PROFUGHI - GERMANIA
L’attentato a Henriette Reker (Colonia) si inserisce in una serie di intimidazioni e violenze. La Chiesa si schiera per l’accoglienza. La voce dei cattolici
L’avvocata Henriette Reker, candidata sindaco di Colonia per la coalizione tra Cristiano democratici-Cdu, Liberali democratici-Fdp e Verdi, è stata eletta domenica 18 ottobre con il 51% dei voti. La notizia è stata seguita dai media europei e ha assunto importanza ben oltre i confini tedeschi per l’attentato subito dalla Reker alla vigilia delle urne, sabato 17 ottobre, durante uno degli ultimi incontri con l’elettorato. L’avvocata Reker è stata accoltellata, rimanendo ferita gravemente, da un 44enne simpatizzante del movimento xenofobo neo-nazista Pegida ed ex militante del Partito dei lavoratori tedeschi liberi-Fap, che venne sciolto dal governo federale nel 1995. Il motivo dell’attentato è stato ricollegato all’attività svolta dal nuovo sindaco, ancora in ospedale dopo un lungo intervento chirurgico che le ha salvato la vita: Henriette Reker è stata infatti la responsabile per l’accoglienza e la sistemazione dei profughi a Colonia, e negli anni si è sempre dichiarata per l’integrazione dei migranti.
Il ruolo di Pegida. Il grave fatto di sangue di Colonia è però inserito in un clima montante di revanchismo xenofobo e derive nazionaliste che stanno costellando questo periodo di grande afflusso di profughi in Germania e in relazione alle polemiche sulle eccessive aperture del governo della cancelliera Merkel con la oggettiva difficoltà di gestire al meglio la sistemazione dei profughi. Il quadro è reso ancora più fosco dalla celebrazione, il 19 ottobre, a Dresda dell’anniversario della prima manifestazione dell’associazione Pegida (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente): gravi scontri si sono consumati nella città martire della seconda guerra mondiale tra i ventimila militanti xenofobi e oltre tredicimila membri di associazioni in favore della politica di accoglienza e contro il razzismo.
Violenza e politica. Le immagini dei volontari in azione, gli applausi ai profughi in arrivo coi treni nelle stazioni tedesche, la polizia che distribuiva peluches alle frontiere ai piccoli emigrati siriani, hanno in questi ultimi giorni lasciato spazio alle notizie delle frequenti minacce di morte, intimidazioni, attentati che hanno interessato diversi amministratori locali in varie città e paesi di tutta la Germania, e con le bombe incendiarie e i saccheggi in diversi ostelli organizzati soprattutto dalla Caritas. Sia nei commenti dei politici sia nella stampa vengono evidenziate le spinte anti-islamiche, antisemite e xenofobe che nascono dagli slogan violenti di Pegida. Il cardinale Reiner Woelki, arcivescovo di Colonia, ha condannato subito l’attentato alla signora Reker: “L’attacco incredibile” a Reker “mi sgomenta profondamente. Io le auguro una pronta guarigione” e “la affido alla preghiera: è scioccante che abbiano voluto oscurare con questo atto insensato di violenza, la campagna elettorale”. Ma anche il ministro degli interni del Nord Reno Westfalia, Ralf Jäger, ha confermato che l’attentato parrebbe rientrare “in un atto politicamente motivato”.
Si moltiplicano le intimidazioni. Queste analisi sono rappresentative anche dei simulacri appesi alla forca della cancelliera Angela Merkel e del vice-cancelliere Sigmar Gabriel, con conseguenti minacce via internet al procuratore che ha avviato le indagini. Sono ormai 500 le denunce presentate da esponenti politici, volontari, medici, religiosi per aggressioni, danneggiamenti e veri attentati a persone e cose. Il sindaco indipendente di Tröglitz, Markus Nierth, nella Sassonia-Anhalt, si dimise a marzo dopo una violenta manifestazione contro la realizzazione di case alloggio per profughi, svoltasi davanti a casa sua. Il sindaco di Magdeburg, ha ricevuto numerose minacce di morte per la sua azione in favore dell’accoglienza. Il presidente del distretto di Kassel, Walter Lübcke, è stato minacciato in vari modi per essersi rifiutato di rivelare informazioni sugli alloggi di sicurezza per i profughi. Queste alcune delle più rilevanti situazioni prima del tentato omicidio di Reker.
Il diritto d’asilo non si discute. Andreas Kaiser, sul “Tag des Herrn”, settimanale cattolico dell’arcidiocesi di Berlino e delle diocesi di Dresda-Meißen, Erfurt, Görlitz e Magdeburgo, ha sottolineato che “il diritto di asilo, non può e non deve essere oggetto di discussione. Sull’argomento la Chiesa tedesca è estremamente chiara”. Emerge, però, secondo Kaiser, il problema della differenza di approccio tra emigrati economici e profughi, rifugiati da zone di guerra. L’arcivescovo di Berlino, mons. Heiner Koch, emerito di Dresda, dal Sinodo di Roma ha ribadito, alla luce dei fatti di Dresda e Colonia che “il tono aggressivo e l’odio espresso dai manifestanti di Pegida nei loro striscioni e nei loro canti deve fare riflettere”. Ma Koch si interroga su come confrontarsi con la grande massa di immigrati: “Capisco che occorra una discussione sul tema controverso di come affrontare il gran numero di rifugiati. Nessuno di noi deve pensare che l’integrazione sarà facile. Ma le paure e le preoccupazioni rendono la situazione molto seria”.