Induisti
Il Dipavali o Diwali è una festa induista apprezzata anche dai non indù per l’atmosfera suggestiva che riesce a creare. Si celebra ufficialmente l’11 novembre e il suo nome significa “Fila di lucerne”. La luce è il simbolo del bene e della sua vittoria sulle forze del male simboleggiate dalle tenebre. Dalle sponde del fiume Po’ a Torino a quelle del Tevere a Roma, fino a Milano. Una settimana di celebrazioni scandite dalla musica, lo scambio di doni e l’accensione della Lampada. Sono 160mila gli induisti presenti nel nostro Paese, in maggioranza migranti provenienti dall’India
Una scia di luce attraversa in questi giorni il nostro Paese come segno della vittoria del bene sul male e quindi come una forza di speranza anche per l’Italia. Sono gli induisti ad accendere “la luce” nel nostro Paese in occasione della Festa del Dipavali, la più importante festività induista. Dalle sponde del fiume Po’ a Torino a quelle del Tevere a Roma, fino a Milano. Una settimana di celebrazioni scandite dalla musica, lo scambio di doni e l’accensione della Lampada. Sono 160mila gli induisti presenti nel nostro Paese, in maggioranza migranti provenienti dall’India. In base alla Legge d’Intesa siglata con lo Stato italiano il 31/12/2012, il Dipavali è diventata anche per legge festività religiosa ufficiale per gli induisti e sarà celebrata a livello nazionale in tutti i templi presenti sul nostro territorio, con particolare risonanza quest’anno, nelle città di Torino dove domenica 8 dicembre c’è stata l’accensione dei lumini sul fiume Po e domenica 14 novembre a Milano. A Roma, invece, la festa sarà onorata mercoledì 11 in Senato con un incontro promosso dall’Unione induista italiana, sul tema dell’ambiente e sul ruolo che religioni e politica hanno di fronte alle problematiche ambientali.
L’Induismo è composto di tantissime tradizioni e ogni tradizione ha le sue feste specifiche ma la festa del Dipavali le attraversa tutte. È un po’ come il “nostro” Natale: ci si scambia i doni, si festeggia in famiglia, si celebra con musiche e dolci speciali. “È la festa della luce – spiega Svamini Hamsananda Ghiri, Vice-presidente Unione induista italiana – e celebra la vittoria della verità e del bene sul male che è oscurità e ignoranza. Basta una piccola luce per sconfiggere anche le più grandi tenebre. È quindi un segno di speranza per il mondo”. Con la sigla dell’intesa (all’Unione induista italiana può essere devoluto l’8xmille) il Dipavali sarà celebrato quest’anno per la seconda volta in Senato, segno di un processo di integrazione ben avviato e di una popolazione induista che fa parte ormai del nostro patrimonio sociale, culturale e religioso. La scorsa settimana il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato agli induisti di tutto il mondo una messaggio di augurio. Alla Conferenza episcopale italiana, nella primavera del 2014, è stato istituito un tavolo di lavoro per stabilire un dialogo cristiano-indù, conoscersi e individuare progetti comuni su cui lavorare insieme. Molto sentito è il tema dell’ambiente: si sta infatti lavorando ad un appello comune firmato anche da altri rappresentanti religiosi da inviare ai capi di Stato e di governo per la Conferenza internazionale sul clima di Parigi.
“L’induismo in Italia non è conosciuto per niente e quelle poche cose che si ritiene di conoscere, sono assolutamente errate”
Svamini Hamsananda Ghiri è categorica nella osservazione. Ed aggiunge: “si pensa per esempio che sia una religione politeista ma non lo è assolutamente”. Il lavoro quindi che si vuole fare con la Conferenza episcopale italiana è proprio quello di lavorare sulla educazione corretta perché “se io ho in classe un bambino sikh, un bambino del Punjab o un bambino induista e do informazioni scorrette, non creo un clima di pace. Rischio addirittura di favorire un terreno di conflitto e pregiudizio”. Con questa finalità dopo l’intesa, l’Unione promuove corsi accreditati con il Miur per insegnanti, educatori, mediatori culturali, operatori per la pace. “È importante superare gli stereotipi perché se ad un bambino gli si spiega perché il suo compagno sikh porta il turbante e gli si dice che questa presenza è un segno di ricchezza e un dono per la classe, allora si favorisce un processo di autostima nel bimbo figlio di immigrati ed un clima in classe favorevole alla diversità”.
“È un po’ quello che sta chiedendo di fare papa Francesco – dice la rappresentante dell’Unione induista – favorire un clima di amicizia e conoscenza reciproca, per sentirsi fratelli e non più estranei”. Svamini Hamsananda Ghiri lancia agli italiani l’invito ad unirsi alle festività del Dipavali.
“Il bello di un paese multiculturale e multireligioso è proprio quello di poter stare insieme soprattutto nei momenti di festa”
“È il segno di una integrazione possibile e già in atto. La gente viene, partecipa, mette il lumino nell’acqua. C’è una frase sanscrita, tratta dai Veda (le sacre Scritture induiste) che dice ‘Vasudeva Kutumbakam’. Significa che l’umanità intera è un’unica grande famiglia”.