Affettività
“Nati per essere liberi” è l’ultimo libro dello psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi. L’obiettivo è proporre una modalità di educazione sessuale, non tanto gender free, quanto basata sulle evidenze scientifiche e sulla realtà dei fatti. La proposta formativa del Progetto Pioneer
Nel titolo dell’ultimo libro di Tonino Cantelmi è già contenuto un programma educativo che si affranca dalle ideologie di comodo o dalla formazione a basso contenuto di responsabilità. Per lo psichiatra e psicoterapeuta, che si è contraddistinto per essere stato il primo in Italia a occuparsi dell’impatto della tecnologia digitale sulla mente umana, i figli sono “Nati per essere liberi” (Paoline). L’obiettivo dell’autore è dichiarato: “Proporre una modalità di educazione sessuale, non tanto gender free, ma soprattutto basata sulle evidenze scientifiche e sulla realtà dei fatti”. Ed è proprio a partire dai dati di fatto che prende le mosse l’argomentazione scientifica: “Riteniamo che la ideologia del gender nel tentativo di combattere autentiche discriminazioni (tentativo del tutto condiviso da noi) nel suo sviluppo abbia generato la più macroscopica discriminazione della nostra epoca: non lasciare liberi i bimbi, obbligandoli a negare, a volte in modo grottesco, la differenza maschile-femminile, attribuendo ogni differenza a una costruzione sociale da abbattere”.
Polverizzare la dualità femminile/maschile. Il volume è articolato in tre sezioni. Si parte con
un’analisi dettagliata degli Standard per l’educazione sessuale in Europa rilasciati dall’Organizzazione mondiale della sanità che tanto stanno facendo discutere dentro e fuori le aule scolastiche.
Dopo aver esaminato l’approccio teorico e le conseguenze pratiche delle indicazioni proposte dal documento, Cantelmi si sofferma sugli obiettivi per fascia d’età mettendo in evidenza i punti critici. Prendiamo, ad esempio, la categoria compresa tra i 9 e i 12 anni: “Ci lasciano perplessi gli insegnamenti riguardanti i valori familiari: la prima esperienza sessuale, la masturbazione, la pornografia. Non riteniamo che nessun esperto, se non scelto direttamente dalle famiglie, abbia autorità e competenze per aiutare i ragazzi ad avere sia le conoscenze necessarie che, soprattutto, la capacità di compiere le proprie scelte all’interno del sistema valoriale della famiglia e della cultura di appartenenza”. Inoltre, pensando agli adolescenti dai 15 anni in poi, l’autore confessa di “rabbrividire leggendo che tra gli obiettivi si parla di genetica e di bambini su misura”. È dunque posta sotto accusa la decisione dell’Oms di divulgare informazioni e idee sulle quali il dibattito è ampio e animato, come se invece fossero argomenti già assodati la cui trasmissione può essere attuata in piena tranquillità, senza correre il rischio di insegnare a bambini e ragazzi tematiche che li possano mettere in pericolo. Quel che appare evidente dalla lettura del libro, è la
relazione tra gli Standard dell’Oms e il contesto politico-ideologico promosso dai teorici del gender,
che mirano a “polverizzare la dualità femminile/maschile in ogni ambito”.
Progetto Pioneer. Alla presentazione di un sistema teorico di riferimento per un differente approccio alla sessualità e all’educazione sessuale, Cantelmi fa seguire la descrizione del Progetto Pioneer. La proposta formativa nasce in Italia a partire dal 2014 come risposta alle richieste pervenute da parte del contesto civile e sociale in reazione alla pubblicazione degli Standard. Il nome è mutuato dalla placca di alluminio anodizzato e oro inserita nella sonda spedita 40 anni fa nello Spazio, che contiene le informazioni essenziali sulla posizione della Terra e le caratteristiche della nostra razza per eventuali incontri alieni. Lo scopo del Progetto – che si fonda sui valori dell’identità, dell’accoglienza e della differenza – è la promozione del benessere della persona a partire dall’identità sessuale e sessuata. Ma per raggiungere questo risultato, sottolinea Cantelmi, “è necessaria una condizione di partenza, cioè il coinvolgimento leale, rispettoso, aperto, dichiarato e consapevole di tutte le agenzie educative: famiglia, scuola e professionisti della formazione”. Tanto più chiare saranno le informazioni tra gli attori coinvolti, tanto più i risultati saranno significativi.