Integrazione

In Calabria una squadra di calcio con ragazzi rom e italiani

L’idea è stata di Massimo Bevilacqua, un giovane di 38 anni di etnia rom: fondare l’associazione sportiva Asd Lamezia il cui gruppo dirigente è composto da 8 persone, di cui 6 di etnia rom. Non c’è nulla di meglio che giocare insieme per abbattere i muri della diffidenza. Una campagna di crowdfunding per aiutarli a iscriversi al campionato del Csi

I giovanissimi calciatori dell’Asd Rom Lamezia

Una campagna di crowdfunding per sostenere i giovanissimi calciatori dell’Asd Rom Lamezia e permettere loro di iscriversi al campionato organizzato dal Centro sportivo italiano. Prima del merito e dei dettagli che riguardano lo sport più amato dai bambini e il progetto messo su per sostenerli, quella che proviene da Lamezia Terme è anzitutto una bella storia d’integrazione. Una vicenda che la Comunità Progetto Sud, guidata da don Giacomo Panizza, ha voluto subito abbracciare.

Integrazione dal basso. Qui, però, l’integrazione non parte dalle Istituzioni, dall’alto, ma dai rom stessi. Una storia che proviene da un quartiere difficile, di nome “Ciampa”, una zona in cui convivono rom e gagge (così i rom chiamano i non rom), ma laddove “il rischio di devianze potrebbe aumentare quando i bambini non hanno luoghi e spazi in cui incontrarsi e crescere bene insieme”, come spiega Isabella Saraceni, di Progetto Sud, che sostiene l’iniziativa di crowdfunding. Un quartiere di case popolari che “è separato dal centro della città”. Come se fosse un mondo a parte, un ghetto. Quello che proviene dal centro geografico della Calabria è un tentativo virtuoso, attraverso lo sport, di distruggere muri per costruire solidarietà, con il coinvolgimento di chi vuole lasciarsi coinvolgere. L’idea è stata di Massimo Bevilacqua, un giovane di 38 anni di etnia rom, che per primo ha deciso di fare un vero e proprio scatto. Utile, per quel quartiere, utile per i bambini che ogni giorno vi scorrazzano, appresso a un pallone o con uno skateboard: ha messo su una squadra di calcio, l’Asd Lamezia. Oggi il gruppo dirigente dell’associazione è composto di 8 persone, di cui 6 di etnia rom. “Da giovane ero io a fare il calciatore, ma poi mi sono ritrovato a dover pensare alla mia famiglia e ho dovuto smettere”, spiega Bevilacqua. Adesso quel suo sogno rivive in tanti giovanissimi. Non è solo per farli giocare, ma anche per permettere loro di aprire porte nuove, creare luoghi di incontro. “Il mio obiettivo è toglierli dalla strada e metterli sulla strada giusta, che è quella della legalità e dell’integrazione”. Per questo il calcio è un veicolo straordinario. In gioco, in questo momento, c’è l’iscrizione al campionato giovanile. I fondi, però, scarseggiano, così l’Asd Lamezia ha pensato bene di ricorrere al crowdfunding come metodo per ottenere un aiuto. Servono 2mila euro entro il 9 dicembre per formalizzare l’iscrizione e acquistare quanto necessario per disputare la stagione (info www.risorgimentilab.it). La Comunità Progetto Sud, che sostiene l’iniziativa, plaude all’impegno di Bevilacqua: “Lo sport deve essere un’opportunità per tutti, ancor di più se gli interessati sono bambini che presentano difficoltà socio-economiche. In esso e con esso possono costruire comunità, fare cultura, crescere nella giustizia e nella legalità, ma soprattutto possono sognare!”.

Il linguaggio comune dello sport. Basta poco per integrarsi a vicenda, italiani e rom. Basta una palla che rotola, ma soprattutto il desiderio di costruire “una città senza muri. I giovani gagge e rom corresponsabili della città futura”. Così si chiama il progetto finanziato dalla Fondazione Con il Sud e gestito dalla Comunità Progetto Sud in collaborazione con le associazioni del territorio e che si è concluso nel 2013, ma di cui alcune attività “Progetto Sud ha continuato a sostenere, proprio come l’Asd rom Lamezia”, dice Saraceni. L’obiettivo, chiaro, quello di superare la logica del ghetto, della chiusura, per giocare tutti insieme, a cielo aperto. Perché, al di là di ogni provenienza, il gioco e il divertimento hanno tutti lo stesso volto: quello di bambini appresso a un pallone. “Nel quartiere giocano insieme giovanissimi italiani e di etnia rom dai 7 ai 15 anni”, spiega Saraceni: “L’obiettivo del ritrovarsi in un campetto è facilitare le attività d’inclusione sociale in un quartiere difficile, mettere insieme questione rom e ambiente di riferimento”. “Ricordo ancora quando giocavo io – aggiunge Bevilacqua -. I tifosi avversari, sapendomi di etnia rom, avevano un atteggiamento fortemente ostile verso di me. Quando ho iniziato l’esperienza dell’Asd Lamezia, avevo paura che anche i miei ragazzi fossero stigmatizzati come rom”. Il problema dell’integrazione, in realtà, in terra lametina resta forte, se non collaborano tutti perché i muri siano abbattuti. “Il progetto d’inclusione dei rom nella nostra città non si è mai realizzato e facciamo ancora tanta fatica. Resiste una forte divisione tra i cittadini rom e non rom”, continua Saraceni. Ma dal campetto di “Ciampa” una buona notizia c’è, e la dà ancora Bevilacqua: “Tra i miei pulcini e gli esordienti, ci sono lametini non rom e lametini rom che, felici, insieme, vogliono fare gol”. Oltre ogni muro.