POLONIA
Il voto legislativo è in calendario il 25 ottobre. Paese alle urne fra successi economici e scontri politici. Le preoccupazioni dei vescovi
La Polonia si avvia alle elezioni politiche del 25 ottobre con una sfida tra i due maggiori partiti: i conservatori di “Diritto e giustizia” (PiS), finora all’opposizione, che però hanno ottenuto a maggio un risultato di rilievo con la vittoria del loro candidato, Andrzej Duda, alla presidenza della Repubblica; sull’altro fronte si colloca “Piattaforma civica” (Po), attualmente al governo, partito centrista ed europeista, che può vantare buoni risultati in economia (anche se alla crescita del Pil non è affatto corrisposto un aumento del reddito disponibile per le famiglie), tenuto conto che la Polonia è stata risparmiata dalla recessione diffusasi nel resto d’Europa. Il voto – per il quale si teme una forte astensione – è seguito con attenzione dall’episcopato, che richiama alle urne nel rispetto dei valori della famiglia e della vita. Proprio in vista delle elezioni i vescovi hanno scritto un messaggio al Paese e monsignor Stanislaw Gadecki, presidente della Conferenza episcopale, ha osservato con preoccupazione che “sembra difficile trovare una posizione o un’opzione politica pienamente conformi alle esigenze della fede cristiana”.
I sondaggi scommettono su PiS. Secondo i sondaggi, alle prossime elezioni politiche in Polonia parteciperà poco più del 60% degli elettori tra cui oltre il 30% voterebbe a favore del partito Diritto e Giustizia, guidato da Jaroslaw Kaczynski. Tutte le analisi preelettorali indicano come perdente l’attuale maggioranza di governo costituita dalla Piattaforma civica e dal partito dei contadini (Psl). Le opinioni degli analisti divergono solo su quanti partiti minori entreranno nel nuovo parlamento, dove la soglia di sbarramento è al 5%, e sul fatto se il PiS riuscirà a formare un governo monocolore, ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento, o dovrà invece ricorrere a una coalizione. Il partito di Kaczynski indica per la carica del capo di governo la candidatura della 52enne Beata Szydlo che, qualora eletta, godrà di un forte sostegno del presidente Andrzej Duda insediatosi ai primi di agosto, e proveniente anch’egli dal PiS. Ewa Kopacz (Po), oggi a capo del governo, candidandosi come leader anche in futuro promuove la continuazione dell’attuale linea politica. Ma nonostante qualche giorno fa abbia inaugurato il più grande terminal gpl nel nord-est europeo non sembra avere molte probabilità di successo.
Le posizioni dei partiti. Avendo viaggiato per mesi attraverso tutta la Polonia, Szydlo conosce bene le varie sensibilità degli elettori. Ad alcuni promette di reintrodurre l’obbligo scolastico a partire da sette e non più da sei anni, come ha fatto il governo Kopacz; rivolgendosi invece ad altri, fa eco a Kaczynski e Duda che promuovono l’abbassamento dell’età pensionistica – in controtendenza rispetto al resto d’Europa – dagli attuali 67 ai 60 anni per le donne, e 65 per gli uomini, nonché la riforma della previdenza integrativa attualmente in vigore. Particolarmente attento a quella problematica sembra essere il Psl (secondo alcuni sondaggi al terzo posto tra i partiti), che propone invece una “pensione di cittadinanza” uguale per tutti a partire dai 67 anni. Il PiS, promettendo più lavoro, più case, e più sostegni alle famiglie, promuove al contempo una visione della Polonia che nell’Ue “deve avere diritto ad esercitare delle pressioni volte ad arrivare a una Unione di Paesi uguali e sovrani” e avverte l’opinione pubblica sulla necessità di severi controlli degli immigrati che “potrebbero essere portatori di batteri o parassiti potenzialmente pericolosi”.
Reliquie in Parlamento. A pochi giorni dal voto, mentre il presidente del PiS, Kaczynski, ha richiamato l’attenzione degli elettori sulla sciagura aerea di Smolensk (nella quale nel 2010 perse la vita il suo gemello e presidente della Polonia, Lech Kaczynski), a tutt’oggi avvolta nel mistero, alcuni deputati hanno annunciato l’introduzione, nella cappella del Parlamento di Varsavia, delle reliquie di san Giovanni Paolo II, donate dal cardinale Stanislaw Dziwisz di Cracovia, e l’Azione cattolica (riattivata nella Polonia democratica dopo il 1995) ha invitato a votare “i candidati dotati di salda coscienza” e di “scegliere i candidati che non solo proclamano i valori cristiani bensì vivono e agiscono in conformità con quei valori”. Dal canto suo Miroslawa Grabowska, direttrice dell’Istituto di analisi dell’opinione pubblica Cbos, ha avvertito: “I giovani hanno voltato le spalle alla politica”. Secondo uno studio, la metà dei giovani “è scontenta di come funziona la democrazia in Polonia”. E ancora: “Un terzo dei giovani dichiara di voler emigrare per avere migliori guadagni”. Segnali che i politici non dovrebbero trascurare.