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Pechino concede alle famiglie di avere due figli

Via libera dal Comitato centrale del Partito Comunista, anche perché dei 20 milioni di neonati attesi nel 2014 ne sono nati soltanto 16,9 milioni. Il tasso di natalità della Cina è fermo a 1,18 figli per coppia. Le valutazioni di padre Bernando Cervellera, direttore di Asianews (“decisione di tipo economico”), e di padre Giancarlo Politi, missionario a Hong Kong per 23 anni (“la gente non si fida”)

Bambino cinese (Foto :Siciliani-Gennari/SIR)

La Cina abbandona la politica del figlio unico e concede alle famiglie la possibilità di avere due figli. La notizia ufficiale, ma se ne parlava da tempo, è stata data oggi dall’agenzia ufficiale “Xinhua” (Nuova Cina), citando un documento uscito dal quinto plenum del Comitato centrale del Partito Comunista, che si è concluso oggi a Pechino. Nel documento, una sorta di piano di sviluppo per i prossimi 5 anni, viene fatto riferimento alla necessità di “migliorare la strategia demografica dello sviluppo” e “fare passi attivi per contrastare l’invecchiamento della popolazione”. Dopo 36 anni in cui veniva imposto alle famiglie di avere un solo figlio, pena pesanti sanzioni e a volte violazioni di diritti (Asianews stima 400 milioni di aborti spesso imposti con la violenza dalle autorità ma è difficile avere cifre attendibili), già da un paio d’anni il governo cinese si è reso conto che questa politica ha generato una serie di squilibri demografici ed economici: con una popolazione di 1 miliardo e 357 milioni di persone (nel 2013) che invecchiano, a causa delle riduzione delle nascite il sistema pensionistico rischia di essere insostenibile. Di conseguenza è calata anche la forza lavoro, e sono più uomini che donne (dovendo optare per un figlio venivano sacrificate le femmine). Nonostante negli ultimi due anni il governo avesse ammorbidito la legge (consentendo ai gruppi etnici e ai contadini di avere due figli se il primo era una bambina) dei 20 milioni di neonati attesi da Pechino nel 2014 ne sono nati soltanto 16,9 milioni. Il tasso di natalità della Cina è quindi fermo a 1,18 figli per coppia, a fronte di una media mondiale di 2,5.

Costretti dall’economia. “È chiaro che la principale motivazione che sta dietro questa decisione è di tipo economico, più che di diritto delle persone a scegliere quanti figli avere”, commenta padre Bernando Cervellera, direttore di Asianews:

“Sono semplicemente costretti dall’economia.

È comunque un bene, almeno la gente potrà decidere”. “Entro il 2025 – osserva – ci saranno tantissimi anziani e poche persone che lavorano, questo porterà squilibri economici. Poi c’è la mancanza di manodopera. Tantissime ditte a Canton e Shangai non hanno più possibilità di avere nuovi operai. Questo sta portando numerosi problemi”. Non è ancora chiaro se questo documento si tradurrà in legge e se dovrà essere confermato dall’Assemblea del popolo di marzo. Sicuramente sarà accolta con favore dai cattolici cinesi, che “spesso hanno dovuto pagare multe per i figli in più o subìto torture”. Secondo padre Cervellera la vera domanda è: “Ma quanti cinesi si potranno permettere di avere più figli? Perché tanti vivono nelle città e lavorano tutto il giorno, non hanno tempo né soldi per educare i figli, perché costano molto. È probabile che molti resteranno con il figlio unico”. A suo parere, se si vorrà aumentare la popolazione “bisognerà rieducare la popolazione all’amore verso i figli e ad investire su di loro”.

Ci vorrà tempo. Vede maggiori problemi nell’applicazione pratica padre Giancarlo Politi, già direttore della rivista del Pime Mondo e missione, missionario a Hong Kong per 23 anni. “C’è il rischio che non si arrivi a niente – dice -. La limitazione delle nascite è talmente radicata che

la gente non si fida più di questi provvedimenti.

La gente è oramai preparata a gestire un solo figlio e poi bisogna vedere come si comporterà l’Agenzia per il figlio l’unico, che dovrebbe far rispettare la legge”. A suo avviso il partito è arrivato a questa decisione perché attaccato all’interno della Cina. “La legge ha generato squilibri e malcontento – spiega -. I casi in cui si sfugge all’osservanza della regola sono molti, ed è sempre stato un problema per i credenti. Ha provocato molta sofferenza in questi anni, perché i più coraggiosi non sottostanno e si organizzano pagando le spese. La gente vorrebbe essere libera di poter decidere quanti figli avere, invece di doversi presentare all’ufficio per il controllo delle nascite e chiedere la licenza”. Certo, ammette, “la Cina è vasta, si può sfuggire ai controlli andando a partorire lontano da casa, dove non si è conosciuti, per non pagare le sanzioni”. Padre Politi aspetta di vedere i fatti prima di gridare vittoria. “Prima devono spiegare come l’Agenzia per il figlio unico dovrà funzionare perché dopo tanti anni è complicato ristrutturare tutto”.