Ue

Ogni ”no” alimenta la marea euroscettica

Dar voce ai cittadini nel rispetto dei Trattati. Nasce così il “Diritto di Iniziativa dei cittadini europei”, una delle innovazioni più lungimiranti inserite nei meccanismi Ue grazie al Trattato di Lisbona. Di cosa si tratta? È la possibilità offerta ai cittadini dell’Unione di proporre una iniziativa legislativa in ambiti di competenza Ue, a sostegno della quale occorrono almeno un milione di firme raccolte in almeno un quarto dei Paesi membri (attualmente sette). Spetterà poi alla Commissione europea, sentito il Comitato promotore dell’Iniziativa (che può essere invitato a un’audizione pubblica dal Parlamento Ue), rispondere entro tre mesi sulla ricevibilità della proposta. In caso negativo, l’Iniziativa finisce su un binario morto; in caso positivo parte la procedura legislativa ordinaria dell’Unione.
L’Iniziativa dei cittadini (European citizens’ initiative, Eci), in vigore dal 2012, è ora in fase di revisione, come stabilito dal suo regolamento attuativo, per verificare, dopo un triennio se, così come era stata pensata, funziona realmente oppure no. Anche perché in tre anni sono state presentate 51 Iniziative, ma nessuna di esse si è trasformata in iter legislativo. Lo ha denunciato ieri György Schöpflin, eurodeputato ungherese che è stato relatore di un recente pronunciamento del Parlamento europeo.
Nel momento in cui la Commissione sta preparando la sua relazione per la revisione del procedimento Eci, val la pena domandarsi come quei cittadini (ben oltre i 51 milioni necessari a sottoscrivere le 51 Iniziative) abbiano inteso la bocciatura della loro proposta. Tra queste ve n’erano alcune ritenute contrastanti con le normative comunitarie in vigore oppure concentrate su temi non di pertinenza Ue. Ma ve n’erano diverse altre interessanti sul piano politico e legislativo, che toccavano la vita quotidiana degli europei. Perché sono state tutte respinte al mittente? È il dubbio rimasto finora in sospeso dopo la bocciatura, nel maggio 2014, dell’Iniziativa denominata “One of us” (Uno di noi, sostenuta da 1,7 milioni di firme) volta alla tutela dell’embrione nelle politiche e nei finanziamenti Ue nei settori della legislazione, della ricerca e della cooperazione estera.
Schöpflin ha osservato: “Ho incontrato tante persone della società civile. Tutte affermano che l’Iniziativa così è inutile, in quanto la Commissione semplicemente non ne accetterà alcuna. I cittadini stanno dicendo che la Commissione non sta facendo un buon lavoro”, perché “è stata molto protocollare e poco politica”. Eppure “ci vuole parecchio tempo per ottenere un milione di firme: ogni volta che viene rifiutata un’Iniziativa, si creano un milione di euroscettici”. Nella revisione del regolamento di Eci bisogna ripartire esattamente da qui: dai cittadini.