ECUMENISMO

Bartolomeo a Francesco: sono sicuro, ho un fratello a Roma

A Loppiano per ricevere il dottorato honoris causa dall’Istituto universitario Sophia, il Patriarca di Costantinopoli è stato raggiunto dal messaggio di Francesco. Il Papa sottolinea che questo riconoscimento “contribuisce favorevolmente al cammino comune delle nostre chiese verso la piena e visibile unità, alla quale tendiamo con dedizione e perseveranza”. La condanna severa della guerra in Siria

Loppiano, 26 ottobre: il Patriarca Bartolomeo riceve il dottorato honoris causa dall'Istituto universitario Sophia Foto SIF

Prosegue, anzi si rafforza la sintonia tra Papa Francesco e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Un rapporto “fraterno” che si approfondisce sotto il segno della determinazione delle due Chiese a lavorare per la piena e visibile comunione. Bartolomeo è a Loppiano, nella cittadella del Movimento dei Focolari, per ricevere nell’anno del 50° della sua fondazione il dottorato honoris causa dall’Istituto universitario Sophia. Ad accoglierlo, oltre alle delegazioni delle Chiese ortodosse e cattolica e alle autorità politiche, c’è un messaggio autografo di Papa Francesco. “Rivolgo – scrive il Papa – un ricordo particolare all’amato fratello Bartolomeo, al quale rinnovo sentimenti di viva stima e di sentito apprezzamento, rallegrandomi per la presente iniziativa”. Oltre a costituire “un doveroso riconoscimento per il suo impegno nella promozione della cultura dell’unità”, il conferimento del dottorato al Patriarca Bartolomeo – scrive Francesco – “contribuisce favorevolmente al cammino comune delle nostre chiese verso la piena e visibile unità, alla quale tendiamo con dedizione e perseveranza”.

Santità, che impressione le ha fatto il messaggio del Papa?
“E’ normale e naturale che mi senta felice e commosso di avere il primo dottorato honoris causa che l’Istituto universitario Sophia ha voluto dare a me. Io sono il primo ma la mia gioia è il messaggio che Papa Francesco, mio fratello molto amato, ha voluto indirizzarmi che rende la mia felicità molto più grande e sentita.

Attraverso il suo messaggio il Papa ha voluto onorarmi ancora una volta di più. Ha voluto anche esprimere in questa occasione la sua determinazione a lavorare per l’unità delle nostre chiese sorelle.

Da nostra parte e cioè da parte del Patriarcato ecumenico, sono felice di poter assicurare Sua Santità e voi tutti che mi ascoltate della simile determinazione della nostra Chiesa di Costantinopoli di far progredire il dialogo ecumenico in genere ma in particolare tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica perché noi siamo Chiese sorelle, perché noi abbiamo tante cose in comune, perché siamo molto più vicini che con altre chiese e denominazioni cristiane e perciò dobbiamo avanzare. Questo era il messaggio che il Papa ci ha dato venendo a Costantinopoli l’anno scorso nella nostra festa patronale. Questo è il desiderio comune che abbiamo espresso a Gerusalemme nel maggio 2014 quando ci siano incontrati in Terra Santa per celebrare il 50° anniversario dell’incontro storico dei nostri predecessori. Già all’inizio del suo Pontificato, quando ho avuto la gioia di essere presente personalmente al suo insediamento e abbiamo avuto una mezza ora di incontro privato, abbiamo detto che dobbiamo lavorare e pregare intensamente per l’unità delle nostre chiese, per la ricomposizione dell’unità del corpo di Cristo che è la Chiesa. Questa sera, avendo la sua determinazione rinnovata con il suo messaggio, mi sento felicissimo e tornerò a Istanbul domani sera più forte, più sicuro di avere a Roma un fratello che desidera tanto lavorare con noi e pregare per far accelerare l’unità delle nostre Chiese”.

Ci stiamo avvicinando ai 50 anni del primo incontro tra il Patriarca Athenagoras e Chiara Lubich ad Istanbul. Era il 13 giugno 1967.
“Uno degli ideali del Movimento dei Focolari è l’unità della Chiesa. Chiara e i suoi collaboratori hanno lavorato molto. Chiara ha visitato 23 volte a Costantinopoli Athenagoras. Poi ha incontrato Dimitrios e poi me. Nel 2008, ho visitato Chiara nell’ospedale Gemelli pochi giorni prima della sua morte.

Sono sicuro che Chiara è con noi, senz’altro è con noi, con la sua presenza spirituale e la sua preghiera. Si rallegra con noi e prega per l’unità delle nostre Chiese.

Tra un mese riceverò a Costantinopoli i vescovi amici del Movimento a Halki, nella scuola di teologia che purtroppo rimane ancora chiusa e lì avremo l’occasione di ricordare tutti insieme Chiara, di pregare per il riposo della sua anima e per scambiare le nostre esperienze e la nostra volontà di lavorare per l’unità delle nostre Chiese. Noi come chiesa di Costantinopoli siamo felici, siamo pronti ad accoglierli e a ricambiare il bacio della pace tra Oriente e Occidente”.

Pace oggi minacciata in Medio Oriente. Quale appello vuole lanciare al mondo?
“Preghiamo ogni giorno. Dico che la soluzione di questo problema o piuttosto di questa tragedia è far terminare la guerra in Medio Oriente, in Siria. Se la guerra continua i profughi verranno ogni giorno di più verso l’Occidente. La tragedia continuerà.

I grandi poteri del mondo devono mettere fine a questa guerra fratricida che continua da cinque anni ed ha già provocato la morte di 340mila innocenti… 340mila.

In Turchia, come sapete, abbiamo 2 milioni di profughi dalla Siria. Il governo turco ha aperto le frontiere, ha accolto questi poveri uomini, famiglie, ragazzi siriani che hanno perso tutto. Ma non basta perché i profughi continuano a venire a causa della guerra. Bisogna terminare con la guerra”.