Il quotidiano "La Croix"

Non dobbiamo smettere di vivere, agire, impegnarci, gioire e amare

Pubblichiamo il testo integrale della nota del direttore de “La Croix” apparso sull’edizione odierna del quotidiano cattolico francese nel quale si illustra “la forma della nostra resistenza alla barbarie dei terroristi islamici”

Pubblichiamo il testo integrale della nota del direttore de “La Croix” apparso sull’edizione odierna del quotidiano cattolico francese

 

Da venerdì, la minaccia terroristica in Francia ha completamente cambiato dimensione. Quello che gli esperti annunciavano da lungo tempo si è verificato. Gli assassini hanno dato prova della loro capacità di colpire ovunque e chiunque. Qualcosa che rientrava nell’ordine delle ipotesi è diventata una terribile realtà che potrebbe, domani o dopodomani, ripetersi.

Dobbiamo quindi imparare a convivere con questa minaccia. La parola importante qui non è “minaccia” ma “vivere”.

Non dobbiamo smettere di vivere. Non dobbiamo smettere di agire, di impegnarci, di gioire, di amare. Questa sarà la forma della nostra resistenza alla barbarie dei terroristi islamici.

In questa resistenza, i cittadini non devono essere lasciati soli. In virtù dell’alto sentimento dell’impegno politico, è importante che tutti gli eletti mettano da parte i loro piccoli calcoli a breve termine. Di fronte a un avversario che vuole distruggere la nostra capacità di vivere insieme nella diversità, la sfida principale è quella dell’unità nazionale. Questo desiderio di unità prevale ampiamente nella popolazione. Gli uomini e donne politici che si assumessero la responsabilità, in queste circostanze, di attaccare tale desiderio di unità, ne ricaverebbero una responsabilità molto pesante nei confronti della storia.

Tale questione investe anche l’intero continente europeo. La compassione che da venerdì scorso i nostri vicini ci hanno espresso, ci tocca profondamente. Ma occorre anche agire. Da mesi, la strategia dell’ognuno per sé impedisce qualsiasi reale progresso nella crisi dei rifugiati. La Francia è stata lasciata sola nel suo impegno militare contro il jihadismo nel Sahel e nel Medio Oriente. Succederà lo stesso di fronte alla crescita della minaccia terroristica, ognuno sperando che il colpo cada sul vicino? È ora che l’Unione europea affermi la sua solidarietà in termini di prevenzione degli attentati. Un bel gesto simbolico sarebbe che la Francia beneficiasse di rinforzi provenienti dai suoi partner per garantire la sicurezza della Cop21 che si apre fra poche settimane a Parigi.

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Depuis vendredi, la menace terroriste en France a complètement changé de dimension. Ce que les spécialistes nous annonçaient depuis longtemps s’est produit. Les tueurs ont fait la preuve de leur capacité à frapper n’importe où et n’importe qui. Quelque chose qui était de l’ordre de l’hypothétique est devenu une réalité atroce qui peut, demain ou après-demain, se reproduire. Il faut donc apprendre à vivre avec cette menace. Le mot important ici n’est pas « menace » mais « vivre ». Nous ne devons pas nous arrêter de vivre. Nous ne devons pas cesser d’agir, d’entreprendre, de nous réjouir, d’aimer. Telle sera la forme de notre résistance à la barbarie des terroristes islamistes.

Dans cette résistance, les citoyens ne doivent pas être laissés seuls. Noblesse de l’engagement politique oblige, il importe que tous les élus laissent de côté les petits calculs de court terme. Face à un adversaire qui veut détruire notre capacité à vivre ensemble dans la diversité, le principal défi à relever est celui de l’unité nationale. Ce désir d’unité prévaut très largement dans la population. Les hommes ou femmes politiques qui prendraient la responsabilité en ces circonstances d’y porter atteinte auraient une lourde responsabilité au regard de l’histoire.

Cette question se pose aussi à l’échelle du continent européen. La compassion que nos voisins expriment depuis vendredi nous touche profondément. Mais il faut aussi des actes. Depuis des mois, le chacun pour soi empêche toute avancée réelle dans la crise des réfugiés. La France est laissée seule dans son engagement militaire contre le djihadisme au Sahel et au Proche-Orient. Va-t-il en être de même face à la montée de la menace terroriste, chacun espérant que le coup tombera sur le voisin ? Il est temps que l’Union européenne affirme sa solidarité en termes de prévention des attentats. Un beau symbole serait que la France bénéficie de renforts de ses partenaires pour assurer la sécurité de la COP21 qui s’ouvre dans quelques semaines à Paris.