UNA VOCE DAL SINODO

Famiglia, via della Chiesa

Il cardinale Kasper: “Ci sono vescovi più aperti e vescovi più conservatori, per questo il dibattito è necessario”. La questione dei divorziati-risposati

“La Chiesa deve essere costante riferimento della famiglia, anche quando attraversa delle difficoltà e le famiglie devono sapere che hanno nel Papa un promotore molto importante”. Parola del card. Walter Kasper, tedesco, teologo e presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che il 18 ottobre, nella domenica dedicata alla Giornata missionaria mondiale, ha presieduto la Messa nella parrocchia romana della Trasfigurazione. Emanuela Vinai lo ha intervistato.

Eminenza, in che modo la famiglia è missionaria?
“Attraverso la testimonianza della gioia, della bellezza di essere famiglia. Già Giovanni Paolo II disse che la famiglia è via della Chiesa: non solo oggetto della pastorale della Chiesa, ma soggetto. Il Sinodo ci ripete che la famiglia ha vocazione missionaria, perché solo con la famiglia la Chiesa è presente nella quotidianità. Pensiamo al fondamento della fede nella famiglia: la famiglia è Chiesa domestica e la fede è un collante basilare. E, infine, consideriamo la parrocchia come la famiglia delle famiglie, un punto d’incontro, di aiuto, di unione”.

Cosa è necessario per promuovere questa realtà?
“Servono politiche attive nei confronti della famiglia! Ci sono spesso interventi a favore degli imprenditori, ma ci si dimentica che molte famiglie attraversano difficoltà sociali e finanziarie. Non c’è solo l’economia, ci sono anche le persone: quando si aiuteranno anche loro?”.

Il Sinodo è nel pieno svolgimento e il dibattito al suo interno appare vivace.
“Ricordiamoci che il Sinodo è mondiale e vi si confrontano culture e realtà diverse, espressione di tanti Paesi: non è facile portare a sintesi questa grande varietà e ricchezza di contributi. Ci sono vescovi più aperti e vescovi più conservatori, per questo il dibattito è necessario: è l’unico modo in cui si possono chiarire tutti i problemi. Ci sono tante attese, le discussioni non sono sempre semplici e vengono a contatto modi di pensare differenti tra loro. In questo il Papa dev’essere il centro di riferimento per tutti e sappiamo che c’è grande fraternità tra i Padri sinodali. Ma il Sinodo affronta il tema della famiglia come cellula fondamentale della società e il concetto cristiano di famiglia è fondato su donna, uomo e bambini”.

Tra i molti argomenti in discussione c’è la possibilità per i divorziati risposati di accedere alla Comunione.
“Spero in un’apertura, in una maggioranza in favore della comunione ai divorziati, con un processo d’integrazione nelle parrocchie e nella vita della Chiesa. Vediamo molte famiglie in posizioni irregolari, ma anche loro sono figli di Dio. Anche loro hanno bisogno del Pane della Vita, perché l’Eucaristia non è per gli ‘ottimi’ ma per i peccatori, e tutti siamo peccatori: lo diciamo ogni volta nella consacrazione. È probabile che per un documento finale serva un po’ più di tempo, ma spero che il Papa dica già qualcosa alla fine dei lavori, dopo aver ricevuto tutte le relazioni”.

A leggere i giornali e seguendo gli interventi in Rete, è netta la percezione dell’alto interesse per il Sinodo e dell’attenzione fiduciosa cui vi si guarda.
“In queste settimane molte famiglie, molte persone, hanno pregato per il Sinodo e questo non può rimanere senza effetto. Penso anche alla grande veglia del 3 ottobre in piazza San Pietro. Il Papa in quella occasione ha detto che la famiglia è una piccola luce e ricordiamoci che tante luci insieme possono illuminare le tenebre e le ombre”.

Un augurio per questi ultimi giorni di lavori?
“Auguriamo che lo Spirito Santo illumini i Padri sinodali e li unisca al Papa. Auguriamo che la grande maggioranza dei presenti sia accanto al Papa nella risoluzione dei problemi. Non c’è solo la dottrina astratta, ma anche la vita concreta con cui confrontarsi: il centro del Vangelo è la misericordia e la Chiesa deve essere testimone della misericordia”.