche e contraddizioni che possono segnarla”. Francesco ha esortato le migliaia di famiglie presenti con le fiaccole accese a entrare, come Charles de Foucauld, “nel mistero della Famiglia di Nazaret, nella sua vita nascosta, feriale e comune, com’è quella della maggior parte delle nostre famiglie, con le loro pene e le loro semplici gioie; vita intessuta di serena pazienza nelle contrarietà, di rispetto per la condizione di ciascuno, di quell’umiltà che libera e fiorisce nel servizio; vita di fraternità, che sgorga dal sentirsi parte di un unico corpo”.