Chiesa

Sinodo: reazioni sui giornali di tutto il mondo

All’indomani della pubblicazione della Relazione finale, i media ne danno una lettura attraverso le parole contenute (o mancanti) nel documento votato dai padri sinodali sabato 24 ottobre e attraverso l’omelia di Papa Francesco nella Messa conclusiva celebrata ieri. Una rassegna di alcune testate nazionali cattoliche e non

“Un Sinodo sulla famiglia che non chiude nessuna porta” ha scritto La Croix offrendo un’analisi puntuale della Relazione finale, descritta da Céline Hoyeau e Sébastien Maillard come “equilibrata”, “prudentemente aperta”. Su Le Figaro, Jean-Marie Guénois chiude la partita del Sinodo assegnando una “vittoria importante” al “Papa riformatore”, avendo Francesco ottenuto “la possibilità di aprire, caso per caso, la comunione ai divorziati risposati”. Lo slogan della “vittoria” di Papa Francesco è anche nell’interpretazione dell’agenzia Reuters, arrivata fino al Times of India, dove Philip Pullella rilegge il Sinodo e il documento dalla prospettiva del confronto tra “conservatori” e “progressisti”, sotto gli occhi di Papa Francesco, “arbitro”, che avrebbe riportato una “vittoria qualificata”. Per Cécile Chambraud, su Le Monde “i vescovi non aprono la porta agli omosessuali” a causa della “radicale opposizione di gran parte dell’episcopato africano a qualsiasi apertura verso i gay”, mentre “i laici potrebbero vedere rivalutato il loro ruolo nella Chiesa cattolica”.

Compromesso su questioni divisive. Per la testata cattolica inglese The Tablet, che ospita una ricca rassegna sulla conclusione del Sinodo, il documento finale è “rimarchevole per il suo calore e il suo tono pastorale, la sua enfasi sul sostenere le famiglie in difficoltà” scrive Elena Curti, sebbene il Sinodo si sia concluso “senza nessun consenso sul tema della comunione ai divorziati risposati e con il rifiuto di ogni cambiamento nell’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità”. Sul sito della BBC, Caroline Wyatt racconta invece di un Sinodo “spesso conflittuale”, in cui però i vescovi hanno “raggiunto un compromesso su questioni divisive”. Anche per Laurie Goodstein ed Elisabetta Povoledo sul New York Times il Sinodo “ha messo in luce le profonde divisioni” dei vescovi cattolici, ma è anche stato l’incontro “meno predeterminato e più seguito dal Concilio Vaticano II” e ha “prodotto un documento di consenso” che “rafforza la dottrina della Chiesa”, dando al Papa “sostegno sufficiente per avanzare nella sua visione di una Chiesa più misericordiosa”. “I vescovi cattolici concludono un incontro ‘speziato’ con il compromesso” è il titolo del pezzo con cui Daniel Burke sul sito della CNN offre una carrellata di echi e opinioni di padri sinodali e vaticanisti alla chiusura del Sinodo.

Creatività pastorale e nuovo linguaggio. Secondo Jack Waterford sul Sidney Morning Herald il cambiamento che Papa Francesco “ha incoraggiato” ha “implicazioni” che “vanno oltre la Chiesa stessa”. Oltre che un Chiesa più “amorevole, pastorale e che perdona”, Papa Francesco desidererebbe “una vasta decentralizzazione del potere”, “a servizio dell’unità” e per favorire il dialogo tra le diverse dimensioni della Chiesa. Ed è l’argentina La Nacion che, concluso il Sinodo, intervista l’arcivescovo australiano di Brisbane Mark Coleridge che non condivide “la visione apocalittica della realtà di alcuni che erano in aula” e ritiene necessaria “creatività pastorale e un nuovo linguaggio”. Nella sintesi del documento finale su La Nacion, Elisabetta Piqué parla di delusione in “chi aveva aspettative di riforme drastiche”, nonostante la “significativa apertura” ai divorziati risposati.

Ortodossia assoluta. “Il Sinodo della famiglia si chiude senza soddisfare le aspettative del Papa” titola lo spagnolo El Pais. Secondo Pablo Ordaz, la Relazione è “ortodossia assoluta”, “sembra un rimaneggiamento del catechismo e delle teorie che Giovanni Paolo II difendeva”, mentre il discorso conclusivo del Papa va “interpretato solo come un emendamento al tutto e, forse, un avvertimento”. Anche secondo il polacco Wyborzka, i padri sinodali non hanno voluto “né l’abrogazione del divieto di comunione per divorziati risposati” ma nemmeno che “non ci sia nessun cambiamento nella pratica della Chiesa”, lasciando al Papa lo spazio per “reinterpretare le regole attuali”.

Libertà di coscienza. “Vago, ma aperto e non didascalico”, titola il Frankfurter Allgemeine la sua dettagliata analisi della Relazione sottolineando tre aspetti: “Evita suggerimenti dogmatici; non usa il linguaggio ‘dall’alto in basso’ e ricorda che la Chiesa del Vaticano II non deve perdere di vista la libertà di coscienza”.