L'opinione del territorio

I giornali Fisc riflettono sul dopo Sinodo

I giornali aderenti alla Fisc, in uscita in questi giorni, dedicano ampi servizi al Sinodo sulla famiglia, concluso domenica scorsa in Vaticano. “La conclusione che dal Sinodo emerge – scrive un direttore – è questa: nulla cambia nella verità di sempre sul matrimonio, che è e resta unico e indissolubile, tra uomo e donna soltanto; allo stesso tempo cresce nella Chiesa la consapevolezza di essere madre di misericordia chiamata a comprendere le situazioni difficili dei suoi figli per sanarle con pazienza e amore”

“È il tempo della misericordia”. È quanto è emerso dal Sinodo dei vescovi sulla famiglia, sottolineano i giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, riprendendo le parole del Papa nella messa conclusiva dell’Assemblea. “La Chiesa che il Sinodo manifesta oggi – rilevano le testate Fisc – ha il volto della madre, che sorride con i figli buoni e obbedienti, piange con quelli sofferenti, richiama quelli erranti, ma non ha fretta di condannarli”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: situazione in Italia, la festa di Tutti i Santi, cronaca e vita delle diocesi.

Il dopo Sinodo. “Grati al Papa”. È il sentimento che accomuna le riflessioni del dopo Sinodo de vescovi sulla famiglia. In un’intervista alla Voce Alessandrina (Alessandria) il cardinale Giuseppe Versaldi spiega: “Il Sinodo si è svolto in un clima di vera spiritualità ecclesiale, ben lontano dalle pressioni e tentativi di manipolazione che provenivano dall’esterno. Il merito principale di tale atmosfera sono state le parole e la presenza continua di Papa Francesco, il quale ha subito precisato lo scopo e il metodo di questa sessione ordinaria del Sinodo: non si trattava di cambiare la dottrina della Chiesa ma di incarnarla in modo comprensibile e corrispondente alla situazione attuale di un mondo che è cambiato”. Dopo la conclusione del Sinodo “proseguiamo il cammino che il Signore desidera. Chiediamo a Lui uno sguardo guarito e salvato, che sa diffondere luce, perché ricorda lo splendore che lo ha illuminato. Uno sguardo sulla fragilità, infine, esige connaturalmente la scelta di parole fragili. Un proverbio africano recita che la ferita provocata da una parola non guarisce! Era, dunque, necessario, per quella realtà così preziosa e fragile che è la famiglia scegliere parole buone, parole di cura, che aiutano a cambiare la vita”, scrive su Millestrade (Albano) il vescovo, monsignor Marcello Semeraro. “La conclusione che dal Sinodo emerge è questa: nulla cambia nella verità di sempre sul matrimonio, che è e resta unico e indissolubile, tra uomo e donna soltanto; allo stesso tempo cresce nella Chiesa la consapevolezza di essere madre di misericordia chiamata a comprendere le situazioni difficili dei suoi figli per sanarle con pazienza e amore”, sostiene Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona). “Nessun cambiamento nella dottrina ma tanta misericordia, accompagnamento e cura per le persone, come è proprio della missione di sempre della Chiesa”, dichiara Logos e ragioni della verità (Matera-Irsina). “Il Sinodo del 2015 sulla famiglia, se per un verso si è concluso, d’altro canto continua perché ‘porterà molto frutto’ – ha detto Papa Francesco all’Angelus in piazza San Pietro domenica 25 ottobre. Lo sguardo del papa verso un frutto nel futuro, secondo me, esalta la dimensione e la carica profetica del camminare insieme incontro a quella verità tutta intera verso la quale lo Spirito Santo sospinge la Chiesa”, evidenzia Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche). Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona), osserva: “La Chiesa ha fatto un dibattito a 360 gradi sulla famiglia approfondendo tutti i vari aspetti che la riguardano. E la politica? Il sindacato? L’impresa? Le istituzioni? Una gravidanza, in un’azienda viene presa come una disgrazia e, purtroppo, spesso anche in una famiglia”. Il Popolo (Tortona) e l’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) rilancia un editoriale del direttore del Sir, Domenico Delle Foglie: “Proviamo a metterci nei panni di chi oggi si pone dinanzi alle conclusioni del Sinodo (un autentico tesoro antropologico ed ecclesiologico) e si chiede come e perché lo riguardi. Di sicuro, possiamo dire che i padri sinodali hanno accolto l’invito del Papa ad allargare lo sguardo sulla famiglia, a non ergersi a giudici, ad accogliere e accompagnare tutti nella misericordia”. Il Ticino (Pavia) fa notare: “Il Sinodo ha aperto una strada, ha offerto un metodo: adesso tocca alle singole Chiese, a ogni credente, nella comunione ecclesiale percorrere il cammino, nella gioia del Vangelo. Il Papa ci insegna a non demonizzare il mondo e neppure a indulgere alle sue logiche: si fonda sull’incarnazione che è il nucleo essenziale del cristianesimo. Il metodo è l’incontro di Dio con l’uomo concreto, che Cristo continua a illuminare: sapranno le singole Chiese avere il coraggio di intraprendere decisamente la via sinodale, che significa ‘camminare insieme’?”. Per Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), sono stati “venti giorni di dialogo, di confronto, di discussione, di contrasti, di autentica libertà. Un modello di chiesa totalmente in linea con gli insegnamenti e le raccomandazioni del concilio Vaticano II, che proprio in questi giorni celebra il cinquantesimo anniversario della sua chiusura. Il Papa venuto dalla fine del mondo è riuscito a cambiare il clima che si respira e con fermezza ha imposto un diverso ritmo di vita alla chiesa. Lode e ringraziamenti a lui, al suo coraggio, alla chiarezza delle sue idee. Che lo Spirito Santo lo assista con la sua luce e la sua forza perché possa portare a compimento tutto quello che giace nel suo animo di pastore, di maestro, di riformatore”. “La canonizzazione dei coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, nel corso del Sinodo sulla famiglia, concluso sabato scorso con la corposa relazione finale, è venuta a sottolineare la convinzione secondo cui anche il matrimonio è via di santificazione”, rileva Vittorio Croce, direttore della Gazzetta d’Asti (Asti). “La Relazione finale del Sinodo sulla Famiglia è molto lunga e corposa. Chi ha la pazienza di leggerla si rende conto che il Sinodo non si è occupato solo di comunione ai divorziati risposati. A leggere i giornali sembrava che i Padri avessero parlato solo di questo”, dice Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste).

Italia. Riflettori puntati anche su varie questioni italiane. Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), si occupa delle polemiche seguite alla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato nullo il registro del Comune di Roma per le nozze gay celebrate all’estero: è scattata “una sorta di caccia alle streghe. Chi è o chi sono i giudici che hanno emesso questa sentenza. Immediatamente si va a denunciare la loro appartenenza al mondo cattolico, denunciando le loro convinzioni come retrive. ‘Quel giudice è prevenuto’. Se fossero stati laici i giudici e avessero deciso il contrario ci sarebbe stata una caccia all’ideologia dei giudici laici? Si sarebbe criticata una sentenza perché dipendente dall’ideologia laica dei giudici? Si oserebbe scrivere: ‘Quel giudice è prevenuto’? Evidentemente no! Insomma, vi è un diritto di parola e di scelte superiore, speciale, per la cultura laica?”. Sulle entrate legate al gioco d’azzardo interviene Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema): “Un governo che fa soldi sulla pelle della gente non ci piace. Due infatti le gravi conseguenze: nella salute e nei portafogli. Nella salute per l’aumento delle cosiddette ludopatie, dipendenze da gioco che tengono inchiodati alle slot machine e rovinano psicologicamente un sacco di persone (oggi i giocatori patologici sono stimati in circa 700/800mila). Nel portafogli perché, alla fine, è una sorta di drenaggio nelle tasche dei più poveri, dei pensionati e delle persone fragili”. Per Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova), “quale che sia la realtà cui si approderà al termine delle votazioni sulla legge di stabilità c’è un punto che emerge con evidenza da questa vicenda. Ovvero le entrate da una attività discutibile e negativa dal punto di vista etico-sociale è stata, almeno inizialmente, trattata come se fosse una qualsiasi voce di bilancio, al pari delle tariffe autostradali o delle accise sui carburanti. Vogliamo pure, benevolmente, immaginare che si sia trattato di una leggerezza. Dovrebbe però essere chiaro che l’impressione sul piano etico non è molto gradevole né confortante: viene in mente quella ‘fantastica’ direttiva di qualche burocrate europeo che indicava l’inserimento di prostituzione e traffico di stupefacenti nel calcolo del Pil”. Sul fronte della legalità “come cattolici possiamo dare un contributo essenziale. È dunque fondamentale conservare l’atteggiamento dell’indignazione, essenziale per non cedere alla rassegnazione. Quindi riscoprire la legalità quotidiana (pagare il biglietto del tram, chiedere e fare lo scontrino al negozio, denunciare correttamente le tasse, pagare il parcheggio, chiedere la fattura all’elettricista o idraulico ecc. ecc.) e educarci in questo a un rigore morale permanente”, chiarisce Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza). “Dei privilegi di cui gode la casta dei politici si parla ogni giorno, ma per risollevare le sorti del Paese occorrerebbe prendere atto che esiste anche una casta dei dirigenti pubblici”, avverte l’Eco del Chisone (Pinerolo). “C’è un’Italia che non ha smarrito per strada la sua l’anima, è l’Italia del volontariato, per la quale parole come dono, servizio, solidarietà continuano ad avere un peso e un senso. Il primo rapporto del Csvnet-Ibm (Coordinamento nazionale dei Centri di servizio e volontariato) ha censito 44.182 associazioni impegnate soprattutto in assistenza sociale e sanità (minori e anziani)”, sottolinea Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro).

Festa di Tutti i Santi. Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), scrive: “Nella vigilia della festa di Ognissanti ci sembra opportuno richiamare alla nostra memoria quanti ci hanno vissuto accanto e sono sulla via degli altari o già ci sono arrivati. Innanzitutto Papa Giovanni Paolo II” e don Oreste Benzi. Dunque, “mentre impazzano le feste di Halloween, a noi piace citare coloro che ci hanno preceduto e ancora ci indicano la strada per il Paradiso. Coloro che in mezzo a noi hanno trovato il senso pieno alle domande più profonde di senso”. Per la Fedeltà (Fossano), “la festa di Ognissanti non si può esaurire per noi in questo sguardo malinconico al passato: la Liturgia ci invita a volgere lo sguardo avanti, alla speranza, al meglio che deve ancora venire”. Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino), evidenzia: “Nella visione cristiana della vita e della morte, il cristiano cammina verso una meta futura, e, nel suo camminare, determina il verso dove dell’escatologia. Il tempo di Dio è la misura del tempo dell’uomo. La promessa fatta all’inizio della storia della salvezza dà senso sia al correre del tempo presente che alla meta del tempo futuro”. Il Nuovo Diario Messaggero (Imola) afferma: “I giovani cercano santi secondo l’esperienza della Chiesa, cioè persone intere, libere. Se uno sta attento a ciò che scrivono sui social network si intravede una confusione di emozioni dove emerge anche la domanda di pienezza. Questi ragazzi sono liquidi, fragili, strani, confusi ma (grazie a Dio) hanno questa domanda di pienezza e sono alla ricerca di una vita bella, gioiosa e vera”. Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) osserva: “Ogni giorno passi accanto a dei santi, ma loro non se ne rendono assolutamente conto. Compiono i loro doveri quotidiani irradiando bontà con la stessa naturalezza con cui i fiori diffondono il loro profumo. Ci fa meraviglia come sanno amare e perdonare tutti coloro che incontrano e non trovano in questo nulla di strano, poiché è il risultato del loro modo di vedere gli altri. Portano dentro un solo grande desiderio, come una sete che screpola le labbra, essi desiderano il fuoco dell’Amore di Dio e la sua grazia, gli chiedono che sia compiuto del bene per mezzo loro, magari senza che loro stessi lo sappiano”. Vita Trentina (Trento) segnala: “L’aldilà, a prescindere dalle immagini simboliche con le quali si è sempre tentato di immaginarlo, ha il volto amico e accogliente del Cristo e quel riposare insieme che è il cimitero costituisce un’anteprima – per quanto povera e mesta – a un ridestarsi festoso, ma per vivere ancora insieme nell’eterno presente di Dio. La si prenda pure come battuta, se si vuole, ma è anche molto di più: beati noi fin che possiamo entrare e uscire dai cimiteri con più o meno frequenza. È come andare a scuola. Chissà che a forza di ripetizioni non impariamo finalmente a vivere!”.

Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca, sia locali sia internazionali. Il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli) pubblica un articolo del Sir sui profughi: “I numeri dei profughi che stanno arrivando in Europa attraverso la rotta balcanica sono enormi e destinati a crescere, avverte Caritas italiana, in un incontro sull’emergenza profughi e l’accoglienza in Italia svoltosi in questi giorni a Roma: dall’inizio del 2015 ne sono arrivati finora 700mila, di cui 550mila sbarcati in Grecia dalla vicina Turchia, perché i 3 chilometri di mare che li separano dalla salvezza sono meno pericolosi della traversata del Mediterraneo dalla Libia”. Si torna sul territorio locale con Nicola Sangiacomo, vice direttore della Settimana (Livorno): “La città ha bisogno di realizzazioni vere che la aiutino a uscire da una profonda crisi economica e sociale: ha bisogno di veder realizzate al più presto le opere previste dal piano regolatore portuale per rilanciare le attività portuali, il vero motore dell’economia cittadina; ha bisogno di rilanciare l’edilizia sbloccando la burocrazia che soffoca tante opere; ha bisogno di attirare nuove attività economiche che aumentino l’occupazione; ha bisogno di arrivare a una soluzione concreta per l’ospedale che preveda o la costruzione di una nuova struttura o la ristrutturazione tempestiva di quello esistente; ha bisogno di rilanciare l’immagine di una città che vede passare tanti turisti che non trovano motivi per rimanere anche solo una giornata a Livorno”. “Dal prossimo 1° dicembre non si nascerà più a Susa”, constata la Valsusa (Susa). Anche nel Vercellese “dopo la battuta d’arresto dello scorso trimestre i valori recuperano terreno, sia per quanto riguarda le aspettative relative all’occupazione sia per la produzione totale”.

Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Voce della Vallesina (Jesi) riflette sul Convegno di Firenze: “Uscire significa riprendere consapevolezza della natura stessa dell’essere Chiesa, operare una conversione pastorale che ci faccia uscire verso l’esterno mettendo in atto una prassi missionaria che ci faccia andare incontro a tutto il resto dell’umanità, in maniera accogliente, capaci di ascoltare e accompagnare”. Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), sottolinea: “Il rinnovamento del giornale diocesano – ormai da circa sei anni in Internet con il suo sito, e poi su Facebook e su Twitter – si concretizza ora, grazie alla disponibilità della diocesi, anche in una nuova sede, molto accogliente, dopo il rinnovo di tutte le attrezzature già realizzato nell’anno precedente. Si profila a breve anche il passaggio al ‘full color’ nell’edizione cartacea, come adeguamento ormai necessario alle moderne esigenze della comunicazione su stampa”. Dalle pagine di Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) l’amministratore diocesano, monsignor Ignazio de Gioia, si rivolge idealmente a monsignor Mimmo Amato, da poco scomparso: “Ora voglio dirti, fraternamente, accompagnaci dal cielo, insieme a don Luigi Martella e al servo di Dio don Tonino Bello perché tutti, clero e laici, possiamo sentirci uniti nella fede e nella carità in questo tempo di transizione, come segno di speranza, per consegnare nelle mani del nuovo vescovo una comunità diocesana serena e aperta su tutte le realtà del nostro tempo”. Vita Casalese (Casale Monferrato) ricorda la visita in città di padre Damiano Puccini, sacerdote italiano incardinato in Libano in una missione che si occupa di aiutare i più poveri e perseguitati, per portare “un messaggio di testimonianza da quei luoghi travagliati dal dramma della guerra e della persecuzione religiosa”.