La visita
Papa Francesco ha visitato ieri la Comunità Luterana di Roma in via Sicilia. Un’intervista al pastore Jens-Martin Kruse: “Abbiamo trascorso un’ora in cui abbiamo capito che siamo già oggi uniti come cristiani. Sapevamo che eravamo vicini, che abbiamo tante cose in comune. Ma con papa Francesco è una amicizia di cuore”
I volti radiosi e pieni di gioia di tutti coloro che gremivano la chiesa di via Sicilia a Roma della Comunità Luterana hanno espresso più e meglio di ogni parola il sentimento dei luterani per la visita del Pontefice. L’incontro si è svolto in un clima fraterno, come parte del lungo cammino verso l’unità dei Cristiani di cui il dialogo e la preghiera sono due dimensioni essenziali. Particolarmente emozionante è stato il pensiero rivolto alle vittime degli attentati di Parigi con l’invocazione al Signore affinché ne accolga le anime nel suo Regno e dia forza ai loro familiari. Il Pastore Jens-Martin Kruse non riesce a contenere l’emozione.
“È stato un incontro caloroso, pieno di gioia, amicizia, fraternità. Ieri pomeriggio è successo un miracolo. Mancano le parole per spiegarlo”.
Ci provi a spiegare perché un miracolo?
“Abbiamo trascorso un’ora in cui abbiamo capito tutti nella nostra chiesa che siamo veramente già oggi uniti come cristiani. Sapevamo che eravamo vicini, che abbiamo tante cose in comune. Ma con papa Francesco è una amicizia di cuore. Abbiamo sentito di essere uniti come cristiani”.
Il Papa ieri rispondendo alla domanda di una signora ha detto una cosa molto importante: siamo già uniti nel battesimo. C’è questo anelito a vivere l’unità già ora anche nella chiesa luterana?
“Si, c’è lo stesso desiderio e la stessa fede. Questa è una parola dell’apostolo Paolo: ‘un battesimo, una fede, un Signore’. Si trova nella lettera agli Efesini. E questa è una parola fondamentale per l’ecumenismo. E papa Francesco ieri ha detto: camminiamo insieme su questo fondamento. Un battesimo, una fede, un Signore”.
Il mondo teologico frena l’anelito dei cristiani verso l’unità. Ci sono nodi che impediscono la piena comunione.
“Ci sono i nodi e ci sono i problemi. Noi come cristiani di una parrocchia viviamo ogni giorno questo ecumenismo. Ieri lo abbiamo vissuto con il Papa. E questa vita è un grande contributo anche al lavoro dei teologi. I teologi devono fare il loro compito ma noi come cristiani, come fedeli, dobbiamo camminare avanti, insieme. E questo già lo facciamo, anche a Roma con gli amici della Chiesa cattolica romana, con gli anglicani, i metodisti, i valdesi, gli ortodossi. Lo facciamo e siamo sulla strada giusta, secondo me”.
Di fronte alle grandi oscurità che avvolgono proprio in queste ore il mondo, i problemi ecumenici tra i cristiani sembrano quasi ridicoli. Voi non provate disagio per questa disunità?
“Sì, e proprio per questa situazione triste, complicata e difficile del mondo, l’amicizia, la vicinanza e la fraternità che si sono viste ieri tra i cristiani sono un segno importante. Un segno di unità in questa situazione così difficile. Siamo vicini, camminiamo insieme. Dobbiamo fare un passo avanti perché di fronte a problemi così grandi, non possiamo fermarci ai nodi che ci dividono”.
Ci può raccontare la visita del Papa nel dietro le quinte?
“Siamo entrati nella nostra sacrestia. Mia moglie ha preparato caffè, dolci, frutta, qualcosa da bere e il Papa ha preso una torta tedesca al limone. Abbiamo parlato un po’ e lui ha raccontato delle sue esperienze ecumeniche e ha ripetuto più volte che lui vuole camminare insieme con noi in questo momento. C’era un’atmosfera molto familiare. Veramente come fratelli che si riuniscono. E’ stato anche un bell’incontro di amicizia con i vescovi e i cardinali presenti. E’ così che funziona l’ecumenismo”.
C’erano anche i suoi figli in sacrestia?
“Sì, anche i nostri tre figli erano presenti. Ed è stato mio figlio Julius a fare al Papa la prima domanda. Lui era molto contento non solo di fare una domanda al Papa ma è rimasto molto contento anche della risposta. Stamattina, prima che andassero a scuola, abbiamo rivisto le immagini su you tube dell’incontro. E’ impressionante come al papa piaccia fare il lavoro del parroco. Non abbiamo mai sentito che il papa fa il lavoro come un pastore. Anche con questa affermazione, il papa apre una nuova pagina: un vescovo a Roma che si sente e vuole fare il lavoro come un pastore che si occupa del suo gregge, di una comunità”.
Come si riparte da oggi?
“Con papa Francesco, non è mai come prima. Lui ha aperto una porta e adesso abbiamo il compito di capire che cosa è successo e di camminare con lui in avanti, con coraggio. Per noi come piccola comunità luterana qui a Roma è cambiato tanto. Noi siamo pieni di gioia e di gratitudine”.