EDITORIALE
Conoscere il Vecchio continente con un lungo viaggio in treno oppure andarle incontro attraverso le pagine della letteratura?
In uno dei suoi racconti brevi, l’autore inglese William Somerset Maugham scrive di un uomo anziano che aveva visitato tutto il mondo senza mai lasciare la cittadina dell’Alta Savoia in cui era nato. Da quell’avido lettore che era, aveva percorso i viali alberati di Parigi e respirato l’ebbrezza dei fiori di ciliegio, aveva passeggiato per il Mayfair di New York, aveva combattuto con il sottobosco nelle foreste tropicali del Borneo, aveva cavalcato per giorni attraverso le aree desertiche dell’Australia. Aveva avuto modo di conoscere il mondo attraverso le pagine dei libri che leggeva. Un deputato conservatore britannico ha recentemente suggerito che a ogni giovane europeo sotto i venticinque anni, indipendentemente che sia stato o meno uno studente Erasmus, venga rilasciata una tessera gratuita Eurail in modo che possa viaggiare per un mese in tutto il continente. Il grado di conoscenza dell’Europa e del suo patrimonio da parte dei giovani, sostiene il deputato, è deplorevole.
Salendo sul treno, i nostri giovani cittadini incrementeranno il business dello Jugendherbergen e dei fast-food, ma è auspicabile che vadano a vedere le vetrate di Chartres, le pitture murali della Cappella Sistina, la Torre di Londra, la Moschea di Cordoba. Potranno fare un giro sulla ruota panoramica del Prater di Vienna, affacciarsi sulla Baia di Clew dalla cima della montagna sacra di Croagh Patrick, o contemplare esterrefatti la parete nord dell’Eiger. Per chi ha problemi con i viaggi in treno di notte e la confusione della Hauptbahnhof all’ora di punta, c’è un’altra soluzione.
Una parte consistente della grande letteratura europea trae la sua potenza e la sua forza analitica da quella chiave esegetica così frequentemente applicata nello studio delle Scritture, Sitz im Leben: sapere dove la gente vive, comprendere il loro ambiente fisico, vedere nel nostro immaginario il paesaggio che plasma la loro estetica, non solo ci aiuta a familiarizzarci con il loro mondo (che è anche il nostro), ma approfondisce anche l’impatto di un romanzo e migliora la nostra visione dei personaggi e del loro sviluppo. Quel tesoro letterario che ha trasformato quel contadino savoiardo dalla ricca immaginazione di nome Maugham in un cittadino del mondo è a disposizione di tutti noi.
Con Heinrich Böll possiamo visitare l’Isola di Achille al largo della costa occidentale dell’Irlanda, con P.G. Wodhouse passeggiare per i prati rigogliosi delle campagne dello Shropshire e sorseggiare un tè nel castello di Blandings. Emile Zola può farci da guida mentre guardiamo le vetrine degli eleganti viali di Parigi, Joseph Roth e Stefan Zweig ci possono invitare al loro tavolo del Café Central, Emily Brontë può farci immergere nelle brughiere selvagge dello Yorkshire. Il romanziere belga Marnix Gijsen, che descrive come nessun altro la vita delle comunità dei villaggi fiamminghi e il cui busto in bronzo è proprio sotto la nostra finestra, alza lo sguardo dalla Piazza de Meeus verso l’ufficio del segretario generale della Comece a Bruxelles.
I romanzi sono qualcosa di più che esercizi fantasiosi di topografia, non sono una Guida sintetica dell’Europa sotto un’altra veste, ci trasmettono qualcosa di più del mero ambiente fisico in cui i loro personaggi si muovono. Ciò che rende la letteratura così preziosa, e ci fa vedere la ricca letteratura dei ventotto Stati membri dell’Unione europea come un autentico tesoro, è che anche nelle sue pagine – incontrando i Buddenbrook, Emma Bovary, le sorelle Bennet, Natalia Ginzburg e sua madre, ma anche il commissario Maigret e Hercule Poirot – scopriamo l’Europa alla ricerca della propria anima. Ogni giovane cittadino europeo può aprire un romanzo, voltare una pagina e intraprendere un viaggio di scoperta senza mai alzarsi dalla propria poltrona. Possono anche usare il loro Kindle.
(*) segretario generale Comece – Europeinfos, www.comece.eu